15 agosto 1967. Muore René Magritte.

Un’arte che svela l’enigma del quotidiano
René Magritte nasce il 21 novembre 1898 a Lessines, in Belgio.
La sua infanzia è segnata da un evento tragico: la morte della madre, che lascia un’ombra persistente nella sua sensibilità artistica.
Negli anni Venti si forma all’Académie Royale des Beaux-Arts di Bruxelles, entrando in contatto con le avanguardie europee.
Il surrealismo diventa il suo linguaggio, ma Magritte lo interpreta con un approccio personale: non il sogno caotico, bensì la trasformazione del reale in enigma.
L’uomo dietro il pittore
Dietro l’immagine pubblica di un uomo riservato, in giacca e bombetta, c’è un autore che indaga i rapporti tra oggetti, parole e immagini.
Opere come La Trahison des images (“Ceci n’est pas une pipe”) e Le fils de l’homme sfidano lo spettatore a distinguere tra realtà e rappresentazione.
Magritte non cerca di raccontare storie, ma di creare fratture nella percezione: un cielo limpido dietro una finestra che nasconde la notte, una mela che copre un volto, un paesaggio che scorre su un telo come fosse un sipario.
Un’eredità che continua a interrogare
La pittura di René Magritte si inserisce nel movimento surrealista, ma con una chiarezza formale e una freddezza apparente che lo distinguono da Salvador Dalí o Max Ernst.
Le sue composizioni, costruite con logica quasi fotografica, rivelano l’assurdo proprio attraverso la precisione.
Non sorprende che la sua influenza si estenda ben oltre l’arte: pubblicità, cinema, fotografia e cultura pop continuano a reinterpretare i suoi simboli.
Il suo lavoro diventa un invito costante a guardare oltre ciò che appare, ricordandoci che l’immagine non è mai la cosa stessa.
La morte e l’ultimo saluto
René Magritte muore il 15 agosto 1967 a Bruxelles, all’età di 68 anni, a causa di un cancro al pancreas.
Viene sepolto nel cimitero di Schaerbeek, nella sua città, dove amici, colleghi e ammiratori si raccolgono per rendergli omaggio.
Un’arte che svela l’enigma del quotidiano
René Magritte nasce il 21 novembre 1898 a Lessines, in Belgio.
La sua infanzia è segnata da un evento tragico: la morte della madre, che lascia un’ombra persistente nella sua sensibilità artistica.
Negli anni Venti si forma all’Académie Royale des Beaux-Arts di Bruxelles, entrando in contatto con le avanguardie europee.
Il surrealismo diventa il suo linguaggio, ma Magritte lo interpreta con un approccio personale: non il sogno caotico, bensì la trasformazione del reale in enigma.
L’uomo dietro il pittore
Dietro l’immagine pubblica di un uomo riservato, in giacca e bombetta, c’è un autore che indaga i rapporti tra oggetti, parole e immagini.
Opere come La Trahison des images (“Ceci n’est pas une pipe”) e Le fils de l’homme sfidano lo spettatore a distinguere tra realtà e rappresentazione.
Magritte non cerca di raccontare storie, ma di creare fratture nella percezione: un cielo limpido dietro una finestra che nasconde la notte, una mela che copre un volto, un paesaggio che scorre su un telo come fosse un sipario.
Un’eredità che continua a interrogare
La pittura di René Magritte si inserisce nel movimento surrealista, ma con una chiarezza formale e una freddezza apparente che lo distinguono da Salvador Dalí o Max Ernst.
Le sue composizioni, costruite con logica quasi fotografica, rivelano l’assurdo proprio attraverso la precisione.
Non sorprende che la sua influenza si estenda ben oltre l’arte: pubblicità, cinema, fotografia e cultura pop continuano a reinterpretare i suoi simboli.
Il suo lavoro diventa un invito costante a guardare oltre ciò che appare, ricordandoci che l’immagine non è mai la cosa stessa.
La morte e l’ultimo saluto
René Magritte muore il 15 agosto 1967 a Bruxelles, all’età di 68 anni, a causa di un cancro al pancreas.
Viene sepolto nel cimitero di Schaerbeek, nella sua città, dove amici, colleghi e ammiratori si raccolgono per rendergli omaggio.




















































































