13 luglio 2014. Muore Nadine Gordimer, Nobel per la letteratura e voce contro l’apartheid.

Nadine Gordimer nasce a Springs, nei pressi di Johannesburg, il 20 novembre 1923, in una famiglia borghese di origini ebraiche.
Cresce nella contraddizione di un Sudafrica diviso tra privilegio e oppressione.
L’apartheid non è ancora ufficialmente in vigore, ma la segregazione razziale è già una ferita aperta.
In questo contesto inizia a scrivere, osservando le ingiustizie che la circondano con uno sguardo acuto e inquieto.
A nove anni pubblica il suo primo racconto su una rivista per bambini.
La scrittura diventa presto il suo modo di ribellarsi.
Non si iscrive mai a nessun partito politico, ma le sue parole diventano un atto di militanza.
Attraverso romanzi, racconti e saggi, mette in discussione il potere bianco, la censura e le ipocrisie del suo tempo.
Letteratura e resistenza
L’opera di Nadine Gordimer funge da ponte tra l’intimo e il collettivo.
Scrive di solitudini, passioni e destini individuali che si intrecciano con la storia violenta del suo Paese.
Il suo stile è asciutto e sofisticato, spesso ellittico: più che affermare, Gordimer evoca, suggerisce e scuote.
Tra i suoi romanzi più celebri ci sono “Il mondo tardo borghese” (1958), “La figlia di Burger” (1979) e “Occasione d’amore” (1991).
Molti dei suoi scritti vengono banditi dal regime sudafricano; tuttavia, proprio attraverso quei divieti la sua fama si espande e la sua voce oltrepassa i confini.
Nel 1991 riceve il Premio Nobel per la Letteratura, un riconoscimento per la sua capacità di “illuminare con eccezionale lucidità la complessa realtà sudafricana”.
Il coraggio di non smettere
Anche dopo la fine dell’apartheid, Gordimer continua a interrogare la società.
Difende la libertà di stampa, si oppone al razzismo e all’iniquità e denuncia le derive dell’ANC.
Non risparmia critiche nemmeno al governo per cui aveva sperato nel cambiamento.
Scrive fino alla fine, come se le parole fossero un dovere civile prima ancora che una vocazione.
La morte e l’eredità
Il 13 luglio 2014, Nadine Gordimer muore nella sua casa di Johannesburg all’età di 90 anni.
I funerali si svolgono in forma privata, rispettando il suo carattere riservato.
Ma la sua voce continua a risuonare nei libri, nei documenti e nelle aule universitarie, ovunque si parli di libertà e letteratura.
Nadine Gordimer non racconta solo il Sudafrica; narra anche il coraggio di non voltarsi dall’altra parte.
Nadine Gordimer nasce a Springs, nei pressi di Johannesburg, il 20 novembre 1923, in una famiglia borghese di origini ebraiche.
Cresce nella contraddizione di un Sudafrica diviso tra privilegio e oppressione.
L’apartheid non è ancora ufficialmente in vigore, ma la segregazione razziale è già una ferita aperta.
In questo contesto inizia a scrivere, osservando le ingiustizie che la circondano con uno sguardo acuto e inquieto.
A nove anni pubblica il suo primo racconto su una rivista per bambini.
La scrittura diventa presto il suo modo di ribellarsi.
Non si iscrive mai a nessun partito politico, ma le sue parole diventano un atto di militanza.
Attraverso romanzi, racconti e saggi, mette in discussione il potere bianco, la censura e le ipocrisie del suo tempo.
Letteratura e resistenza
L’opera di Nadine Gordimer funge da ponte tra l’intimo e il collettivo.
Scrive di solitudini, passioni e destini individuali che si intrecciano con la storia violenta del suo Paese.
Il suo stile è asciutto e sofisticato, spesso ellittico: più che affermare, Gordimer evoca, suggerisce e scuote.
Tra i suoi romanzi più celebri ci sono “Il mondo tardo borghese” (1958), “La figlia di Burger” (1979) e “Occasione d’amore” (1991).
Molti dei suoi scritti vengono banditi dal regime sudafricano; tuttavia, proprio attraverso quei divieti la sua fama si espande e la sua voce oltrepassa i confini.
Nel 1991 riceve il Premio Nobel per la Letteratura, un riconoscimento per la sua capacità di “illuminare con eccezionale lucidità la complessa realtà sudafricana”.
Il coraggio di non smettere
Anche dopo la fine dell’apartheid, Gordimer continua a interrogare la società.
Difende la libertà di stampa, si oppone al razzismo e all’iniquità e denuncia le derive dell’ANC.
Non risparmia critiche nemmeno al governo per cui aveva sperato nel cambiamento.
Scrive fino alla fine, come se le parole fossero un dovere civile prima ancora che una vocazione.
La morte e l’eredità
Il 13 luglio 2014, Nadine Gordimer muore nella sua casa di Johannesburg all’età di 90 anni.
I funerali si svolgono in forma privata, rispettando il suo carattere riservato.
Ma la sua voce continua a risuonare nei libri, nei documenti e nelle aule universitarie, ovunque si parli di libertà e letteratura.
Nadine Gordimer non racconta solo il Sudafrica; narra anche il coraggio di non voltarsi dall’altra parte.


















































































