13 novembre 1868. Muore Gioachino Rossini.

Dalle Marche a Parigi: un talento precoce
Gioachino Rossini nasce a Pesaro il 29 febbraio 1792 da una famiglia di musicisti.
Il padre, suonatore di corno, e la madre, cantante, gli trasmettono l’amore per la musica, che coltiva fin da ragazzo frequentando il Conservatorio di Bologna.
In quegli anni studia i grandi maestri italiani e scopre la potenza del teatro musicale, di cui diventa presto un innovatore.
A soli diciotto anni debutta con La cambiale di matrimonio, mostrando un talento brillante per il ritmo, la comicità e la melodia.
Il successo arriva nel 1813 con Tancredi e L’italiana in Algeri, opere che conquistano il pubblico per la loro freschezza e originalità.
Il trionfo del Belcanto
Negli anni successivi Rossini compone senza sosta, diventando una celebrità internazionale.
Con Il barbiere di Siviglia (1816) firma un capolavoro che ridefinisce l’opera buffa: ironica, teatrale, vivissima.
Seguono titoli come La Cenerentola, Mosè in Egitto, Semiramide e Guillaume Tell, con cui segna la transizione verso il grande melodramma romantico.
Il suo stile si distingue per la leggerezza del fraseggio, la precisione orchestrale e il gusto per il virtuosismo vocale, che esalta la voce come strumento d’arte pura.
Rossini diventa un punto di riferimento per autori come Verdi e Donizetti, che ne riconoscono l’influenza nel rinnovamento dell’opera italiana.
Il silenzio e l’ultima musica
Dopo Guglielmo Tell (1829), Rossini abbandona il teatro e si stabilisce a Parigi.
Nonostante il ritiro, continua a comporre brani sacri e pezzi da salotto, raccolti nei Péchés de vieillesse, pagine intime e ironiche che rivelano il suo spirito lucido e raffinato.
Muore il 13 novembre 1868 a Passy, vicino a Parigi, all’età di 76 anni.
I funerali si svolgono con solenne partecipazione e nel 1887 la sua salma viene trasferita a Firenze, nella Basilica di Santa Croce, accanto ai grandi dell’arte e del pensiero italiano.
Dalle Marche a Parigi: un talento precoce
Gioachino Rossini nasce a Pesaro il 29 febbraio 1792 da una famiglia di musicisti.
Il padre, suonatore di corno, e la madre, cantante, gli trasmettono l’amore per la musica, che coltiva fin da ragazzo frequentando il Conservatorio di Bologna.
In quegli anni studia i grandi maestri italiani e scopre la potenza del teatro musicale, di cui diventa presto un innovatore.
A soli diciotto anni debutta con La cambiale di matrimonio, mostrando un talento brillante per il ritmo, la comicità e la melodia.
Il successo arriva nel 1813 con Tancredi e L’italiana in Algeri, opere che conquistano il pubblico per la loro freschezza e originalità.
Il trionfo del Belcanto
Negli anni successivi Rossini compone senza sosta, diventando una celebrità internazionale.
Con Il barbiere di Siviglia (1816) firma un capolavoro che ridefinisce l’opera buffa: ironica, teatrale, vivissima.
Seguono titoli come La Cenerentola, Mosè in Egitto, Semiramide e Guillaume Tell, con cui segna la transizione verso il grande melodramma romantico.
Il suo stile si distingue per la leggerezza del fraseggio, la precisione orchestrale e il gusto per il virtuosismo vocale, che esalta la voce come strumento d’arte pura.
Rossini diventa un punto di riferimento per autori come Verdi e Donizetti, che ne riconoscono l’influenza nel rinnovamento dell’opera italiana.
Il silenzio e l’ultima musica
Dopo Guglielmo Tell (1829), Rossini abbandona il teatro e si stabilisce a Parigi.
Nonostante il ritiro, continua a comporre brani sacri e pezzi da salotto, raccolti nei Péchés de vieillesse, pagine intime e ironiche che rivelano il suo spirito lucido e raffinato.
Muore il 13 novembre 1868 a Passy, vicino a Parigi, all’età di 76 anni.
I funerali si svolgono con solenne partecipazione e nel 1887 la sua salma viene trasferita a Firenze, nella Basilica di Santa Croce, accanto ai grandi dell’arte e del pensiero italiano.


















































































