2 maggio 1957. Muore Joseph McCarthy, il senatore che ha diviso l’America.

Joseph McCarthy nasce il 14 novembre 1908 in una fattoria del Wisconsin, in una famiglia numerosa di origine irlandese.
Cresce in un ambiente rurale, dove il duro lavoro e i valori tradizionali plasmano il suo carattere.
Nonostante le difficoltà economiche, completa con determinazione gli studi, laureandosi in legge presso la Marquette University.
Dopo la laurea, intraprende la carriera forense, dimostrando subito un’ambizione fuori dal comune.
Durante la Seconda Guerra Mondiale presta servizio come ufficiale dei Marines nel Pacifico, esperienza che rafforza la sua immagine di uomo deciso e patriottico.
Rientrato negli Stati Uniti, decide di entrare in politica.
Nel 1946 vince le elezioni come senatore repubblicano del Wisconsin, conquistando il suo primo grande successo pubblico.
Joseph McCarthy e la stagione della paura
Il nome di [Joseph McCarthy] si lega indissolubilmente alla stagione più controversa della politica americana del dopoguerra.
Nel 1950, durante un discorso a Wheeling, West Virginia, afferma di possedere una lista di comunisti che lavorano nel Dipartimento di Stato.
Quella dichiarazione, priva di prove certe, accende la miccia di un periodo segnato da paure, sospetti e accuse.
Inizia così l’era del “maccartismo”, un termine che diventa sinonimo di caccia alle streghe.
Artisti, insegnanti, funzionari governativi e semplici cittadini vengono convocati davanti a commissioni parlamentari, costretti a difendersi da accuse spesso infondate.
La paura di un’infiltrazione comunista mina profondamente il clima sociale, alimentando una spirale di denunce, liste nere e carriere distrutte.
McCarthy diventa una figura potentissima e al tempo stesso divisiva: per alcuni è il paladino della sicurezza nazionale, per altri il simbolo stesso della violazione delle libertà civili.
Il suo operato suscita anche l’opposizione di giornalisti come Edward R. Murrow, che denuncia pubblicamente i suoi metodi, contribuendo a incrinarne l’immagine pubblica.
Nel 1954, il Senato degli Stati Uniti vota una mozione di censura contro McCarthy, condannando ufficialmente il suo comportamento “incompatibile con gli standard del Senato”.
È l’inizio della fine.
Emarginato politicamente, Joseph McCarthy non riesce più a recuperare l’influenza di un tempo.
Negli anni successivi si rifugia in un crescente isolamento, minato anche da problemi di salute aggravati dall’abuso di alcol.
La fine di un’epoca
Joseph McCarthy muore il 2 maggio 1957 all’età di 48 anni, all’ospedale Bethesda Naval Hospital di Bethesda, Maryland.
La causa ufficiale è l’epatite, ma molti collegano la sua morte prematura al forte declino fisico e morale vissuto negli ultimi anni.
Riposa nel cimitero di St. Mary’s Catholic Church, a Grand Chute, nel Wisconsin.
Anche dopo la sua morte, il suo nome resta scolpito nella storia americana come simbolo di un’epoca in cui la paura riuscì a mettere in discussione i principi stessi della democrazia.
Joseph McCarthy nasce il 14 novembre 1908 in una fattoria del Wisconsin, in una famiglia numerosa di origine irlandese.
Cresce in un ambiente rurale, dove il duro lavoro e i valori tradizionali plasmano il suo carattere.
Nonostante le difficoltà economiche, completa con determinazione gli studi, laureandosi in legge presso la Marquette University.
Dopo la laurea, intraprende la carriera forense, dimostrando subito un’ambizione fuori dal comune.
Durante la Seconda Guerra Mondiale presta servizio come ufficiale dei Marines nel Pacifico, esperienza che rafforza la sua immagine di uomo deciso e patriottico.
Rientrato negli Stati Uniti, decide di entrare in politica.
Nel 1946 vince le elezioni come senatore repubblicano del Wisconsin, conquistando il suo primo grande successo pubblico.
Joseph McCarthy e la stagione della paura
Il nome di [Joseph McCarthy] si lega indissolubilmente alla stagione più controversa della politica americana del dopoguerra.
Nel 1950, durante un discorso a Wheeling, West Virginia, afferma di possedere una lista di comunisti che lavorano nel Dipartimento di Stato.
Quella dichiarazione, priva di prove certe, accende la miccia di un periodo segnato da paure, sospetti e accuse.
Inizia così l’era del “maccartismo”, un termine che diventa sinonimo di caccia alle streghe.
Artisti, insegnanti, funzionari governativi e semplici cittadini vengono convocati davanti a commissioni parlamentari, costretti a difendersi da accuse spesso infondate.
La paura di un’infiltrazione comunista mina profondamente il clima sociale, alimentando una spirale di denunce, liste nere e carriere distrutte.
McCarthy diventa una figura potentissima e al tempo stesso divisiva: per alcuni è il paladino della sicurezza nazionale, per altri il simbolo stesso della violazione delle libertà civili.
Il suo operato suscita anche l’opposizione di giornalisti come Edward R. Murrow, che denuncia pubblicamente i suoi metodi, contribuendo a incrinarne l’immagine pubblica.
Nel 1954, il Senato degli Stati Uniti vota una mozione di censura contro McCarthy, condannando ufficialmente il suo comportamento “incompatibile con gli standard del Senato”.
È l’inizio della fine.
Emarginato politicamente, Joseph McCarthy non riesce più a recuperare l’influenza di un tempo.
Negli anni successivi si rifugia in un crescente isolamento, minato anche da problemi di salute aggravati dall’abuso di alcol.
La fine di un’epoca
Joseph McCarthy muore il 2 maggio 1957 all’età di 48 anni, all’ospedale Bethesda Naval Hospital di Bethesda, Maryland.
La causa ufficiale è l’epatite, ma molti collegano la sua morte prematura al forte declino fisico e morale vissuto negli ultimi anni.
Riposa nel cimitero di St. Mary’s Catholic Church, a Grand Chute, nel Wisconsin.
Anche dopo la sua morte, il suo nome resta scolpito nella storia americana come simbolo di un’epoca in cui la paura riuscì a mettere in discussione i principi stessi della democrazia.


















































































