16 dicembre 2022. Muore Siniša Mihajlović,

Siniša Mihajlović nasce il 20 febbraio 1969 a Vukovar, in una realtà multiculturale che contribuisce a formare il suo carattere e la sua idea di calcio.
In Serbia inizia la carriera professionistica e si distingue subito per la potenza del sinistro e per una personalità che attira l’attenzione degli osservatori.
Il trasferimento alla Stella Rossa di Belgrado gli offre l’occasione di imporsi sul palcoscenico europeo: la squadra vince la Coppa dei Campioni 1990-1991 e Mihajlović diventa uno dei protagonisti di quella storica stagione.
Il successo apre le porte a un percorso internazionale che lo porta in Italia, dove costruisce gran parte della sua identità sportiva.
Vita e carriera di Siniša Mihajlović
Nel 1992 arriva alla Roma e inizia un lungo cammino nel campionato italiano, segnato da continuità e crescita tecnica.
Due anni dopo si trasferisce alla Sampdoria, dove si definisce come difensore e specialista dei calci piazzati, trasformando punizioni e tiri da fermo in strumenti decisivi.
Nel 1998 passa alla Lazio e vive alcune delle stagioni più intense della sua carriera.
Con il club biancoceleste conquista scudetto, Coppa delle Coppe, Supercoppa UEFA, Coppa Italia e Supercoppa italiana, creando un legame forte con la squadra e con i tifosi.
Nel 2004 conclude il percorso da calciatore all’Inter, aggiungendo altri trofei e avvicinandosi gradualmente al futuro da allenatore.
La carriera in panchina di Siniša Mihajlović
Conclusa l’attività in campo, Mihajlović intraprende il percorso da tecnico e diventa vice di Roberto Mancini all’Inter.
In seguito, guida Bologna, Catania, Fiorentina, la nazionale serba, Sampdoria, Milan, Torino e nuovamente Bologna.
La sua filosofia di gioco resta coerente con il carattere che mostra da calciatore: determinazione, disciplina, coraggio nelle scelte.
A Bologna vive alcuni dei momenti più significativi della sua vita, creando un rapporto autentico con la città e con i giocatori, che lo considerano un punto di riferimento umano oltre che professionale.
La malattia, la morte e i funerali
Nel 2019 annuncia la diagnosi di leucemia e affronta la malattia con un atteggiamento che commuove il mondo dello sport.
Continua ad allenare, si espone pubblicamente e invita a non nascondersi di fronte alle difficoltà.
Il 16 dicembre 2022 muore a Roma, all’età di 53 anni.
I funerali si svolgono il 19 dicembre nella Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, alla presenza di familiari, tifosi, compagni e avversari che riconoscono il valore del suo percorso.

Siniša Mihajlović nasce il 20 febbraio 1969 a Vukovar, in una realtà multiculturale che contribuisce a formare il suo carattere e la sua idea di calcio.
In Serbia inizia la carriera professionistica e si distingue subito per la potenza del sinistro e per una personalità che attira l’attenzione degli osservatori.
Il trasferimento alla Stella Rossa di Belgrado gli offre l’occasione di imporsi sul palcoscenico europeo: la squadra vince la Coppa dei Campioni 1990-1991 e Mihajlović diventa uno dei protagonisti di quella storica stagione.
Il successo apre le porte a un percorso internazionale che lo porta in Italia, dove costruisce gran parte della sua identità sportiva.
Vita e carriera di Siniša Mihajlović
Nel 1992 arriva alla Roma e inizia un lungo cammino nel campionato italiano, segnato da continuità e crescita tecnica.
Due anni dopo si trasferisce alla Sampdoria, dove si definisce come difensore e specialista dei calci piazzati, trasformando punizioni e tiri da fermo in strumenti decisivi.
Nel 1998 passa alla Lazio e vive alcune delle stagioni più intense della sua carriera.
Con il club biancoceleste conquista scudetto, Coppa delle Coppe, Supercoppa UEFA, Coppa Italia e Supercoppa italiana, creando un legame forte con la squadra e con i tifosi.
Nel 2004 conclude il percorso da calciatore all’Inter, aggiungendo altri trofei e avvicinandosi gradualmente al futuro da allenatore.
La carriera in panchina di Siniša Mihajlović
Conclusa l’attività in campo, Mihajlović intraprende il percorso da tecnico e diventa vice di Roberto Mancini all’Inter.
In seguito, guida Bologna, Catania, Fiorentina, la nazionale serba, Sampdoria, Milan, Torino e nuovamente Bologna.
La sua filosofia di gioco resta coerente con il carattere che mostra da calciatore: determinazione, disciplina, coraggio nelle scelte.
A Bologna vive alcuni dei momenti più significativi della sua vita, creando un rapporto autentico con la città e con i giocatori, che lo considerano un punto di riferimento umano oltre che professionale.
La malattia, la morte e i funerali
Nel 2019 annuncia la diagnosi di leucemia e affronta la malattia con un atteggiamento che commuove il mondo dello sport.
Continua ad allenare, si espone pubblicamente e invita a non nascondersi di fronte alle difficoltà.
Il 16 dicembre 2022 muore a Roma, all’età di 53 anni.
I funerali si svolgono il 19 dicembre nella Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, alla presenza di familiari, tifosi, compagni e avversari che riconoscono il valore del suo percorso.


















































































