14 agosto 1988. Muore Enzo Ferrari.

Un uomo e la sua visione
Enzo Ferrari nasce il 20 febbraio 1898 a Modena.
Dopo il servizio militare nella Prima guerra mondiale, entra nel mondo dell’automobile come collaudatore e pilota per la CMN e, poco dopo, per l’Alfa Romeo.
Per lui la velocità non è soltanto competizione: è una sfida tecnica e un’arte da perfezionare.
Dalla Scuderia Ferrari alla leggenda
Nel 1929 fonda la Scuderia Ferrari come reparto corse dell’Alfa Romeo.
Il Cavallino Rampante — ispirato all’emblema dell’aviatore Francesco Baracca — diventa il simbolo della sua squadra.
Dopo la rottura con Alfa Romeo nel 1939, dà vita all’Auto Avio Costruzioni, prima tappa verso la Ferrari come la conosciamo oggi.
Dal 1947, le vetture rosse infiammano le piste internazionali, imponendosi in Formula 1 e nelle gare endurance.
Sotto la sua direzione, piloti leggendari come Ascari, Lauda e Villeneuve conoscono gloria e tragedia, alimentando la mitologia Ferrari.
Il significato di un simbolo italiano
Enzo Ferrari non costruisce semplici automobili: crea un marchio che incarna eleganza, prestazioni e ingegneria ai massimi livelli.
La Ferrari diventa sinonimo di eccellenza italiana, ammirata e desiderata in tutto il mondo.
Il suo carattere deciso, spesso inflessibile, lo rende figura rispettata ma anche controversa, capace di scelte dure pur di proteggere la sua visione.
Gli ultimi anni e l’addio
Negli ultimi anni, la salute di Enzo Ferrari si indebolisce, ma la sua presenza a Maranello resta costante.
Segue i Gran Premi con lo stesso sguardo vigile di sempre, rimanendo il cuore pulsante della Scuderia.
Il 14 agosto 1988 si spegne a Modena, all’età di 90 anni.
Come da sua volontà, i funerali si svolgono in forma privata, alla presenza di familiari e collaboratori storici.
Pochi giorni dopo, il destino scrive il suo epilogo perfetto: l’11 settembre, a Monza, le Ferrari di Gerhard Berger e Michele Alboreto conquistano una storica doppietta.
Il pubblico esplode in un boato che sembra chiamare il suo nome.
Quel trionfo, avvenuto proprio in casa, non è soltanto una vittoria sportiva: è l’ultimo saluto al fondatore, un giro d’onore che rimane impresso nella memoria di chi ama la Rossa.
Un uomo e la sua visione
Enzo Ferrari nasce il 20 febbraio 1898 a Modena.
Dopo il servizio militare nella Prima guerra mondiale, entra nel mondo dell’automobile come collaudatore e pilota per la CMN e, poco dopo, per l’Alfa Romeo.
Per lui la velocità non è soltanto competizione: è una sfida tecnica e un’arte da perfezionare.
Dalla Scuderia Ferrari alla leggenda
Nel 1929 fonda la Scuderia Ferrari come reparto corse dell’Alfa Romeo.
Il Cavallino Rampante — ispirato all’emblema dell’aviatore Francesco Baracca — diventa il simbolo della sua squadra.
Dopo la rottura con Alfa Romeo nel 1939, dà vita all’Auto Avio Costruzioni, prima tappa verso la Ferrari come la conosciamo oggi.
Dal 1947, le vetture rosse infiammano le piste internazionali, imponendosi in Formula 1 e nelle gare endurance.
Sotto la sua direzione, piloti leggendari come Ascari, Lauda e Villeneuve conoscono gloria e tragedia, alimentando la mitologia Ferrari.
Il significato di un simbolo italiano
Enzo Ferrari non costruisce semplici automobili: crea un marchio che incarna eleganza, prestazioni e ingegneria ai massimi livelli.
La Ferrari diventa sinonimo di eccellenza italiana, ammirata e desiderata in tutto il mondo.
Il suo carattere deciso, spesso inflessibile, lo rende figura rispettata ma anche controversa, capace di scelte dure pur di proteggere la sua visione.
Gli ultimi anni e l’addio
Negli ultimi anni, la salute di Enzo Ferrari si indebolisce, ma la sua presenza a Maranello resta costante.
Segue i Gran Premi con lo stesso sguardo vigile di sempre, rimanendo il cuore pulsante della Scuderia.
Il 14 agosto 1988 si spegne a Modena, all’età di 90 anni.
Come da sua volontà, i funerali si svolgono in forma privata, alla presenza di familiari e collaboratori storici.
Pochi giorni dopo, il destino scrive il suo epilogo perfetto: l’11 settembre, a Monza, le Ferrari di Gerhard Berger e Michele Alboreto conquistano una storica doppietta.
Il pubblico esplode in un boato che sembra chiamare il suo nome.
Quel trionfo, avvenuto proprio in casa, non è soltanto una vittoria sportiva: è l’ultimo saluto al fondatore, un giro d’onore che rimane impresso nella memoria di chi ama la Rossa.


















































































