25 luglio 1927. Muore Matilde Serao, scrittrice e giornalista.

Una pioniera che rompe gli argini del suo tempo
Matilde Serao non si limita a raccontare l’Italia del suo tempo: la attraversa con lo sguardo critico di chi sa osservare dal margine e restituire al lettore l’essenza di una società in trasformazione.
Nata a Patrasso, in Grecia, il 7 marzo 1856, da padre napoletano e madre greca, cresce a Napoli, città che diventa per lei musa, teatro e campo di battaglia.
Dopo studi regolari e un impiego modesto al telegrafo, inizia a collaborare con testate locali.
La sua scrittura acuta, popolare e immediata conquista rapidamente spazio nei giornali della capitale. Si trasferisce a Roma, dove firma articoli per importanti testate nazionali e pubblica “Fantasia”, il suo primo romanzo, nel 1883.
Fondatrice, giornalista, scrittrice
La sua eredità più potente arriva nel 1892 con la fondazione de “Il Mattino” di Napoli, insieme al marito Edoardo Scarfoglio.
Matilde ne è l’anima viva: dirige, scrive editoriali, apre finestre sul mondo e sulle piaghe sociali dell’Italia meridionale.
Quando i dissidi coniugali portano alla rottura, lascia il quotidiano per fondare “Il Giorno”, primo giornale italiano diretto da una donna.
Nel frattempo, la sua produzione letteraria si arricchisce di romanzi come “Il ventre di Napoli”, “La conquista di Roma”, “Terno secco”, opere che coniugano realismo narrativo e denuncia sociale.
Matilde Serao descrive la miseria urbana, le lotte delle donne, le tensioni tra progresso e arretratezza, sempre con uno stile che mescola cronaca, lirismo e analisi.
Un’intellettuale scomoda e necessaria
Prima donna candidata al Nobel per la Letteratura, Matilde Serao è scomoda per il potere, amata dal pubblico e ammirata da molti colleghi, italiani e stranieri.
Il suo contributo alla modernizzazione del giornalismo italiano e alla visibilità delle donne nella cultura è incalcolabile.
Non si schiera mai passivamente: osserva, denuncia, racconta.
La morte e il commiato
Muore a Napoli il 25 luglio 1927, all’età di 71 anni.
La città, che le deve una narrazione intensa e veritiera come poche, le rende omaggio con un commiato sentito.
I funerali si svolgono in forma solenne, alla presenza di colleghi, lettori, intellettuali e cittadini comuni.
La sua tomba si trova nel Cimitero di Poggioreale, accanto ai protagonisti della Napoli che ha tanto amato e raccontato.
Una pioniera che rompe gli argini del suo tempo
Matilde Serao non si limita a raccontare l’Italia del suo tempo: la attraversa con lo sguardo critico di chi sa osservare dal margine e restituire al lettore l’essenza di una società in trasformazione.
Nata a Patrasso, in Grecia, il 7 marzo 1856, da padre napoletano e madre greca, cresce a Napoli, città che diventa per lei musa, teatro e campo di battaglia.
Dopo studi regolari e un impiego modesto al telegrafo, inizia a collaborare con testate locali.
La sua scrittura acuta, popolare e immediata conquista rapidamente spazio nei giornali della capitale. Si trasferisce a Roma, dove firma articoli per importanti testate nazionali e pubblica “Fantasia”, il suo primo romanzo, nel 1883.
Fondatrice, giornalista, scrittrice
La sua eredità più potente arriva nel 1892 con la fondazione de “Il Mattino” di Napoli, insieme al marito Edoardo Scarfoglio.
Matilde ne è l’anima viva: dirige, scrive editoriali, apre finestre sul mondo e sulle piaghe sociali dell’Italia meridionale.
Quando i dissidi coniugali portano alla rottura, lascia il quotidiano per fondare “Il Giorno”, primo giornale italiano diretto da una donna.
Nel frattempo, la sua produzione letteraria si arricchisce di romanzi come “Il ventre di Napoli”, “La conquista di Roma”, “Terno secco”, opere che coniugano realismo narrativo e denuncia sociale.
Matilde Serao descrive la miseria urbana, le lotte delle donne, le tensioni tra progresso e arretratezza, sempre con uno stile che mescola cronaca, lirismo e analisi.
Un’intellettuale scomoda e necessaria
Prima donna candidata al Nobel per la Letteratura, Matilde Serao è scomoda per il potere, amata dal pubblico e ammirata da molti colleghi, italiani e stranieri.
Il suo contributo alla modernizzazione del giornalismo italiano e alla visibilità delle donne nella cultura è incalcolabile.
Non si schiera mai passivamente: osserva, denuncia, racconta.
La morte e il commiato
Muore a Napoli il 25 luglio 1927, all’età di 71 anni.
La città, che le deve una narrazione intensa e veritiera come poche, le rende omaggio con un commiato sentito.
I funerali si svolgono in forma solenne, alla presenza di colleghi, lettori, intellettuali e cittadini comuni.
La sua tomba si trova nel Cimitero di Poggioreale, accanto ai protagonisti della Napoli che ha tanto amato e raccontato.


















































































