12 agosto 1955. Muore Thomas Mann, Nobel per la Letteratura.

Thomas Mann, nato a Lubecca il 6 giugno 1875, cresce in una città anseatica che influenza profondamente la sua visione del mondo.
Le atmosfere borghesi, il rigore protestante e la vita mercantile confluiscono in “I Buddenbrook” (1901), il romanzo che gli vale il Nobel per la Letteratura nel 1929.
Fin da giovane, Mann osserva la crisi dei valori dell’Europa ottocentesca, trasformandola in materia narrativa.
Opere e impegno intellettuale
Autore di capolavori come “La morte a Venezia” (1912), “La montagna incantata” (1924) e il ciclo tetralogico “Giuseppe e i suoi fratelli”, Mann esplora temi come la malattia, la decadenza, la tensione tra arte e vita.
Con la presa del potere di Hitler, lascia la Germania nel 1933 e si stabilisce negli Stati Uniti, diventando una voce di riferimento contro il nazismo.
I suoi discorsi alla radio tedesca, trasmessi dalla BBC, rappresentano un atto di coraggio civile.
Dopo la guerra, continua a scrivere e a intervenire nel dibattito politico e culturale, riflettendo sulle ferite dell’Europa e sulla responsabilità dell’intellettuale.
La sua prosa, complessa e musicale, fa di lui uno dei più importanti scrittori del Novecento, capace di unire introspezione psicologica e riflessione storica.
Gli ultimi anni e la morte
Negli anni ’50, Thomas Mann vive tra la Svizzera e viaggi in Europa, continuando a lavorare su nuove opere.
Nel 1955, mentre soggiorna a Zurigo, viene colpito da una trombosi e successivamente da un’embolìa polmonare.
Muore il 12 agosto 1955 nella sua casa di Kilchberg, sulle rive del lago di Zurigo, all’età di 80 anni.
I funerali si tengono il 16 agosto con la partecipazione di autorità, scrittori e lettori giunti da tutto il mondo.
Tomas Mann viene riposa nel cimitero di Kilchberg, accanto alla moglie Katia.
Thomas Mann, nato a Lubecca il 6 giugno 1875, cresce in una città anseatica che influenza profondamente la sua visione del mondo.
Le atmosfere borghesi, il rigore protestante e la vita mercantile confluiscono in “I Buddenbrook” (1901), il romanzo che gli vale il Nobel per la Letteratura nel 1929.
Fin da giovane, Mann osserva la crisi dei valori dell’Europa ottocentesca, trasformandola in materia narrativa.
Opere e impegno intellettuale
Autore di capolavori come “La morte a Venezia” (1912), “La montagna incantata” (1924) e il ciclo tetralogico “Giuseppe e i suoi fratelli”, Mann esplora temi come la malattia, la decadenza, la tensione tra arte e vita.
Con la presa del potere di Hitler, lascia la Germania nel 1933 e si stabilisce negli Stati Uniti, diventando una voce di riferimento contro il nazismo.
I suoi discorsi alla radio tedesca, trasmessi dalla BBC, rappresentano un atto di coraggio civile.
Dopo la guerra, continua a scrivere e a intervenire nel dibattito politico e culturale, riflettendo sulle ferite dell’Europa e sulla responsabilità dell’intellettuale.
La sua prosa, complessa e musicale, fa di lui uno dei più importanti scrittori del Novecento, capace di unire introspezione psicologica e riflessione storica.
Gli ultimi anni e la morte
Negli anni ’50, Thomas Mann vive tra la Svizzera e viaggi in Europa, continuando a lavorare su nuove opere.
Nel 1955, mentre soggiorna a Zurigo, viene colpito da una trombosi e successivamente da un’embolìa polmonare.
Muore il 12 agosto 1955 nella sua casa di Kilchberg, sulle rive del lago di Zurigo, all’età di 80 anni.
I funerali si tengono il 16 agosto con la partecipazione di autorità, scrittori e lettori giunti da tutto il mondo.
Tomas Mann viene riposa nel cimitero di Kilchberg, accanto alla moglie Katia.


















































































