20 novembre 1972. Muore lo scrittore Ennio Flaiano.

Un autore fuori dagli schemi
Ennio Flaiano entra nella storia della cultura italiana per la sua capacità di osservare il mondo con una lucidità tagliente e una scrittura che non teme di lasciare scoperti i paradossi del presente.
Nato a Pescara nel 1910, cresce tra continui spostamenti familiari e un’educazione irregolare che plasma il suo sguardo indipendente.
La sua vita attraversa giornalismo, narrativa, critica e soprattutto cinema, ambito in cui lascia un’impronta profonda grazie alla collaborazione con alcuni tra i più grandi registi del Novecento.
Vita e prime attività
Ennio Flaiano si avvicina presto alla scrittura, frequentando l’ambiente romano degli anni Trenta.
A ventisette anni pubblica “Tempo di uccidere”, il romanzo che gli vale il Premio Strega nel 1947 e che gli permette di imporsi sulla scena letteraria come una voce fuori dagli schemi.
Parallelamente, il giornalismo diventa uno spazio di lavoro costante: articoli, commenti, aforismi e interventi folgoranti segnano il suo percorso, sempre guidato da un’ironia che non alleggerisce ma chiarisce.
Negli anni della guerra e del dopoguerra si sposta tra differenti esperienze professionali, mentre Roma diventa il centro di una vita intellettuale vissuta con intensità ma senza compiacimenti.
Flaiano osserva, registra e scrive: soprattutto scrive, perché per lui la parola è il mezzo più diretto per rimettere in ordine la realtà.
Ennio Flaiano e il cinema
La svolta arriva con l’incontro con Federico Fellini.
Insieme costruiscono una delle collaborazioni più fertili del cinema italiano: “I vitelloni”, “La strada”, “La dolce vita”, “8½”.
Flaiano contribuisce alla definizione di personaggi, dialoghi, atmosfere che ancora oggi definiscono l’immaginario del nostro cinema.
Lavora anche con Antonioni, Risi, Blasetti e altri registi dell’epoca, lasciando una traccia riconoscibile grazie a uno humour che convive con uno sguardo malinconico sul mondo.
Parallelamente continua la sua attività di autore teatrale e satirico, raccoglie appunti, annota pensieri, costruisce un archivio personale che dimostra quanto la scrittura per lui non sia mai un esercizio isolato ma una pratica quotidiana.
Ultimi anni, morte e funerali
Negli ultimi anni Flaiano si muove tra lavoro, collaborazioni e una salute che si fa fragile.
Il 20 novembre 1972 è a Roma quando un improvviso infarto ne interrompe il cammino creativo.
I funerali si svolgono nella capitale, dove viene poi sepolto, lasciando intorno alla sua figura un’aura di intellettuale appartato ma imprescindibile.
Un autore fuori dagli schemi
Ennio Flaiano entra nella storia della cultura italiana per la sua capacità di osservare il mondo con una lucidità tagliente e una scrittura che non teme di lasciare scoperti i paradossi del presente.
Nato a Pescara nel 1910, cresce tra continui spostamenti familiari e un’educazione irregolare che plasma il suo sguardo indipendente.
La sua vita attraversa giornalismo, narrativa, critica e soprattutto cinema, ambito in cui lascia un’impronta profonda grazie alla collaborazione con alcuni tra i più grandi registi del Novecento.
Vita e prime attività
Ennio Flaiano si avvicina presto alla scrittura, frequentando l’ambiente romano degli anni Trenta.
A ventisette anni pubblica “Tempo di uccidere”, il romanzo che gli vale il Premio Strega nel 1947 e che gli permette di imporsi sulla scena letteraria come una voce fuori dagli schemi.
Parallelamente, il giornalismo diventa uno spazio di lavoro costante: articoli, commenti, aforismi e interventi folgoranti segnano il suo percorso, sempre guidato da un’ironia che non alleggerisce ma chiarisce.
Negli anni della guerra e del dopoguerra si sposta tra differenti esperienze professionali, mentre Roma diventa il centro di una vita intellettuale vissuta con intensità ma senza compiacimenti.
Flaiano osserva, registra e scrive: soprattutto scrive, perché per lui la parola è il mezzo più diretto per rimettere in ordine la realtà.
Ennio Flaiano e il cinema
La svolta arriva con l’incontro con Federico Fellini.
Insieme costruiscono una delle collaborazioni più fertili del cinema italiano: “I vitelloni”, “La strada”, “La dolce vita”, “8½”.
Flaiano contribuisce alla definizione di personaggi, dialoghi, atmosfere che ancora oggi definiscono l’immaginario del nostro cinema.
Lavora anche con Antonioni, Risi, Blasetti e altri registi dell’epoca, lasciando una traccia riconoscibile grazie a uno humour che convive con uno sguardo malinconico sul mondo.
Parallelamente continua la sua attività di autore teatrale e satirico, raccoglie appunti, annota pensieri, costruisce un archivio personale che dimostra quanto la scrittura per lui non sia mai un esercizio isolato ma una pratica quotidiana.
Ultimi anni, morte e funerali
Negli ultimi anni Flaiano si muove tra lavoro, collaborazioni e una salute che si fa fragile.
Il 20 novembre 1972 è a Roma quando un improvviso infarto ne interrompe il cammino creativo.
I funerali si svolgono nella capitale, dove viene poi sepolto, lasciando intorno alla sua figura un’aura di intellettuale appartato ma imprescindibile.


















































































