27 luglio 2017. Muore Sam Shepard, il poeta del deserto americano.

Un autore inafferrabile
Sam Shepard non appartiene a un solo mondo, é scrittore, drammaturgo, attore, sceneggiatore, regista.
Un artista che attraversa la seconda metà del Novecento con lo sguardo inquieto di chi cerca il senso del tempo tra le polveri del deserto americano.
Nasce il 5 novembre 1943 a Fort Sheridan, Illinois, cresce tra California e contesti rurali, immerso in paesaggi che plasmano il suo immaginario.
Teatro, cinema e inquietudini
Nei primi anni Sessanta si trasferisce a New York dove frequenta l’ambiente off-off Broadway e dà forma a una drammaturgia innovativa, segnata da ritmi jazz, dialoghi spezzati, personaggi smarriti.
“La bugia” (1966), “Chicago”, “Cowboy Mouth”, “Buried Child” (Premio Pulitzer 1979) rivelano un autore visionario, radicato nella mitologia americana e nei suoi fallimenti.
Il cinema arriva presto: firma sceneggiature come “Paris, Texas” (1984) di Wim Wenders, recita in “I giorni del cielo”, “Uomini veri”, “The Right Stuff” (per cui ottiene una candidatura all’Oscar come attore non protagonista) e tanti altri.
Non interpreta mai un personaggio banale: è sempre l’uomo ai margini, taciturno, segnato da qualcosa che non viene detto.
La voce dell’America profonda
Sam Shepard racconta il lato oscuro dell’identità americana, le sue storie parlano di famiglie spezzate, sogni infranti, padri assenti e figli in fuga.
Nei suoi testi si sente l’eco del teatro di Beckett, ma anche la polvere dei ranch e delle strade statali.
È uno dei pochi autori a unire l’avanguardia teatrale alla narrazione popolare.
Il suo stile asciutto e immaginifico lascia un segno anche nella narrativa: “Il grande sogno” (1994), “Spiare il vicino” (2004), “Rolling Thunder” (2017) sono esempi di una scrittura che non cerca risposte, ma scava dentro le domande.
La morte e l’addio
Sam Shepard muore il 27 luglio 2017 nella sua casa nel Kentucky, a causa delle complicazioni legate alla SLA, all’età di 73 anni.
La notizia della sua morte viene diffusa giorni dopo, come se anche il suo addio dovesse mantenere quel riserbo da eterno outsider.
I funerali si svolgono in forma privata, secondo la volontà della famiglia.
Nessun clamore, solo silenzio e cielo aperto, come nei suoi testi migliori.
Un autore inafferrabile
Sam Shepard non appartiene a un solo mondo, é scrittore, drammaturgo, attore, sceneggiatore, regista.
Un artista che attraversa la seconda metà del Novecento con lo sguardo inquieto di chi cerca il senso del tempo tra le polveri del deserto americano.
Nasce il 5 novembre 1943 a Fort Sheridan, Illinois, cresce tra California e contesti rurali, immerso in paesaggi che plasmano il suo immaginario.
Teatro, cinema e inquietudini
Nei primi anni Sessanta si trasferisce a New York dove frequenta l’ambiente off-off Broadway e dà forma a una drammaturgia innovativa, segnata da ritmi jazz, dialoghi spezzati, personaggi smarriti.
“La bugia” (1966), “Chicago”, “Cowboy Mouth”, “Buried Child” (Premio Pulitzer 1979) rivelano un autore visionario, radicato nella mitologia americana e nei suoi fallimenti.
Il cinema arriva presto: firma sceneggiature come “Paris, Texas” (1984) di Wim Wenders, recita in “I giorni del cielo”, “Uomini veri”, “The Right Stuff” (per cui ottiene una candidatura all’Oscar come attore non protagonista) e tanti altri.
Non interpreta mai un personaggio banale: è sempre l’uomo ai margini, taciturno, segnato da qualcosa che non viene detto.
La voce dell’America profonda
Sam Shepard racconta il lato oscuro dell’identità americana, le sue storie parlano di famiglie spezzate, sogni infranti, padri assenti e figli in fuga.
Nei suoi testi si sente l’eco del teatro di Beckett, ma anche la polvere dei ranch e delle strade statali.
È uno dei pochi autori a unire l’avanguardia teatrale alla narrazione popolare.
Il suo stile asciutto e immaginifico lascia un segno anche nella narrativa: “Il grande sogno” (1994), “Spiare il vicino” (2004), “Rolling Thunder” (2017) sono esempi di una scrittura che non cerca risposte, ma scava dentro le domande.
La morte e l’addio
Sam Shepard muore il 27 luglio 2017 nella sua casa nel Kentucky, a causa delle complicazioni legate alla SLA, all’età di 73 anni.
La notizia della sua morte viene diffusa giorni dopo, come se anche il suo addio dovesse mantenere quel riserbo da eterno outsider.
I funerali si svolgono in forma privata, secondo la volontà della famiglia.
Nessun clamore, solo silenzio e cielo aperto, come nei suoi testi migliori.


















































































