28 luglio 1794. La morte di Robespierre.

L’uomo che incarna la Rivoluzione francese
Nato a Arras nel 1758, Maximilien de Robespierre cresce nella Francia degli ultimi re, ma diventa il simbolo più radicale della Rivoluzione che li abbatte. Avvocato brillante, oratore implacabile e figura austera, entra negli Stati Generali nel 1789 come deputato del Terzo Stato, portando con sé l’ideale di un mondo più giusto. La sua parola pesa e divide, e da subito mostra un’attitudine alla coerenza estrema, che gli vale il soprannome di L’incorruttibile.
Il potere e il Terrore
Durante gli anni convulsi della Rivoluzione, Robespierre emerge come voce guida del Comitato di Salute Pubblica, il cuore del governo rivoluzionario. È tra i principali artefici del Regime del Terrore, fase in cui la ghigliottina lavora incessantemente per epurare la Repubblica dai suoi presunti nemici. Robespierre ritiene che la virtù rivoluzionaria debba imporsi con la forza, se necessario anche con la morte. In questo periodo cadono personalità come Danton e Desmoulins, suoi ex alleati, e si assiste a una crescente tensione tra giustizia politica e fanatismo.
Nel 1794, Robespierre introduce il Culto dell’Essere Supremo, tentativo di fondare una religione laica basata sulla virtù civica. Ma questo atto, come le epurazioni sempre più arbitrarie, inizia a isolare anche i suoi fedelissimi.
La caduta di un simbolo
Il 27 luglio 1794 (9 Termidoro, secondo il calendario rivoluzionario), Robespierre viene arrestato insieme ai suoi più stretti collaboratori. Il giorno dopo, 28 luglio, viene ghigliottinato a Parigi, senza processo, nello stesso luogo in cui ha mandato centinaia di condannati. Ha solo 36 anni.
Il suo corpo viene sepolto in una fossa comune nel Cimitero degli Errancis. Nessun funerale ufficiale, nessun epitaffio. Solo la memoria controversa di un uomo che resta figura centrale della Rivoluzione: simbolo di rigore morale per alcuni, di fanatismo e violenza per altri.
L’uomo che incarna la Rivoluzione francese
Nato a Arras nel 1758, Maximilien de Robespierre cresce nella Francia degli ultimi re, ma diventa il simbolo più radicale della Rivoluzione che li abbatte. Avvocato brillante, oratore implacabile e figura austera, entra negli Stati Generali nel 1789 come deputato del Terzo Stato, portando con sé l’ideale di un mondo più giusto. La sua parola pesa e divide, e da subito mostra un’attitudine alla coerenza estrema, che gli vale il soprannome di L’incorruttibile.
Il potere e il Terrore
Durante gli anni convulsi della Rivoluzione, Robespierre emerge come voce guida del Comitato di Salute Pubblica, il cuore del governo rivoluzionario. È tra i principali artefici del Regime del Terrore, fase in cui la ghigliottina lavora incessantemente per epurare la Repubblica dai suoi presunti nemici. Robespierre ritiene che la virtù rivoluzionaria debba imporsi con la forza, se necessario anche con la morte. In questo periodo cadono personalità come Danton e Desmoulins, suoi ex alleati, e si assiste a una crescente tensione tra giustizia politica e fanatismo.
Nel 1794, Robespierre introduce il Culto dell’Essere Supremo, tentativo di fondare una religione laica basata sulla virtù civica. Ma questo atto, come le epurazioni sempre più arbitrarie, inizia a isolare anche i suoi fedelissimi.
La caduta di un simbolo
Il 27 luglio 1794 (9 Termidoro, secondo il calendario rivoluzionario), Robespierre viene arrestato insieme ai suoi più stretti collaboratori. Il giorno dopo, 28 luglio, viene ghigliottinato a Parigi, senza processo, nello stesso luogo in cui ha mandato centinaia di condannati. Ha solo 36 anni.
Il suo corpo viene sepolto in una fossa comune nel Cimitero degli Errancis. Nessun funerale ufficiale, nessun epitaffio. Solo la memoria controversa di un uomo che resta figura centrale della Rivoluzione: simbolo di rigore morale per alcuni, di fanatismo e violenza per altri.


















































































