25 novembre 1985. Muore la scrittrice Elsa Morante.

Le radici di una scrittrice fuori dall’ordinario
Quando Elsa Morante viene al mondo a Roma nel 1912, cresce in un ambiente complesso che segna la sua sensibilità.
La città diventa presto il suo universo narrativo, il luogo da cui osserva fragilità, desideri e contraddizioni dell’animo umano.
Da giovanissima si avvicina alla scrittura con naturalezza, alimentando una vocazione che non la abbandona più.
Pubblica racconti, collabora con riviste e trova nella narrativa lunga il terreno in cui la sua immaginazione si muove con più forza.
Le prime opere e la ricerca di una voce
Il debutto nel romanzo arriva nel 1948 con “Menzogna e sortilegio”, e il libro le apre le porte della critica. La Morante costruisce personaggi mossi da passioni ingombranti, racconta famiglie che si spezzano, crea atmosfere che scivolano tra realtà e visione.
Nel 1957 segue “L’isola di Arturo”, romanzo che la consacra al grande pubblico e le vale il Premio Strega. Il suo stile rimane riconoscibile: denso, emotivo, quasi febbrile, lontano da ogni misura ordinaria.
Gli anni della maturità letteraria
Il confronto con la storia del Novecento diventa centrale nella sua opera successiva.
Nel 1974 pubblica “La storia”, un romanzo che segue le vicende della Seconda guerra mondiale attraverso il quotidiano di una donna e del suo bambino.
Il libro provoca dibattiti, entusiasmi, polemiche, ma segna definitivamente la sua presenza nella letteratura italiana del secolo.
Nel 1982 arriva “Aracoeli”, un’opera che guarda alla memoria, all’identità, alla perdita.
Gli ultimi anni e la morte
Negli ultimi anni, Elsa Morante vive tra isolamento e malesseri fisici, continuando però a difendere un’idea radicale di arte e di libertà.
Il 25 novembre 1985 muore a Roma, lasciando un vuoto profondo nel panorama letterario.
I funerali, celebrati in forma riservata, rispecchiano la sua indole schiva e la scelta di rimanere lontana dai clamori.

Le radici di una scrittrice fuori dall’ordinario
Quando Elsa Morante viene al mondo a Roma nel 1912, cresce in un ambiente complesso che segna la sua sensibilità.
La città diventa presto il suo universo narrativo, il luogo da cui osserva fragilità, desideri e contraddizioni dell’animo umano.
Da giovanissima si avvicina alla scrittura con naturalezza, alimentando una vocazione che non la abbandona più.
Pubblica racconti, collabora con riviste e trova nella narrativa lunga il terreno in cui la sua immaginazione si muove con più forza.
Le prime opere e la ricerca di una voce
Il debutto nel romanzo arriva nel 1948 con “Menzogna e sortilegio”, e il libro le apre le porte della critica. La Morante costruisce personaggi mossi da passioni ingombranti, racconta famiglie che si spezzano, crea atmosfere che scivolano tra realtà e visione.
Nel 1957 segue “L’isola di Arturo”, romanzo che la consacra al grande pubblico e le vale il Premio Strega. Il suo stile rimane riconoscibile: denso, emotivo, quasi febbrile, lontano da ogni misura ordinaria.
Gli anni della maturità letteraria
Il confronto con la storia del Novecento diventa centrale nella sua opera successiva.
Nel 1974 pubblica “La storia”, un romanzo che segue le vicende della Seconda guerra mondiale attraverso il quotidiano di una donna e del suo bambino.
Il libro provoca dibattiti, entusiasmi, polemiche, ma segna definitivamente la sua presenza nella letteratura italiana del secolo.
Nel 1982 arriva “Aracoeli”, un’opera che guarda alla memoria, all’identità, alla perdita.
Gli ultimi anni e la morte
Negli ultimi anni, Elsa Morante vive tra isolamento e malesseri fisici, continuando però a difendere un’idea radicale di arte e di libertà.
Il 25 novembre 1985 muore a Roma, lasciando un vuoto profondo nel panorama letterario.
I funerali, celebrati in forma riservata, rispecchiano la sua indole schiva e la scelta di rimanere lontana dai clamori.


















































































