12 settembre 1981. Muore Eugenio Montale, poeta e premio Nobel.

Un poeta tra vita e letteratura
Eugenio Montale nasce a Genova il 12 ottobre 1896, in una famiglia borghese legata al commercio.
La sua giovinezza è segnata dalla curiosità per la letteratura e dall’amore per la musica, che coltiva con studi di canto.
L’esperienza della Prima guerra mondiale, vissuta come ufficiale, lo segna profondamente e diventa una lente attraverso cui leggere la fragilità della condizione umana.
Negli anni Venti si trasferisce a Firenze, dove entra in contatto con gli ambienti culturali più vivi e pubblica nel 1925 Ossi di seppia, raccolta che impone subito la sua voce originale.
La sua poesia non indulge nei toni celebrativi, ma restituisce l’aridità e la tensione esistenziale del vivere quotidiano.
Eugenio Montale e il suo universo poetico
La carriera di Montale si sviluppa tra letteratura, giornalismo e critica musicale.
Nel 1929 ottiene la direzione del Gabinetto Vieusseux di Firenze, incarico da cui viene allontanato per motivi politici durante il regime fascista.
Negli anni successivi si dedica al lavoro di traduttore e alla collaborazione con importanti giornali.
Nel dopoguerra la sua produzione continua con opere come Le occasioni e La bufera e altro, che consolidano il suo ruolo di maestro della poesia del Novecento.
Il suo linguaggio si muove tra immagini scarne, simboli naturali e un tono che oscilla tra la disillusione e la ricerca di un varco oltre la durezza della realtà.
La sua voce raggiunge riconoscimento internazionale: nel 1975 riceve il Premio Nobel per la Letteratura, con una motivazione che sottolinea la capacità di dare “grande valore simbolico alla vita dell’uomo privo di illusioni”.
Il significato di Montale nella cultura italiana
Oltre al suo valore letterario, Montale rappresenta un testimone critico del secolo, capace di attraversare guerre, dittature e trasformazioni sociali senza smarrire l’autenticità della sua parola.
La sua opera continua a parlare al presente, con versi che descrivono l’incertezza, l’attesa e la ricerca di senso.
La morte e l’addio a Eugenio Montale
Il 12 settembre 1981 Eugenio Montale muore a Milano, all’età di ottantaquattro anni. I funerali si svolgono nella chiesa di San Giovanni in Conca, con una partecipazione che unisce personalità della cultura e cittadini comuni.
È sepolto al cimitero monumentale di San Felice a Ema, vicino a Firenze, città che resta legata in modo indissolubile alla sua vita e alla sua poesia.
Un poeta tra vita e letteratura
Eugenio Montale nasce a Genova il 12 ottobre 1896, in una famiglia borghese legata al commercio.
La sua giovinezza è segnata dalla curiosità per la letteratura e dall’amore per la musica, che coltiva con studi di canto.
L’esperienza della Prima guerra mondiale, vissuta come ufficiale, lo segna profondamente e diventa una lente attraverso cui leggere la fragilità della condizione umana.
Negli anni Venti si trasferisce a Firenze, dove entra in contatto con gli ambienti culturali più vivi e pubblica nel 1925 Ossi di seppia, raccolta che impone subito la sua voce originale.
La sua poesia non indulge nei toni celebrativi, ma restituisce l’aridità e la tensione esistenziale del vivere quotidiano.
Eugenio Montale e il suo universo poetico
La carriera di Montale si sviluppa tra letteratura, giornalismo e critica musicale.
Nel 1929 ottiene la direzione del Gabinetto Vieusseux di Firenze, incarico da cui viene allontanato per motivi politici durante il regime fascista.
Negli anni successivi si dedica al lavoro di traduttore e alla collaborazione con importanti giornali.
Nel dopoguerra la sua produzione continua con opere come Le occasioni e La bufera e altro, che consolidano il suo ruolo di maestro della poesia del Novecento.
Il suo linguaggio si muove tra immagini scarne, simboli naturali e un tono che oscilla tra la disillusione e la ricerca di un varco oltre la durezza della realtà.
La sua voce raggiunge riconoscimento internazionale: nel 1975 riceve il Premio Nobel per la Letteratura, con una motivazione che sottolinea la capacità di dare “grande valore simbolico alla vita dell’uomo privo di illusioni”.
Il significato di Montale nella cultura italiana
Oltre al suo valore letterario, Montale rappresenta un testimone critico del secolo, capace di attraversare guerre, dittature e trasformazioni sociali senza smarrire l’autenticità della sua parola.
La sua opera continua a parlare al presente, con versi che descrivono l’incertezza, l’attesa e la ricerca di senso.
La morte e l’addio a Eugenio Montale
Il 12 settembre 1981 Eugenio Montale muore a Milano, all’età di ottantaquattro anni. I funerali si svolgono nella chiesa di San Giovanni in Conca, con una partecipazione che unisce personalità della cultura e cittadini comuni.
È sepolto al cimitero monumentale di San Felice a Ema, vicino a Firenze, città che resta legata in modo indissolubile alla sua vita e alla sua poesia.


















































































