24 agosto 2005. Muore Ambrogio Fogar, coraggio oltre i limiti.

Un uomo alla scoperta del mondo
Ambrogio Fogar nasce a Milano il 13 agosto 1941.
La sua vita prende subito il ritmo dell’avventura: marinaio, esploratore, giornalista e scrittore, Fogar sceglie di vivere ogni giorno come fosse una sfida.
Negli anni Settanta cattura l’attenzione del pubblico con le traversate oceaniche in solitaria a bordo del Surprise, la barca a vela con cui compie il giro del mondo senza scalo e senza assistenza.
È un’impresa che lo consacra tra i grandi navigatori del Novecento.
Viaggi, spedizioni e imprese estreme
Dopo il mare, Ambrogio Fogar volge lo sguardo verso le distese ghiacciate.
Organizza spedizioni in Groenlandia e al Polo Nord, portando con sé la curiosità e il coraggio che lo contraddistinguono.
Nel 1978 attraversa a piedi la calotta polare artica insieme a Reinhold Messner, unendo due simboli dell’avventura europea.
Negli anni Ottanta si dedica ai rally africani, partecipando più volte alla Parigi-Dakar, sempre con quello spirito di ricerca che lo spinge a superare i propri limiti.
Parallelamente scrive libri e realizza programmi televisivi che raccontano al pubblico la sua esperienza, trasformandolo in un volto familiare e in un narratore di emozioni estreme.
La resilienza dopo l’incidente
Nel 1992 la sua vita cambia radicalmente.
Durante una traversata in fuoristrada nel deserto del Turkmenistan, un incidente lo rende tetraplegico. Ambrogio Fogar non si arrende: continua a scrivere, a partecipare a trasmissioni e a diffondere il suo messaggio di forza interiore.
Il libro Controvento, pubblicato dopo l’incidente, diventa un manifesto della sua resilienza.
Fogar mostra che l’avventura non si esaurisce nella conquista di spazi lontani, ma prosegue anche nella capacità di affrontare le difficoltà con dignità e determinazione.
La morte e il ricordo
Ambrogio Fogar muore il 24 agosto 2005 a Milano, all’età di 64 anni, a causa di una malattia degenerativa aggravata dalle conseguenze dell’incidente.
I funerali vengono celebrati nella chiesa di San Francesco di Paola, nel cuore della sua città.
L’Italia saluta non solo un viaggiatore, ma un uomo che ha fatto dell’avventura un modo di pensare e di vivere, lasciando in eredità la testimonianza di un coraggio che resiste anche davanti all’impossibile.
Un uomo alla scoperta del mondo
Ambrogio Fogar nasce a Milano il 13 agosto 1941.
La sua vita prende subito il ritmo dell’avventura: marinaio, esploratore, giornalista e scrittore, Fogar sceglie di vivere ogni giorno come fosse una sfida.
Negli anni Settanta cattura l’attenzione del pubblico con le traversate oceaniche in solitaria a bordo del Surprise, la barca a vela con cui compie il giro del mondo senza scalo e senza assistenza.
È un’impresa che lo consacra tra i grandi navigatori del Novecento.
Viaggi, spedizioni e imprese estreme
Dopo il mare, Ambrogio Fogar volge lo sguardo verso le distese ghiacciate.
Organizza spedizioni in Groenlandia e al Polo Nord, portando con sé la curiosità e il coraggio che lo contraddistinguono.
Nel 1978 attraversa a piedi la calotta polare artica insieme a Reinhold Messner, unendo due simboli dell’avventura europea.
Negli anni Ottanta si dedica ai rally africani, partecipando più volte alla Parigi-Dakar, sempre con quello spirito di ricerca che lo spinge a superare i propri limiti.
Parallelamente scrive libri e realizza programmi televisivi che raccontano al pubblico la sua esperienza, trasformandolo in un volto familiare e in un narratore di emozioni estreme.
La resilienza dopo l’incidente
Nel 1992 la sua vita cambia radicalmente.
Durante una traversata in fuoristrada nel deserto del Turkmenistan, un incidente lo rende tetraplegico. Ambrogio Fogar non si arrende: continua a scrivere, a partecipare a trasmissioni e a diffondere il suo messaggio di forza interiore.
Il libro Controvento, pubblicato dopo l’incidente, diventa un manifesto della sua resilienza.
Fogar mostra che l’avventura non si esaurisce nella conquista di spazi lontani, ma prosegue anche nella capacità di affrontare le difficoltà con dignità e determinazione.
La morte e il ricordo
Ambrogio Fogar muore il 24 agosto 2005 a Milano, all’età di 64 anni, a causa di una malattia degenerativa aggravata dalle conseguenze dell’incidente.
I funerali vengono celebrati nella chiesa di San Francesco di Paola, nel cuore della sua città.
L’Italia saluta non solo un viaggiatore, ma un uomo che ha fatto dell’avventura un modo di pensare e di vivere, lasciando in eredità la testimonianza di un coraggio che resiste anche davanti all’impossibile.


















































































