23 luglio 1957. Muore Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

Il principe che racconta la fine della nobiltà
Giuseppe Tomasi di Lampedusa si spegne a Roma il 23 luglio 1957, lasciando dietro di sé un’opera unica, ma ineguagliata nella sua grandezza: “Il Gattopardo”.
Questo romanzo, pubblicato postumo, trasforma per sempre il panorama della narrativa italiana.
Nato nel 1896 a Palermo, in una delle famiglie aristocratiche più antiche della Sicilia, cresce immerso nelle residenze nobiliari della sua casata e nell’atmosfera sospesa della cultura europea del primo Novecento.
Partecipa alla Prima guerra mondiale come ufficiale e viene fatto prigioniero dagli austriaci. Dopo il conflitto, viaggia molto ma evita sempre i riflettori.
Il Gattopardo e l’importanza di un libro
Per anni, Giuseppe Tomasi di Lampedusa scrive senza pubblicare, dedicandosi alla lettura dei classici e nutrendo una profonda passione per la letteratura francese, inglese e russa.
Solo negli ultimi anni della sua vita si dedica con determinazione alla scrittura di quello che diventerà il suo capolavoro.
Ambientato nella Sicilia risorgimentale, “Il Gattopardo” narra il declino della nobiltà attraverso gli occhi nostalgici del principe Fabrizio di Salina.
È un romanzo caratterizzato da eleganza stilistica, memoria e disincanto.
Rifiutato da due editori, viene accolto solo dopo la morte dell’autore grazie all’intervento di Giorgio Bassani.
Pubblicato da Feltrinelli nel 1958, ottiene subito un grande successo sia di critica sia di pubblico e nel 1959 vince il Premio Strega.
L’eredità di Giuseppe Tomasi di Lampedusa
La figura di Giuseppe Tomasi di Lampedusa acquista quasi un’aura leggendaria: nobile riservato, scrittore tardivo e solitario, acuto osservatore della decadenza della sua classe.
“Il Gattopardo” è tradotto in numerose lingue e vive una nuova rinascita grazie al film di Luchino Visconti del 1963 con Burt Lancaster e Claudia Cardinale.
Il romanzo continua a essere analizzato come un ritratto profondo del passaggio storico tra due epoche, e oggi Tomasi di Lampedusa è considerato uno dei più grandi scrittori italiani del Novecento.
Quando muore a Roma nel 1957 per un tumore ai polmoni, Giuseppe Tomasi di Lampedusa ha sessant’anni.
I funerali si svolgono in forma riservata; il suo corpo viene poi tumulato nella cappella di famiglia, nel cimitero dei Cappuccini di Palermo, accanto ai suoi antenati.
LPP
Il principe che racconta la fine della nobiltà
Giuseppe Tomasi di Lampedusa si spegne a Roma il 23 luglio 1957, lasciando dietro di sé un’opera unica, ma ineguagliata nella sua grandezza: “Il Gattopardo”.
Questo romanzo, pubblicato postumo, trasforma per sempre il panorama della narrativa italiana.
Nato nel 1896 a Palermo, in una delle famiglie aristocratiche più antiche della Sicilia, cresce immerso nelle residenze nobiliari della sua casata e nell’atmosfera sospesa della cultura europea del primo Novecento.
Partecipa alla Prima guerra mondiale come ufficiale e viene fatto prigioniero dagli austriaci. Dopo il conflitto, viaggia molto ma evita sempre i riflettori.
Il Gattopardo e l’importanza di un libro
Per anni, Giuseppe Tomasi di Lampedusa scrive senza pubblicare, dedicandosi alla lettura dei classici e nutrendo una profonda passione per la letteratura francese, inglese e russa.
Solo negli ultimi anni della sua vita si dedica con determinazione alla scrittura di quello che diventerà il suo capolavoro.
Ambientato nella Sicilia risorgimentale, “Il Gattopardo” narra il declino della nobiltà attraverso gli occhi nostalgici del principe Fabrizio di Salina.
È un romanzo caratterizzato da eleganza stilistica, memoria e disincanto.
Rifiutato da due editori, viene accolto solo dopo la morte dell’autore grazie all’intervento di Giorgio Bassani.
Pubblicato da Feltrinelli nel 1958, ottiene subito un grande successo sia di critica sia di pubblico e nel 1959 vince il Premio Strega.
L’eredità di Giuseppe Tomasi di Lampedusa
La figura di Giuseppe Tomasi di Lampedusa acquista quasi un’aura leggendaria: nobile riservato, scrittore tardivo e solitario, acuto osservatore della decadenza della sua classe.
“Il Gattopardo” è tradotto in numerose lingue e vive una nuova rinascita grazie al film di Luchino Visconti del 1963 con Burt Lancaster e Claudia Cardinale.
Il romanzo continua a essere analizzato come un ritratto profondo del passaggio storico tra due epoche, e oggi Tomasi di Lampedusa è considerato uno dei più grandi scrittori italiani del Novecento.
Quando muore a Roma nel 1957 per un tumore ai polmoni, Giuseppe Tomasi di Lampedusa ha sessant’anni.
I funerali si svolgono in forma riservata; il suo corpo viene poi tumulato nella cappella di famiglia, nel cimitero dei Cappuccini di Palermo, accanto ai suoi antenati.
LPP


















































































