17 agosto 2010. Muore Francesco Cossiga.

Un protagonista della Repubblica
Francesco Cossiga nasce a Sassari il 26 luglio 1928. Si forma in un ambiente accademico e giuridico, intraprendendo presto la carriera politica nelle file della Democrazia Cristiana.
Negli anni Settanta diventa ministro dell’Interno e affronta uno dei periodi più drammatici della storia italiana: il sequestro e l’uccisione di Aldo Moro nel 1978.
La sua gestione della crisi lascia un segno indelebile nella sua immagine pubblica e nel rapporto con la politica nazionale.
Presidente del Consiglio e Capo dello Stato
Dopo esperienze da presidente del Consiglio, Cossiga raggiunge il vertice della Repubblica quando viene eletto Presidente nel 1985.
Durante il suo mandato, il Paese attraversa mutamenti profondi: dalla fine della Guerra fredda alla caduta del Muro di Berlino, dalla trasformazione dei partiti tradizionali alla crisi del sistema politico.
Cossiga non rimane spettatore, ma diventa protagonista con le sue dichiarazioni pungenti e spesso scomode.
Conosciuto come il “picconatore”, scardina certezze e mette in discussione assetti consolidati, suscitando critiche e consensi.
Un’eredità controversa
Il nome di Francesco Cossiga resta legato a uno stile politico diretto e senza filtri, capace di dividere ma anche di aprire dibattiti coraggiosi.
Le sue posizioni su temi come i servizi segreti, la NATO e i rapporti con il Vaticano continuano a essere oggetto di analisi.
La sua figura incarna le contraddizioni e le tensioni di un’epoca complessa, in cui il confine tra istituzione e provocazione si fa sottile.
La morte e i funerali
Il 17 agosto 2010 Francesco Cossiga muore a Roma, a 82 anni, dopo un peggioramento delle condizioni di salute dovuto a problemi cardiaci.
I funerali di Stato si svolgono nella Basilica di San Lorenzo in Lucina, alla presenza delle più alte cariche dello Stato e di numerosi cittadini.
Il suo feretro viene poi portato a Sassari, dove riposa nella terra natale.
Un protagonista della Repubblica
Francesco Cossiga nasce a Sassari il 26 luglio 1928. Si forma in un ambiente accademico e giuridico, intraprendendo presto la carriera politica nelle file della Democrazia Cristiana.
Negli anni Settanta diventa ministro dell’Interno e affronta uno dei periodi più drammatici della storia italiana: il sequestro e l’uccisione di Aldo Moro nel 1978.
La sua gestione della crisi lascia un segno indelebile nella sua immagine pubblica e nel rapporto con la politica nazionale.
Presidente del Consiglio e Capo dello Stato
Dopo esperienze da presidente del Consiglio, Cossiga raggiunge il vertice della Repubblica quando viene eletto Presidente nel 1985.
Durante il suo mandato, il Paese attraversa mutamenti profondi: dalla fine della Guerra fredda alla caduta del Muro di Berlino, dalla trasformazione dei partiti tradizionali alla crisi del sistema politico.
Cossiga non rimane spettatore, ma diventa protagonista con le sue dichiarazioni pungenti e spesso scomode.
Conosciuto come il “picconatore”, scardina certezze e mette in discussione assetti consolidati, suscitando critiche e consensi.
Un’eredità controversa
Il nome di Francesco Cossiga resta legato a uno stile politico diretto e senza filtri, capace di dividere ma anche di aprire dibattiti coraggiosi.
Le sue posizioni su temi come i servizi segreti, la NATO e i rapporti con il Vaticano continuano a essere oggetto di analisi.
La sua figura incarna le contraddizioni e le tensioni di un’epoca complessa, in cui il confine tra istituzione e provocazione si fa sottile.
La morte e i funerali
Il 17 agosto 2010 Francesco Cossiga muore a Roma, a 82 anni, dopo un peggioramento delle condizioni di salute dovuto a problemi cardiaci.
I funerali di Stato si svolgono nella Basilica di San Lorenzo in Lucina, alla presenza delle più alte cariche dello Stato e di numerosi cittadini.
Il suo feretro viene poi portato a Sassari, dove riposa nella terra natale.


















































































