27 gennaio. Giorno della Memoria, ricorrenti follie e crudeltà della razza umana.

27 Gennaio 2025 - 04:00--Anniversari, In Evidenza-
27 gennaio

Il 27 gennaio ricorre il Giorno della Memoria, già istituito dal Parlamento italiano il 20 luglio 2000, definitivamente ratificato dalla 42ª riunione plenaria dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, tenutasi il 1º novembre 2005.
La data non è casuale, in quel giorno del 1945, le truppe dell’Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz, mettendo fine all’Olocausto, lo sterminio di 6 milioni di ebrei, minoranze e scomodi disabili, perpetrato dai nazisti durante il II conflitto mondiale. Una data, un simbolo, una ricorrenza per non dimenticare.

shoah

Shoah: memoria e resistenza al negazionismo

La Shoah e la persecuzione antisemita iniziata la notte del 9-10 novembre 1938, deve rimanere viva, resistere al “negazionismo” strisciante, e restare un documentato monito della barbarie che si può annidare nell’animo umano.
L’Olocausto rappresenta un orrido momento della storia umana, ma non unico. Se accostato allo sterminio dei nativi americani realizzato dai coloni europei e dagli spagnoli, o gli “Orrori del Congo”, praticati tra il 1835 e il 1908 nel Congo Belga durante il regno di Leopoldo del Belgio, l’Olocausto quasi sfigura in termini di numeri e brutalità.

Per misteriosa crudeltà recondita, puntualmente un demonio dormiente si risveglia e rinnova il macabro rito che si ripresenta in qualche angolo del mondo. Ricordare è doveroso; arma senza lama che ci mette in guardia da noi stessi e dal potere della propaganda.

Il legame con l’Holodomor e l’attualità in Ucraina

Alla luce di quanto sta succedendo in Ucraina, il 13 gennaio 2025, su richiesta del centrodestra, il consiglio comunale di Milano ha approvato la mozione che ha chiesto di intitolare un luogo della città all’Holodomor, la carestia messa in atto dal regime sovietico in Ucraina nel 1932 e nel 1933, riconosciuta il 15 dicembre 2022 dal Parlamento Europeo come genocidio.

Si tratta dello sterminio per fame di 4-7 Milioni di Kulaki, i proprietari terrieri del granaio ucraino rivendicato da Stalin. Un misfatto che, oltre alle popolazioni contadine, annientò le personalità culturali, religiose e intellettuali della regione oggi coincidente con il Donbass, la Crimea e aree limitrofe fino al Kazakistan.

Un genocidio nascosto

Un genocidio nascosto da Stalin ma rimasto nella memoria di quelle etnie ucraine che nel 1941 accolsero i tedeschi come “liberatori” e non come invasori, collaborando con i nazisti. Corsi e ricorsi storici.

Da qui, quella denazificazione dell’Ucraina ostentata da Vladimir Putin nelle prime fasi dell’invasione russa dell’Ucraina iniziata il 22 febbraio 2022. Oggi, in quelle steppe che nel luglio del 1943 hanno visto la più imponente battaglia di carri armati della storia, un’altra guerra infuria da tre anni.

27 gennaio 2

Territori dell’Ucraina decimati dalla carestia

Nuove guerre, nuove memorie

Nuove fosse per centinaia di migliaia di soldati e di civili. Sangue ed ossa dello stesso colore. Carcasse di tank, macerie e disperazione. L’orrore si alimenta e si consuma ai confini di un’Europa che adesso ha paura.

Certe guerre non finiscono mai, si spara, si muore e si marcisce tra le trincee del Donbass e del Kursk. Prove tecniche di qualche altro Olocausto, mentre ancora fuma il Medioriente.

Milano stigmatizza, cerca un angolo della città da dedicare a quell’l’Holodomor, per 90 anni celato dalla storia. Olocausto della popolazione ucraina per mano sovietica, quanto l’Olocausto degli ebrei per mano nazista.

27 gennaio. Memoria inutile se l’odio si riaccende

Memorie inutili se l’odio si riaccende e si diffonde, infettivo virus che si sta insinuando nelle nostre coscienze occidentali, finora fuggitive dai volatili, brutali momenti della storia e dal fascino ferroso delle armi.

Le tragiche eredità dei totalitarismi devono essere ricordate e valutate senza cadere in toni univoci, populisti e faziosi. Che l’Holodomor sia dunque una piazza o una via nel capoluogo lombardo, ma che tacciano gli animi, quindi le armi, prima che non vi sia più nulla da tramandare ai posteri…

Carlo Mariano Sartoris

Articolo già pubblicato da www.civico20news.it

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La data non è casuale, in quel giorno del 1945, le truppe dell’Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz, mettendo fine all’Olocausto, lo sterminio di 6 milioni di ebrei, minoranze e scomodi disabili, perpetrato dai nazisti durante il II conflitto mondiale. Una data, un simbolo, una ricorrenza per non dimenticare.

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La Shoah e la persecuzione antisemita iniziata la notte del 9-10 novembre 1938, deve rimanere viva, resistere al “negazionismo” strisciante, e restare un documentato monito della barbarie che si può annidare nell’animo umano.
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Si tratta dello sterminio per fame di 4-7 Milioni di Kulaki, i proprietari terrieri del granaio ucraino rivendicato da Stalin. Un misfatto che, oltre alle popolazioni contadine, annientò le personalità culturali, religiose e intellettuali della regione oggi coincidente con il Donbass, la Crimea e aree limitrofe fino al Kazakistan.

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