27 gennaio 1922. Muore Giovanni Verga.
Giovanni Verga (Catania, 2 settembre 1840 – Catania, 27 gennaio 1922) è considerato il massimo esponente del Verismo, il movimento che ha rivoluzionato la letteratura italiana.
Verga sceglie di adottare un tipo di scrittura oggettiva, priva dei sentimenti e delle opinioni dell’autore. Questo tipo di scrittura rientra all’interno della poetica dell’impersonalità, che vuole guardare il mondo dei contadini e dei pescatori da una certa distanza, al fine di restituirne la verità, usando le parole della narrazione popolare e mettendo al centro il fatto nudo e crudo.
La vita di Giovanni Verga: gli inizi e la formazione
Nato in una famiglia nobile e liberale, Verga crebbe in un ambiente culturalmente vivace. Studiò sotto la guida del poeta romantico Antonino Abate, che influenzò le sue prime opere. Tuttavia, decise presto di abbandonare la facoltà di giurisprudenza all’Università di Catania per dedicarsi completamente alla scrittura.
Le sue prime opere, come I Carbonari della Montagna (1861) e Storia di una Capinera (1871), rivelano un forte gusto romantico e sentimentale. Ma fu il trasferimento a Milano nel 1872 a rappresentare la svolta nella sua carriera.
In quella città, Verga entrò in contatto con il fermento culturale della Scapigliatura e con intellettuali come Arrigo Boito e Giuseppe Giacosa, maturando una visione artistica più moderna e impegnata.
L’adesione al verismo: Rosso Malpelo e I Malavoglia
La novella Rosso Malpelo (1878) segnò l’inizio della sua adesione al verismo, una corrente letteraria influenzata dal naturalismo francese, ma profondamente radicata nella realtà sociale italiana. Con l’uso del discorso indiretto libero, Verga sviluppò una tecnica narrativa che diede voce ai personaggi e alle loro storie in modo realistico e coinvolgente.
Tra i suoi capolavori, spiccano:
- I Malavoglia (1881), la storia di una famiglia di pescatori siciliani alle prese con le difficoltà economiche e le rigide leggi della società.
- Mastro don Gesualdo (1889), il racconto della tragica ascesa sociale di un muratore arricchito ma profondamente solo.
Entrambe le opere fanno parte del ciclo I Vinti, un progetto incompiuto che avrebbe dovuto esplorare, attraverso diverse classi sociali, l’ambizione e la lotta per la sopravvivenza.
Il teatro e la Cavalleria Rusticana
Giovanni Verga si dedicò anche al teatro, adattando alcune delle sue novelle. Tra queste, la più famosa è senza dubbio la Cavalleria Rusticana (1884) che, grazie alla celebre opera lirica musicata da Pietro Mascagni, raggiunse fama mondiale.
Gli ultimi anni e la morte
Dopo il suo ritiro a Catania nel 1893, Verga si dedicò alla gestione delle sue proprietà e alla revisione delle sue opere. Nel 1920, in riconoscimento del suo contributo alla letteratura, fu nominato Senatore del Regno d’Italia.
Il 24 gennaio 1922, lo scrittore fu colpito da un ictus cerebrale e, tre giorni dopo, si spense nella sua casa di via Sant’Anna.
La sua morte suscitò profondo cordoglio in tutta Italia. I funerali si svolsero con grande partecipazione di cittadini e intellettuali, e Verga fu sepolto nel “Viale degli Uomini Illustri” del cimitero monumentale di Catania.
Giovanni Verga (Catania, 2 settembre 1840 – Catania, 27 gennaio 1922) è considerato il massimo esponente del Verismo, il movimento che ha rivoluzionato la letteratura italiana.
Verga sceglie di adottare un tipo di scrittura oggettiva, priva dei sentimenti e delle opinioni dell’autore. Questo tipo di scrittura rientra all’interno della poetica dell’impersonalità, che vuole guardare il mondo dei contadini e dei pescatori da una certa distanza, al fine di restituirne la verità, usando le parole della narrazione popolare e mettendo al centro il fatto nudo e crudo.
La vita di Giovanni Verga: gli inizi e la formazione
Nato in una famiglia nobile e liberale, Verga crebbe in un ambiente culturalmente vivace. Studiò sotto la guida del poeta romantico Antonino Abate, che influenzò le sue prime opere. Tuttavia, decise presto di abbandonare la facoltà di giurisprudenza all’Università di Catania per dedicarsi completamente alla scrittura.
Le sue prime opere, come I Carbonari della Montagna (1861) e Storia di una Capinera (1871), rivelano un forte gusto romantico e sentimentale. Ma fu il trasferimento a Milano nel 1872 a rappresentare la svolta nella sua carriera.
In quella città, Verga entrò in contatto con il fermento culturale della Scapigliatura e con intellettuali come Arrigo Boito e Giuseppe Giacosa, maturando una visione artistica più moderna e impegnata.
L’adesione al verismo: Rosso Malpelo e I Malavoglia
La novella Rosso Malpelo (1878) segnò l’inizio della sua adesione al verismo, una corrente letteraria influenzata dal naturalismo francese, ma profondamente radicata nella realtà sociale italiana. Con l’uso del discorso indiretto libero, Verga sviluppò una tecnica narrativa che diede voce ai personaggi e alle loro storie in modo realistico e coinvolgente.
Tra i suoi capolavori, spiccano:
- I Malavoglia (1881), la storia di una famiglia di pescatori siciliani alle prese con le difficoltà economiche e le rigide leggi della società.
- Mastro don Gesualdo (1889), il racconto della tragica ascesa sociale di un muratore arricchito ma profondamente solo.
Entrambe le opere fanno parte del ciclo I Vinti, un progetto incompiuto che avrebbe dovuto esplorare, attraverso diverse classi sociali, l’ambizione e la lotta per la sopravvivenza.
Il teatro e la Cavalleria Rusticana
Giovanni Verga si dedicò anche al teatro, adattando alcune delle sue novelle. Tra queste, la più famosa è senza dubbio la Cavalleria Rusticana (1884) che, grazie alla celebre opera lirica musicata da Pietro Mascagni, raggiunse fama mondiale.
Gli ultimi anni e la morte
Dopo il suo ritiro a Catania nel 1893, Verga si dedicò alla gestione delle sue proprietà e alla revisione delle sue opere. Nel 1920, in riconoscimento del suo contributo alla letteratura, fu nominato Senatore del Regno d’Italia.
Il 24 gennaio 1922, lo scrittore fu colpito da un ictus cerebrale e, tre giorni dopo, si spense nella sua casa di via Sant’Anna.
La sua morte suscitò profondo cordoglio in tutta Italia. I funerali si svolsero con grande partecipazione di cittadini e intellettuali, e Verga fu sepolto nel “Viale degli Uomini Illustri” del cimitero monumentale di Catania.