22 luglio 2001. Muore Indro Montanelli.

Un testimone lucido del Novecento
Indro Montanelli muore il 22 luglio 2001 a Milano.
Con la sua scomparsa, si estingue una delle voci più influenti del giornalismo italiano.
Nato a Fucecchio il 22 aprile 1909, Montanelli attraversa gran parte del Novecento con la penna in mano e uno sguardo critico rivolto a regimi, ideologie, guerre e profondi cambiamenti sociali.
Laureato in giurisprudenza e scienze politiche, si avvicina presto alla scrittura, trovando nel giornalismo la sua forma di espressione più efficace.
Dai fronti di guerra alle prime pagine
Durante la guerra d’Etiopia scrive per il “Corriere della Sera”, partecipando anche alla guerra civile spagnola e al secondo conflitto mondiale come corrispondente.
Le sue cronache, asciutte e dirette, conquistano lettori e colleghi.
Negli anni ’40 entra in conflitto con il fascismo, tanto da essere incarcerato dalla Repubblica Sociale Italiana.
Nel dopoguerra torna al “Corriere”, ma negli anni Settanta si distacca dalla testata per fondare *Il Giornale*, rimanendo direttore fino al 1994.
Quando Berlusconi entra in politica, Montanelli lascia il quotidiano per avviare “La Voce”, un giornale di breve durata ma dal forte impatto critico.
Scrive fino all’ultimo con tenacia, anche quando la salute comincia a vacillare.
La scrittura come esercizio di libertà
La forza di Indro Montanelli risiede nella sua scrittura essenziale, arguta e talvolta tagliente.
Ama definirsi “un conservatore scomodo” e non teme l’impopolarità.
Rifiuta etichette e partiti ma prende posizione con coerenza.
I suoi libri — dalla “Storia d’Italia” ai ritratti di personaggi storici — mescolano rigore documentario e spirito narrativo, facendolo diventare un autore amato anche dal grande pubblico.

Morte e memoria di una voce libera
Indro Montanelli si spegne all’età di 92 anni presso l’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano, dove è ricoverato per una grave ischemia.
Ai funerali, celebrati in forma laica al Famedio del Cimitero Monumentale di Milano, partecipano migliaia di cittadini, lettori e colleghi.
Oggi una statua in Piazza Cavour lo rappresenta seduto su una panchina con il taccuino in mano.
Un testimone lucido del Novecento
Indro Montanelli muore il 22 luglio 2001 a Milano.
Con la sua scomparsa, si estingue una delle voci più influenti del giornalismo italiano.
Nato a Fucecchio il 22 aprile 1909, Montanelli attraversa gran parte del Novecento con la penna in mano e uno sguardo critico rivolto a regimi, ideologie, guerre e profondi cambiamenti sociali.
Laureato in giurisprudenza e scienze politiche, si avvicina presto alla scrittura, trovando nel giornalismo la sua forma di espressione più efficace.
Dai fronti di guerra alle prime pagine
Durante la guerra d’Etiopia scrive per il “Corriere della Sera”, partecipando anche alla guerra civile spagnola e al secondo conflitto mondiale come corrispondente.
Le sue cronache, asciutte e dirette, conquistano lettori e colleghi.
Negli anni ’40 entra in conflitto con il fascismo, tanto da essere incarcerato dalla Repubblica Sociale Italiana.
Nel dopoguerra torna al “Corriere”, ma negli anni Settanta si distacca dalla testata per fondare *Il Giornale*, rimanendo direttore fino al 1994.
Quando Berlusconi entra in politica, Montanelli lascia il quotidiano per avviare “La Voce”, un giornale di breve durata ma dal forte impatto critico.
Scrive fino all’ultimo con tenacia, anche quando la salute comincia a vacillare.
La scrittura come esercizio di libertà
La forza di Indro Montanelli risiede nella sua scrittura essenziale, arguta e talvolta tagliente.
Ama definirsi “un conservatore scomodo” e non teme l’impopolarità.
Rifiuta etichette e partiti ma prende posizione con coerenza.
I suoi libri — dalla “Storia d’Italia” ai ritratti di personaggi storici — mescolano rigore documentario e spirito narrativo, facendolo diventare un autore amato anche dal grande pubblico.

Morte e memoria di una voce libera
Indro Montanelli si spegne all’età di 92 anni presso l’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano, dove è ricoverato per una grave ischemia.
Ai funerali, celebrati in forma laica al Famedio del Cimitero Monumentale di Milano, partecipano migliaia di cittadini, lettori e colleghi.
Oggi una statua in Piazza Cavour lo rappresenta seduto su una panchina con il taccuino in mano.


















































































