18 novembre 1976. Muore il fotografo Man Ray.

Vita e formazione
Man Ray nasce a Filadelfia il 27 agosto 1890 con il nome di Emmanuel Radnitzky, da una famiglia di origine russa.
Cresce a New York, dove sviluppa un precoce interesse per il disegno e per l’arte applicata.
Nel fermento culturale del Greenwich Village entra in contatto con l’avanguardia americana e si avvicina al Dadaismo, un movimento che ne segna per sempre lo spirito libero e ribelle.
La fotografia, inizialmente strumento di documentazione, diventa per lui un mezzo di invenzione.
Con la fotocamera, Man Ray non riproduce la realtà: la reinventa.
Opere e rivoluzioni artistiche
Nel 1921 si trasferisce a Parigi, centro pulsante delle avanguardie europee, dove stringe amicizia con artisti come Marcel Duchamp e André Breton.
Qui Man Ray trova il suo linguaggio: il surrealismo visivo.
Sperimenta tecniche come la solarizzazione e le celebri rayografie, immagini ottenute senza macchina fotografica, ponendo oggetti direttamente sulla carta fotosensibile.
Queste opere, sospese tra sogno e scienza, ribaltano i confini dell’arte fotografica e aprono nuovi orizzonti alla rappresentazione.
Parallelamente, si dedica alla pittura, al cinema e al design, fondendo linguaggi in un continuo gioco di libertà e provocazione.
Tra le sue opere più note spiccano Le Violon d’Ingres (1924), ritratto ironico e sensuale della modella Kiki de Montparnasse, e Noire et blanche (1926), icona dell’eleganza surrealista.
Gli ultimi anni e la morte
Dopo un periodo trascorso negli Stati Uniti durante la Seconda guerra mondiale, Man Ray torna a Parigi, città che considera la sua vera casa spirituale.
Continua a lavorare fino all’ultimo, fedele all’idea che l’arte non debba mai spiegare, ma evocare.
Muore a Parigi il 18 novembre 1976, a 86 anni.
È sepolto nel cimitero di Montparnasse, accanto alla moglie Juliet, sotto un epitaffio che sintetizza la sua filosofia di vita e di arte:
«Unconcerned, but not indifferent» — Distaccato, ma non indifferente.
Una frase che suona come il suo ultimo sorriso: ironico, libero, eterno.
Vita e formazione
Man Ray nasce a Filadelfia il 27 agosto 1890 con il nome di Emmanuel Radnitzky, da una famiglia di origine russa.
Cresce a New York, dove sviluppa un precoce interesse per il disegno e per l’arte applicata.
Nel fermento culturale del Greenwich Village entra in contatto con l’avanguardia americana e si avvicina al Dadaismo, un movimento che ne segna per sempre lo spirito libero e ribelle.
La fotografia, inizialmente strumento di documentazione, diventa per lui un mezzo di invenzione.
Con la fotocamera, Man Ray non riproduce la realtà: la reinventa.
Opere e rivoluzioni artistiche
Nel 1921 si trasferisce a Parigi, centro pulsante delle avanguardie europee, dove stringe amicizia con artisti come Marcel Duchamp e André Breton.
Qui Man Ray trova il suo linguaggio: il surrealismo visivo.
Sperimenta tecniche come la solarizzazione e le celebri rayografie, immagini ottenute senza macchina fotografica, ponendo oggetti direttamente sulla carta fotosensibile.
Queste opere, sospese tra sogno e scienza, ribaltano i confini dell’arte fotografica e aprono nuovi orizzonti alla rappresentazione.
Parallelamente, si dedica alla pittura, al cinema e al design, fondendo linguaggi in un continuo gioco di libertà e provocazione.
Tra le sue opere più note spiccano Le Violon d’Ingres (1924), ritratto ironico e sensuale della modella Kiki de Montparnasse, e Noire et blanche (1926), icona dell’eleganza surrealista.
Gli ultimi anni e la morte
Dopo un periodo trascorso negli Stati Uniti durante la Seconda guerra mondiale, Man Ray torna a Parigi, città che considera la sua vera casa spirituale.
Continua a lavorare fino all’ultimo, fedele all’idea che l’arte non debba mai spiegare, ma evocare.
Muore a Parigi il 18 novembre 1976, a 86 anni.
È sepolto nel cimitero di Montparnasse, accanto alla moglie Juliet, sotto un epitaffio che sintetizza la sua filosofia di vita e di arte:
«Unconcerned, but not indifferent» — Distaccato, ma non indifferente.
Una frase che suona come il suo ultimo sorriso: ironico, libero, eterno.


















































































