16 luglio 1985. Muore Heinrich Böll, addio al Nobel che denunciò la Germania dell’oblio.

Heinrich Böll nasce a Colonia il 21 dicembre 1917, in una famiglia cattolica di artigiani.
Durante la Seconda guerra mondiale combatte come soldato della Wehrmacht, esperienza che segna profondamente la sua visione del mondo e che alimenta la sua successiva produzione letteraria.
Tornato alla vita civile, si dedica interamente alla scrittura, scegliendo la via dell’impegno etico, civile e politico.
Le sue opere raccontano una Germania in macerie, materiale e morale, spingendosi oltre la cronaca per interrogare le coscienze.
Nel 1972 riceve il Premio Nobel per la Letteratura “per una prosa che con una sensibilità vigile e una forza di suggestione ha contribuito al rinnovamento della letteratura tedesca”.
Le opere, la voce, la critica
Nei suoi romanzi, Heinrich Böll smonta la retorica del nazionalismo, denuncia le ipocrisie della borghesia e illumina le ferite lasciate dalla guerra.
Scrive Opinioni di un clown (1963), forse il suo libro più celebre, in cui affronta il tema del rifiuto sociale e dell’alienazione.
In E non disse nemmeno una parola (1953) e Il treno era in orario (1949) l’umanità emerge tra le macerie, povera e ostinata.
Böll non si limita alla letteratura: si schiera con convinzione contro il riarmo tedesco, difende i diritti civili e si oppone alle derive autoritarie, anche a costo di essere criticato dai media e dai politici del suo tempo.
Nel 1976 accoglie a casa propria lo scrittore dissidente Aleksandr Solženicyn, attirandosi nuove polemiche.
Per i giovani tedeschi del dopoguerra, rappresenta una figura di riferimento, una guida morale e intellettuale che non teme di esporsi.
L’ultima pagina
Heinrich Böll muore il 16 luglio 1985 nella sua casa a Langenbroich, nel Land della Renania Settentrionale-Vestfalia.
Viene sepolto nel cimitero di Bornheim-Merten, non lontano dai luoghi che ama e dove ha vissuto gran parte della sua vita.
Fino all’ultimo, resta fedele a un’idea alta e responsabile della letteratura: uno strumento per comprendere, per testimoniare e per cambiare.
Oggi il suo nome continua a vivere non solo nei libri, ma anche nella Fondazione Heinrich Böll, attiva nei temi della democrazia, dell’ambiente e dei diritti umani.
Heinrich Böll nasce a Colonia il 21 dicembre 1917, in una famiglia cattolica di artigiani.
Durante la Seconda guerra mondiale combatte come soldato della Wehrmacht, esperienza che segna profondamente la sua visione del mondo e che alimenta la sua successiva produzione letteraria.
Tornato alla vita civile, si dedica interamente alla scrittura, scegliendo la via dell’impegno etico, civile e politico.
Le sue opere raccontano una Germania in macerie, materiale e morale, spingendosi oltre la cronaca per interrogare le coscienze.
Nel 1972 riceve il Premio Nobel per la Letteratura “per una prosa che con una sensibilità vigile e una forza di suggestione ha contribuito al rinnovamento della letteratura tedesca”.
Le opere, la voce, la critica
Nei suoi romanzi, Heinrich Böll smonta la retorica del nazionalismo, denuncia le ipocrisie della borghesia e illumina le ferite lasciate dalla guerra.
Scrive Opinioni di un clown (1963), forse il suo libro più celebre, in cui affronta il tema del rifiuto sociale e dell’alienazione.
In E non disse nemmeno una parola (1953) e Il treno era in orario (1949) l’umanità emerge tra le macerie, povera e ostinata.
Böll non si limita alla letteratura: si schiera con convinzione contro il riarmo tedesco, difende i diritti civili e si oppone alle derive autoritarie, anche a costo di essere criticato dai media e dai politici del suo tempo.
Nel 1976 accoglie a casa propria lo scrittore dissidente Aleksandr Solženicyn, attirandosi nuove polemiche.
Per i giovani tedeschi del dopoguerra, rappresenta una figura di riferimento, una guida morale e intellettuale che non teme di esporsi.
L’ultima pagina
Heinrich Böll muore il 16 luglio 1985 nella sua casa a Langenbroich, nel Land della Renania Settentrionale-Vestfalia.
Viene sepolto nel cimitero di Bornheim-Merten, non lontano dai luoghi che ama e dove ha vissuto gran parte della sua vita.
Fino all’ultimo, resta fedele a un’idea alta e responsabile della letteratura: uno strumento per comprendere, per testimoniare e per cambiare.
Oggi il suo nome continua a vivere non solo nei libri, ma anche nella Fondazione Heinrich Böll, attiva nei temi della democrazia, dell’ambiente e dei diritti umani.


















































































