26 gennaio 1998. Muore Mario Schifano, icona della Pop Art italiana.

Il 26 gennaio segna l’anniversario della morte di Mario Schifano, un’icona della Pop Art italiana e uno degli artisti più visionari del XX secolo.
Nato a Homs, in Libia, il 20 settembre 1934, e scomparso a Roma nel 1998, Schifano ha lasciato un’impronta indelebile nel panorama artistico internazionale, grazie alla sua capacità di fondere innovazione, cultura pop e sperimentazione.
Dalle origini alla “Scuola di Piazza del Popolo”
Mario Schifano nacque in Libia da una famiglia di origini siciliane.
Dopo la guerra, si trasferì a Roma, dove iniziò a lavorare al fianco del padre come restauratore presso il Museo Etrusco di Villa Giulia.
Fu in questo ambiente che si avvicinò all’arte, sviluppando un interesse per le tecniche innovative.
Negli anni Cinquanta, Schifano si unì al movimento artistico noto come “Scuola di Piazza del Popolo”, che si riuniva al celebre Caffè Rosati di Roma. Qui conobbe artisti come Franco Angeli e Tano Festa, stringendo relazioni con intellettuali del calibro di Pier Paolo Pasolini e Federico Fellini.
L’incontro con la Pop Art e il successo internazionale
Il 1962 fu un anno cruciale per Schifano. Durante un viaggio a New York, entrò in contatto con Andy Warhol e Gerard Malanga presso la celebre Factory. Partecipò alla mostra New Realists alla Sidney Janis Gallery, un evento che lo posizionò tra i protagonisti della Pop Art globale.
Schifano tornò in Italia con una nuova visione artistica, dando vita ai celebri Paesaggi Anemici e alle opere ispirate alla pubblicità e alla cultura di massa.
Tra le sue creazioni più iconiche ci sono i lavori dedicati a marchi come Coca-Cola ed Esso, simboli di una società in rapido cambiamento.
Innovazione e sperimentazione: dalla pittura al cinema
Sempre alla ricerca di nuove forme espressive, Schifano fu tra i primi artisti a utilizzare il computer per creare opere d’arte, dando vita alle sue celebri tele computerizzate.
La sua sperimentazione si estese anche al cinema, con film come Round Trip, Reflex e la trilogia Satellite, che videro la partecipazione di personalità come Mick Jagger e Carmelo Bene.
Negli anni Sessanta, formò anche la band Le Stelle di Mario Schifano, un esperimento di musica psichedelica che univa arte visiva e suono.
Gli anni Ottanta: tecnologia e arte contemporanea
Negli anni Ottanta, Schifano abbracciò appieno le nuove tecnologie, producendo opere che combinavano fotografia, pittura e serigrafia.
Le sue tele emulsionate, ispirate alle immagini televisive e alla cultura pop, riflettevano il ritmo frenetico della società moderna.
Durante questo periodo, collaborò con creativi legati alla rivista Frigidaire, tra cui Andrea Pazienza e Tanino Liberatore, consolidando la sua posizione come precursore nell’uso della tecnologia nell’arte.
L’eredità di un artista maledetto
La vita di Schifano fu segnata da eccessi, dipendenze e relazioni turbolente, elementi che contribuirono a costruire l’immagine dell’”artista maledetto”.
Nonostante ciò, il suo genio creativo rimane indiscusso.
Le sue opere, come Tempo Moderno, continuano a essere apprezzate e valorizzate, raggiungendo cifre record nelle aste internazionali.

Mario Schifano (1934 – 1998) Tempo Moderno
Mario Schifano si spense il 26 gennaio 1998 a Roma, all’età di 63 anni, a causa di un arresto cardiaco.
La sua salute, già compromessa da anni di eccessi e dipendenze, aveva subito un declino irreversibile, segnando la fine di una vita vissuta intensamente tra arte e tormenti personali.
Il suo funerale si svolse in forma intima e raccolta, lontano dalle luci della mondanità che avevano caratterizzato gran parte della sua esistenza.
Il Centro Studi e Archivio della Comunicazione (CSAC) di Parma conserva una vasta collezione di opere e fotografie di Schifano, offrendo uno sguardo approfondito sulla sua carriera.
Il 26 gennaio segna l’anniversario della morte di Mario Schifano, un’icona della Pop Art italiana e uno degli artisti più visionari del XX secolo.
Nato a Homs, in Libia, il 20 settembre 1934, e scomparso a Roma nel 1998, Schifano ha lasciato un’impronta indelebile nel panorama artistico internazionale, grazie alla sua capacità di fondere innovazione, cultura pop e sperimentazione.
Dalle origini alla “Scuola di Piazza del Popolo”
Mario Schifano nacque in Libia da una famiglia di origini siciliane.
Dopo la guerra, si trasferì a Roma, dove iniziò a lavorare al fianco del padre come restauratore presso il Museo Etrusco di Villa Giulia.
Fu in questo ambiente che si avvicinò all’arte, sviluppando un interesse per le tecniche innovative.
Negli anni Cinquanta, Schifano si unì al movimento artistico noto come “Scuola di Piazza del Popolo”, che si riuniva al celebre Caffè Rosati di Roma. Qui conobbe artisti come Franco Angeli e Tano Festa, stringendo relazioni con intellettuali del calibro di Pier Paolo Pasolini e Federico Fellini.
L’incontro con la Pop Art e il successo internazionale
Il 1962 fu un anno cruciale per Schifano. Durante un viaggio a New York, entrò in contatto con Andy Warhol e Gerard Malanga presso la celebre Factory. Partecipò alla mostra New Realists alla Sidney Janis Gallery, un evento che lo posizionò tra i protagonisti della Pop Art globale.
Schifano tornò in Italia con una nuova visione artistica, dando vita ai celebri Paesaggi Anemici e alle opere ispirate alla pubblicità e alla cultura di massa.
Tra le sue creazioni più iconiche ci sono i lavori dedicati a marchi come Coca-Cola ed Esso, simboli di una società in rapido cambiamento.
Innovazione e sperimentazione: dalla pittura al cinema
Sempre alla ricerca di nuove forme espressive, Schifano fu tra i primi artisti a utilizzare il computer per creare opere d’arte, dando vita alle sue celebri tele computerizzate.
La sua sperimentazione si estese anche al cinema, con film come Round Trip, Reflex e la trilogia Satellite, che videro la partecipazione di personalità come Mick Jagger e Carmelo Bene.
Negli anni Sessanta, formò anche la band Le Stelle di Mario Schifano, un esperimento di musica psichedelica che univa arte visiva e suono.
Gli anni Ottanta: tecnologia e arte contemporanea
Negli anni Ottanta, Schifano abbracciò appieno le nuove tecnologie, producendo opere che combinavano fotografia, pittura e serigrafia.
Le sue tele emulsionate, ispirate alle immagini televisive e alla cultura pop, riflettevano il ritmo frenetico della società moderna.
Durante questo periodo, collaborò con creativi legati alla rivista Frigidaire, tra cui Andrea Pazienza e Tanino Liberatore, consolidando la sua posizione come precursore nell’uso della tecnologia nell’arte.
L’eredità di un artista maledetto
La vita di Schifano fu segnata da eccessi, dipendenze e relazioni turbolente, elementi che contribuirono a costruire l’immagine dell’”artista maledetto”.
Nonostante ciò, il suo genio creativo rimane indiscusso.
Le sue opere, come Tempo Moderno, continuano a essere apprezzate e valorizzate, raggiungendo cifre record nelle aste internazionali.

Mario Schifano (1934 – 1998) Tempo Moderno
Mario Schifano si spense il 26 gennaio 1998 a Roma, all’età di 63 anni, a causa di un arresto cardiaco.
La sua salute, già compromessa da anni di eccessi e dipendenze, aveva subito un declino irreversibile, segnando la fine di una vita vissuta intensamente tra arte e tormenti personali.
Il suo funerale si svolse in forma intima e raccolta, lontano dalle luci della mondanità che avevano caratterizzato gran parte della sua esistenza.
Il Centro Studi e Archivio della Comunicazione (CSAC) di Parma conserva una vasta collezione di opere e fotografie di Schifano, offrendo uno sguardo approfondito sulla sua carriera.