17 novembre 1494. Muore il filosofo Pico della Mirandola.

Un’introduzione alla sua figura
Pico della Mirandola nasce nel 1463 nel territorio dei signori di Mirandola e cresce immerso nelle correnti vive dell’Umanesimo europeo.
Mostra da subito un’attrazione per ogni campo del sapere, passando dalla filosofia allo studio delle lingue antiche, dalla teologia alla tradizione esoterica.
La Firenze di fine Quattrocento diventa il centro della sua esperienza: qui entra in contatto con Marsilio Ficino e con l’ambiente neoplatonico che orienta la sua riflessione.
Vita e formazione di un umanista irregolare
Durante gli anni di studio affronta un percorso che attraversa le principali università italiane.
A Bologna si dedica al diritto canonico, ma ben presto parte per Ferrara e Padova, dove approfondisce la filosofia aristotelica.
Il suo metodo è rigoroso, ma la sua curiosità è trascinante: Pico raccoglie testi, dialoga con studiosi, esplora la lingua ebraica e quella araba per comprendere le radici comuni dei saperi.
L’arrivo a Firenze lo pone al centro di un clima intellettuale ricco e contrastato, che lo spinge a elaborare un progetto ambizioso.
Le sue opere e la sfida delle “900 tesi”
Tra i lavori più celebri emerge il progetto delle “Conclusiones philosophicae, cabalisticae et theologicae”, le famose “900 tesi” con cui Pico intende dimostrare come ogni tradizione culturale—greca, latina, ebraica, araba—possa convergere in un’unica ricerca.
È un manifesto universale, un tentativo di conciliazione che però incontra resistenze e sospetti.
La pubblicazione viene bloccata e alcune tesi vengono dichiarate eretiche.
Pico non rinuncia alla sua prospettiva e continua a scrivere, contribuendo alla diffusione del neoplatonismo e aprendo la strada a una visione del sapere come dialogo tra culture.
Gli ultimi anni, la morte e le esequie
Nel 1494, mentre Firenze vive un momento politico turbolento, la salute di Pico peggiora rapidamente.
Muore il 17 novembre, a soli trentuno anni, in circostanze che lasciano spazio a ipotesi e discussioni.
Le esequie si svolgono nella città dove ha costruito la sua vita intellettuale: viene sepolto nel convento di San Marco, accanto all’amico e maestro Angelo Poliziano.

Un’introduzione alla sua figura
Pico della Mirandola nasce nel 1463 nel territorio dei signori di Mirandola e cresce immerso nelle correnti vive dell’Umanesimo europeo.
Mostra da subito un’attrazione per ogni campo del sapere, passando dalla filosofia allo studio delle lingue antiche, dalla teologia alla tradizione esoterica.
La Firenze di fine Quattrocento diventa il centro della sua esperienza: qui entra in contatto con Marsilio Ficino e con l’ambiente neoplatonico che orienta la sua riflessione.
Vita e formazione di un umanista irregolare
Durante gli anni di studio affronta un percorso che attraversa le principali università italiane.
A Bologna si dedica al diritto canonico, ma ben presto parte per Ferrara e Padova, dove approfondisce la filosofia aristotelica.
Il suo metodo è rigoroso, ma la sua curiosità è trascinante: Pico raccoglie testi, dialoga con studiosi, esplora la lingua ebraica e quella araba per comprendere le radici comuni dei saperi.
L’arrivo a Firenze lo pone al centro di un clima intellettuale ricco e contrastato, che lo spinge a elaborare un progetto ambizioso.
Le sue opere e la sfida delle “900 tesi”
Tra i lavori più celebri emerge il progetto delle “Conclusiones philosophicae, cabalisticae et theologicae”, le famose “900 tesi” con cui Pico intende dimostrare come ogni tradizione culturale—greca, latina, ebraica, araba—possa convergere in un’unica ricerca.
È un manifesto universale, un tentativo di conciliazione che però incontra resistenze e sospetti.
La pubblicazione viene bloccata e alcune tesi vengono dichiarate eretiche.
Pico non rinuncia alla sua prospettiva e continua a scrivere, contribuendo alla diffusione del neoplatonismo e aprendo la strada a una visione del sapere come dialogo tra culture.
Gli ultimi anni, la morte e le esequie
Nel 1494, mentre Firenze vive un momento politico turbolento, la salute di Pico peggiora rapidamente.
Muore il 17 novembre, a soli trentuno anni, in circostanze che lasciano spazio a ipotesi e discussioni.
Le esequie si svolgono nella città dove ha costruito la sua vita intellettuale: viene sepolto nel convento di San Marco, accanto all’amico e maestro Angelo Poliziano.


















































































