1° dicembre 2018. Addio all’attore Ennio Fantastichini.

Un attore grande, grosso e sanguigno
Ennio Fantastichini entra in scena con una presenza che domina ogni inquadratura.
Mostra un’energia tangibile, quasi fisica, capace di farsi sentire anche sul piccolo schermo nelle fiction di Rai e Mediaset che gli regalano una popolarità travolgente.
Dietro la sua forza scenica vive però un interprete raffinato, cresciuto con il modello di Gian Maria Volonté negli occhi.
Quel legame ritorna nel 1989 in Porte aperte di Gianni Amelio, dove affianca il maestro, e nel 2005 quando interpreta Vanzetti in una fiction dedicata alla celebre vicenda giudiziaria.
Dalle radici laziali al battesimo teatrale
Fantastichini nasce a Gallese il 20 febbraio 1955. Cresce a Fiuggi, figlio di un maresciallo dei carabinieri, e si avvicina presto al teatro con un debutto quindicenne tra Beckett e i classici.
Ventenne si trasferisce a Roma e si iscrive all’Accademia d’Arte Drammatica, mentre suo fratello Piero intraprende la strada dell’arte figurativa.
La passione diventa vocazione e lui costruisce un percorso ricchissimo: quasi 50 film, una quindicina di ruoli televisivi e varie incursioni teatrali.
Un corpo da toro e una sensibilità inquieta
Fantastichini ama la cinepresa più di ogni altra cosa.
Muove il corpo con istinto, alterna sussurri e esplosioni di energia, controlla con cura la lingua e scolpisce i personaggi.
Rimane riservato sulla vita privata, segnata da amori complicati e dall’adorato figlio Lorenzo, protetto da ogni curiosità mediatica.
La sua vitalità eccessiva nasconde un’anima fragile, sempre alla ricerca di affetto.
Premi, successi e ruoli indimenticabili
La critica lo premia più volte, anche se sempre come coprotagonista.
Conquista il Nastro d’Argento e il Premio europeo per Porte aperte, poi il David di Donatello per Mine vaganti di Ferzan Ozpetek, uno dei registi che più lo capiscono.
Il grande successo popolare arriva nel 1996 con Ferie d’agosto di Paolo Virzì, dove interpreta l’esuberante Ruggero Cantalupi accanto a Sabrina Ferilli.
Il cinema lo scopre nel 1982 con Fuori dal giorno, poi lo affianca a colossi come Gassman e Mastroianni in I soliti ignoti vent’anni dopo.
Collaborazioni, inquietudini e un percorso sempre in movimento
Fantastichini cambia spesso registi, spinto da un carattere irrequieto. Solo Amelio, Rubini, Piscicelli e Ozpetek collaborano con lui più di una volta. E in particolare con Ozpetek da il meglio in personaggi memorabili.
Lo scelgono registi come Claudio Bonivento, Peter Del Monte, Marco Risi, Maria Sole Tognazzi, Peter Greenaway e Michael Radford.
Brilla in opere come Una storia semplice (1991), Notturno Bus (2007), Fortapasc (2008) e Le ombre rosse (2009).
In TV attraversa sceneggiati cult, dalla Piovra 7 a Paolo Borsellino, fino alla popolarità rinnovata con Squadra antimafia e Il principe libero.
Unicità di un attore
Ennio Fantastichini muore il 1 dicembre 2018 a Napoli, a causa delle complicanze di una leucemia.
Un caratterista istintivo, potente, capace di trasformare ogni ruolo in un’esperienza vitale.
Chi lo ha conosciuto ricorda la sua ironia sul cognome “Fantastichini”, un destino scritto che lui ha saputo onorare con talento e autenticità.
LPP
Un attore grande, grosso e sanguigno
Ennio Fantastichini entra in scena con una presenza che domina ogni inquadratura.
Mostra un’energia tangibile, quasi fisica, capace di farsi sentire anche sul piccolo schermo nelle fiction di Rai e Mediaset che gli regalano una popolarità travolgente.
Dietro la sua forza scenica vive però un interprete raffinato, cresciuto con il modello di Gian Maria Volonté negli occhi.
Quel legame ritorna nel 1989 in Porte aperte di Gianni Amelio, dove affianca il maestro, e nel 2005 quando interpreta Vanzetti in una fiction dedicata alla celebre vicenda giudiziaria.
Dalle radici laziali al battesimo teatrale
Fantastichini nasce a Gallese il 20 febbraio 1955. Cresce a Fiuggi, figlio di un maresciallo dei carabinieri, e si avvicina presto al teatro con un debutto quindicenne tra Beckett e i classici.
Ventenne si trasferisce a Roma e si iscrive all’Accademia d’Arte Drammatica, mentre suo fratello Piero intraprende la strada dell’arte figurativa.
La passione diventa vocazione e lui costruisce un percorso ricchissimo: quasi 50 film, una quindicina di ruoli televisivi e varie incursioni teatrali.
Un corpo da toro e una sensibilità inquieta
Fantastichini ama la cinepresa più di ogni altra cosa.
Muove il corpo con istinto, alterna sussurri e esplosioni di energia, controlla con cura la lingua e scolpisce i personaggi.
Rimane riservato sulla vita privata, segnata da amori complicati e dall’adorato figlio Lorenzo, protetto da ogni curiosità mediatica.
La sua vitalità eccessiva nasconde un’anima fragile, sempre alla ricerca di affetto.
Premi, successi e ruoli indimenticabili
La critica lo premia più volte, anche se sempre come coprotagonista.
Conquista il Nastro d’Argento e il Premio europeo per Porte aperte, poi il David di Donatello per Mine vaganti di Ferzan Ozpetek, uno dei registi che più lo capiscono.
Il grande successo popolare arriva nel 1996 con Ferie d’agosto di Paolo Virzì, dove interpreta l’esuberante Ruggero Cantalupi accanto a Sabrina Ferilli.
Il cinema lo scopre nel 1982 con Fuori dal giorno, poi lo affianca a colossi come Gassman e Mastroianni in I soliti ignoti vent’anni dopo.
Collaborazioni, inquietudini e un percorso sempre in movimento
Fantastichini cambia spesso registi, spinto da un carattere irrequieto. Solo Amelio, Rubini, Piscicelli e Ozpetek collaborano con lui più di una volta. E in particolare con Ozpetek da il meglio in personaggi memorabili.
Lo scelgono registi come Claudio Bonivento, Peter Del Monte, Marco Risi, Maria Sole Tognazzi, Peter Greenaway e Michael Radford.
Brilla in opere come Una storia semplice (1991), Notturno Bus (2007), Fortapasc (2008) e Le ombre rosse (2009).
In TV attraversa sceneggiati cult, dalla Piovra 7 a Paolo Borsellino, fino alla popolarità rinnovata con Squadra antimafia e Il principe libero.
Unicità di un attore
Ennio Fantastichini muore il 1 dicembre 2018 a Napoli, a causa delle complicanze di una leucemia.
Un caratterista istintivo, potente, capace di trasformare ogni ruolo in un’esperienza vitale.
Chi lo ha conosciuto ricorda la sua ironia sul cognome “Fantastichini”, un destino scritto che lui ha saputo onorare con talento e autenticità.
LPP


















































































