Lamezia. Monopolio delle cosche su ospedale e onoranze funebri.

13 Novembre 2018 - 04:11--Cronaca-

Abbiamo acquisito la prova certa del controllo della criminalità organizzata sul settore delle onoranze funebri“. Lo ha riferito il procuratore aggiunto di Catanzaro, Vincenzo Capomolla, illustrando i dettagli dell’operazione “Quinta Bolgia” con cui la Guardia di Finanza ha disarticolato due organizzazioni ‘ndranghetistiche attive a Lamezia Terme. L’inchiesta ha svelato “l’inquietante quadro di un’occupazione militare dell’ospedale di Lamezia Terme da parte degli esponenti della criminalità organizzata“: in pratica, è emerso che le attività del presidio lametino, dal servizio di onoranze funebri a quello delle ambulanze, era stato letteralmente suddiviso dai due gruppi criminali al centro dell’indagine, i Putrino e i Rocca, entrambi legati alla cosca confederata Iannazzo-Cannizzaro-Daponte. Il comandante del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Catanzaro, il colonnello Carmine Virno, ha spiegato come “due necrofori dell’ospedale di Lamezia Terme da noi arrestati facevano riferimento rispettivamente all’una e all’altra cosca“, aggiungendo che gli esponenti dei clan “avevano la disponibilità delle chiavi dei reparti, al punto che un giorno una dottoressa ha dovuto attendere un quarto d’ora per entrare fin quando non è arrivato un addetto delle pompe funebri, avevano la disponibilità delle password per poter avvedere ai dati sensibilissimi delle persone malate, cosa gravissima, che va al di là di ogni immaginazione“. Dall’inchiesta è emerso anche che gli operatori delle onoranze funebri al servizio dei gruppi criminali facevano persino pressione sulle famiglie colpite da un lutto che “in quel momento tragico come primo impatto si trovavano alle prese con questi avvoltoi che pretendevano l’affidamento del servizio” In un altro caso accertato dalla Guardia di Finanza, inoltre, gli operatori delle pompe funebri, arrabbiati per aver “perso” un defunto in quanto pochi giorni prima di spirare era stato trasferito dall’ospedale in una clinica privata, erano entrati nella banca dati dell’ospedale per recuperare i dati di questo malato e reperirlo nella clinica privata. E i due necrofori avevano ricevuto dai loro referenti delle cosche la precisa disposizione di temporeggiare nell’avvisare i familiari di un defunto in modo da informare prima i gruppi criminali.

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Abbiamo acquisito la prova certa del controllo della criminalità organizzata sul settore delle onoranze funebri“. Lo ha riferito il procuratore aggiunto di Catanzaro, Vincenzo Capomolla, illustrando i dettagli dell’operazione “Quinta Bolgia” con cui la Guardia di Finanza ha disarticolato due organizzazioni ‘ndranghetistiche attive a Lamezia Terme. L’inchiesta ha svelato “l’inquietante quadro di un’occupazione militare dell’ospedale di Lamezia Terme da parte degli esponenti della criminalità organizzata“: in pratica, è emerso che le attività del presidio lametino, dal servizio di onoranze funebri a quello delle ambulanze, era stato letteralmente suddiviso dai due gruppi criminali al centro dell’indagine, i Putrino e i Rocca, entrambi legati alla cosca confederata Iannazzo-Cannizzaro-Daponte. Il comandante del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Catanzaro, il colonnello Carmine Virno, ha spiegato come “due necrofori dell’ospedale di Lamezia Terme da noi arrestati facevano riferimento rispettivamente all’una e all’altra cosca“, aggiungendo che gli esponenti dei clan “avevano la disponibilità delle chiavi dei reparti, al punto che un giorno una dottoressa ha dovuto attendere un quarto d’ora per entrare fin quando non è arrivato un addetto delle pompe funebri, avevano la disponibilità delle password per poter avvedere ai dati sensibilissimi delle persone malate, cosa gravissima, che va al di là di ogni immaginazione“. Dall’inchiesta è emerso anche che gli operatori delle onoranze funebri al servizio dei gruppi criminali facevano persino pressione sulle famiglie colpite da un lutto che “in quel momento tragico come primo impatto si trovavano alle prese con questi avvoltoi che pretendevano l’affidamento del servizio” In un altro caso accertato dalla Guardia di Finanza, inoltre, gli operatori delle pompe funebri, arrabbiati per aver “perso” un defunto in quanto pochi giorni prima di spirare era stato trasferito dall’ospedale in una clinica privata, erano entrati nella banca dati dell’ospedale per recuperare i dati di questo malato e reperirlo nella clinica privata. E i due necrofori avevano ricevuto dai loro referenti delle cosche la precisa disposizione di temporeggiare nell’avvisare i familiari di un defunto in modo da informare prima i gruppi criminali.

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