30 novembre 1900. Muore Oscar Wilde.

Una vita che sfida convenzioni e aspettative
Oscar Wilde nasce a Dublino nel 1854 e cresce in un ambiente colto, che gli permette di assorbire con naturalezza stimoli artistici e letterari.
Studia al Trinity College e poi a Oxford, dove matura l’estetica che lo contraddistingue.
A Londra costruisce la sua figura pubblica: abiti eccentrici, conversazioni brillanti e una scrittura che mescola ironia, eleganza e spirito critico.
In questo periodo Oscar Wilde pubblica poesie, saggi e racconti che gli aprono le porte della notorietà.
Tra teatro, successo e scandalo
Gli anni Novanta dell’Ottocento segnano l’apice della sua produzione teatrale.
Commedie come “L’importanza di chiamarsi Ernesto” rivelano una leggerezza apparente che nasconde una lucidissima osservazione dei costumi sociali.
Al contempo, il romanzo “Il ritratto di Dorian Gray” alimenta discussioni e perplessità, ma conferma la forza visionaria del suo autore.
La sua relazione con Lord Alfred Douglas attira l’attenzione pubblica e finisce per travolgerlo.
Il processo per “gross indecency” si conclude con la condanna ai lavori forzati.
La prigionia cambia il suo sguardo sul mondo e genera opere di profonda introspezione come “De Profundis”, testimonianza di un artista che si interroga sul dolore e sulla colpa.
L’esilio e gli ultimi anni
Dopo il rilascio, Oscar Wilde lascia la Gran Bretagna e si stabilisce in Francia, dove vive con mezzi limitati e un nome diverso: Sebastian Melmoth.
La sua salute si indebolisce progressivamente, segnata dalle conseguenze della detenzione e da difficoltà economiche costanti.
Continua comunque a scrivere e a cercare relazioni umane che lo tengano ancorato alla sua identità creativa.
La morte e il commiato
Oscar Wilde muore a Parigi il 30 novembre 1900, nella stanza modesta dell’Hôtel d’Alsace.
Ai funerali partecipano pochi amici fidati, tra cui Robbie Ross, che ne custodisce la memoria negli anni a venire.
Le sue spoglie riposano oggi al cimitero di Père-Lachaise, dove il monumento funebre di Jacob Epstein diventa luogo di pellegrinaggio per chi riconosce in Wilde un artista che, anche nella fragilità, continua a parlare con limpida ironia e libertà.
Una vita che sfida convenzioni e aspettative
Oscar Wilde nasce a Dublino nel 1854 e cresce in un ambiente colto, che gli permette di assorbire con naturalezza stimoli artistici e letterari.
Studia al Trinity College e poi a Oxford, dove matura l’estetica che lo contraddistingue.
A Londra costruisce la sua figura pubblica: abiti eccentrici, conversazioni brillanti e una scrittura che mescola ironia, eleganza e spirito critico.
In questo periodo Oscar Wilde pubblica poesie, saggi e racconti che gli aprono le porte della notorietà.
Tra teatro, successo e scandalo
Gli anni Novanta dell’Ottocento segnano l’apice della sua produzione teatrale.
Commedie come “L’importanza di chiamarsi Ernesto” rivelano una leggerezza apparente che nasconde una lucidissima osservazione dei costumi sociali.
Al contempo, il romanzo “Il ritratto di Dorian Gray” alimenta discussioni e perplessità, ma conferma la forza visionaria del suo autore.
La sua relazione con Lord Alfred Douglas attira l’attenzione pubblica e finisce per travolgerlo.
Il processo per “gross indecency” si conclude con la condanna ai lavori forzati.
La prigionia cambia il suo sguardo sul mondo e genera opere di profonda introspezione come “De Profundis”, testimonianza di un artista che si interroga sul dolore e sulla colpa.
L’esilio e gli ultimi anni
Dopo il rilascio, Oscar Wilde lascia la Gran Bretagna e si stabilisce in Francia, dove vive con mezzi limitati e un nome diverso: Sebastian Melmoth.
La sua salute si indebolisce progressivamente, segnata dalle conseguenze della detenzione e da difficoltà economiche costanti.
Continua comunque a scrivere e a cercare relazioni umane che lo tengano ancorato alla sua identità creativa.
La morte e il commiato
Oscar Wilde muore a Parigi il 30 novembre 1900, nella stanza modesta dell’Hôtel d’Alsace.
Ai funerali partecipano pochi amici fidati, tra cui Robbie Ross, che ne custodisce la memoria negli anni a venire.
Le sue spoglie riposano oggi al cimitero di Père-Lachaise, dove il monumento funebre di Jacob Epstein diventa luogo di pellegrinaggio per chi riconosce in Wilde un artista che, anche nella fragilità, continua a parlare con limpida ironia e libertà.


















































































