La Chiesa non voleva funerali atei, ma Sala ha fatto occupare il sagrato.
Milano – Un caso unico nella storia della cattedrale meneghina
Un funerale laico per un uomo che si è sempre dichiarato ateo e comunista, celebrato in un luogo che per tradizione e convenzione dovrebbe essere riservato esclusivamente alle cerimonie religiose.
La cerimonia funebre di Dario Fo, svoltasi sul sagrato del Duomo di Milano, ha generato non poche polemiche e riflessioni, mettendo in evidenza la complessa relazione tra spazi pubblici e simboli religiosi.
La scelta del sagrato: una decisione controversa
Il sagrato del Duomo di Milano non è una piazza qualsiasi: è uno spazio che fa parte integrante della chiesa, un luogo sacro regolato da una convenzione tra il Comune e la Veneranda Fabbrica del Duomo. Tale accordo prevede che le funzioni ospitate siano di carattere religioso.
Tuttavia, il sindaco Beppe Sala ha mediato per consentire che la cerimonia si svolgesse proprio in quel luogo, nonostante le perplessità della Chiesa.
L’arciprete del Duomo, monsignor Gianantonio Borgonovo, ha espresso la sua preoccupazione riguardo alla commistione tra simboli religiosi e civili, sottolineando il rischio di creare precedenti che potrebbero compromettere il significato spirituale dello spazio.
Tuttavia, la volontà della famiglia Fo e il sostegno delle istituzioni locali hanno prevalso sulle resistenze ecclesiastiche.
Il funerale di Dario Fo: un evento politico e simbolico
La cerimonia si è svolta con un forte accento politico e ideologico. Il figlio Jacopo ha ricordato il padre con parole cariche di significato, concludendo il discorso con il pugno alzato tra le note di “Bella ciao” e le bandiere raffiguranti Che Guevara.
Un gesto che ha rafforzato il carattere non religioso della celebrazione, trasformandola in un evento dal valore simbolico per la sinistra italiana.
La presenza di esponenti del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle ha confermato il peso politico della cerimonia.
Tra gli intervenuti, molti hanno sottolineato il contributo culturale e sociale di Fo, evidenziando la sua costante critica alle istituzioni e il suo impegno per la libertà di espressione.
Il ruolo del Comune di Milano
L’intervento del Comune è stato determinante per superare le resistenze della Chiesa. La mediazione ha portato a un compromesso che ha visto lo spostamento dell’orario della cerimonia da pomeriggio a mezzogiorno, per evitare la sovrapposizione con il Giubileo dei chierichetti della diocesi.
Tuttavia, la promessa iniziale di limitare la cerimonia alla sola presenza del feretro e dei familiari non è stata mantenuta, trasformando il funerale in un evento pubblico con una grande partecipazione.
Le reazioni della Chiesa
Il cardinale Angelo Scola ha evitato di alimentare ulteriori polemiche, limitandosi a un commento che ha lasciato spazio alla riflessione: “Fo ha sempre detto ‘io sono ateo, ma spero sempre di essere sorpreso’. Credo che questa sorpresa adesso l’abbia incontrata”.
Una dichiarazione che sembra lasciare aperta una porta alla spiritualità dell’artista, al di là delle sue convinzioni terrene.
Un precedente destinato a far discutere
L’eccezione fatta per il funerale di Dario Fo pone interrogativi sul futuro utilizzo del sagrato del Duomo per eventi civili.
La sua concessione per una cerimonia non religiosa rappresenta un caso senza precedenti, che potrebbe aprire un dibattito più ampio sul rapporto tra spazi religiosi e laicità.
Se da una parte la celebrazione ha reso omaggio a una figura culturale di spicco, dall’altra ha sollevato dubbi e perplessità sulle possibili implicazioni di questa scelta.
Il dibattito rimane aperto: il sagrato del Duomo di Milano resterà un luogo esclusivamente religioso o, dopo il funerale di Fo, potrebbe diventare un nuovo spazio di espressione civile?
Milano – Un caso unico nella storia della cattedrale meneghina
Un funerale laico per un uomo che si è sempre dichiarato ateo e comunista, celebrato in un luogo che per tradizione e convenzione dovrebbe essere riservato esclusivamente alle cerimonie religiose.
La cerimonia funebre di Dario Fo, svoltasi sul sagrato del Duomo di Milano, ha generato non poche polemiche e riflessioni, mettendo in evidenza la complessa relazione tra spazi pubblici e simboli religiosi.
La scelta del sagrato: una decisione controversa
Il sagrato del Duomo di Milano non è una piazza qualsiasi: è uno spazio che fa parte integrante della chiesa, un luogo sacro regolato da una convenzione tra il Comune e la Veneranda Fabbrica del Duomo. Tale accordo prevede che le funzioni ospitate siano di carattere religioso.
Tuttavia, il sindaco Beppe Sala ha mediato per consentire che la cerimonia si svolgesse proprio in quel luogo, nonostante le perplessità della Chiesa.
L’arciprete del Duomo, monsignor Gianantonio Borgonovo, ha espresso la sua preoccupazione riguardo alla commistione tra simboli religiosi e civili, sottolineando il rischio di creare precedenti che potrebbero compromettere il significato spirituale dello spazio.
Tuttavia, la volontà della famiglia Fo e il sostegno delle istituzioni locali hanno prevalso sulle resistenze ecclesiastiche.
Il funerale di Dario Fo: un evento politico e simbolico
La cerimonia si è svolta con un forte accento politico e ideologico. Il figlio Jacopo ha ricordato il padre con parole cariche di significato, concludendo il discorso con il pugno alzato tra le note di “Bella ciao” e le bandiere raffiguranti Che Guevara.
Un gesto che ha rafforzato il carattere non religioso della celebrazione, trasformandola in un evento dal valore simbolico per la sinistra italiana.
La presenza di esponenti del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle ha confermato il peso politico della cerimonia.
Tra gli intervenuti, molti hanno sottolineato il contributo culturale e sociale di Fo, evidenziando la sua costante critica alle istituzioni e il suo impegno per la libertà di espressione.
Il ruolo del Comune di Milano
L’intervento del Comune è stato determinante per superare le resistenze della Chiesa. La mediazione ha portato a un compromesso che ha visto lo spostamento dell’orario della cerimonia da pomeriggio a mezzogiorno, per evitare la sovrapposizione con il Giubileo dei chierichetti della diocesi.
Tuttavia, la promessa iniziale di limitare la cerimonia alla sola presenza del feretro e dei familiari non è stata mantenuta, trasformando il funerale in un evento pubblico con una grande partecipazione.
Le reazioni della Chiesa
Il cardinale Angelo Scola ha evitato di alimentare ulteriori polemiche, limitandosi a un commento che ha lasciato spazio alla riflessione: “Fo ha sempre detto ‘io sono ateo, ma spero sempre di essere sorpreso’. Credo che questa sorpresa adesso l’abbia incontrata”.
Una dichiarazione che sembra lasciare aperta una porta alla spiritualità dell’artista, al di là delle sue convinzioni terrene.
Un precedente destinato a far discutere
L’eccezione fatta per il funerale di Dario Fo pone interrogativi sul futuro utilizzo del sagrato del Duomo per eventi civili.
La sua concessione per una cerimonia non religiosa rappresenta un caso senza precedenti, che potrebbe aprire un dibattito più ampio sul rapporto tra spazi religiosi e laicità.
Se da una parte la celebrazione ha reso omaggio a una figura culturale di spicco, dall’altra ha sollevato dubbi e perplessità sulle possibili implicazioni di questa scelta.
Il dibattito rimane aperto: il sagrato del Duomo di Milano resterà un luogo esclusivamente religioso o, dopo il funerale di Fo, potrebbe diventare un nuovo spazio di espressione civile?