28 luglio 2004. Muore Tiziano Terzani, scrittore dell’anima.

Un uomo che attraversa il mondo in cerca di sé
Tiziano Terzani non è un semplice giornalista: è uno spirito libero, un intellettuale errante che trasforma la cronaca in ricerca esistenziale.
Nato a Firenze il 14 settembre 1938, cresce in una famiglia modesta, studia con passione e ottiene una borsa di studio per la Columbia University.
È il primo passo verso un’esistenza votata all’osservazione del mondo, con occhi affamati di senso.
L’inviato speciale che diventa cercatore di verità
Negli anni Settanta entra nella redazione del “Der Spiegel” come corrispondente dall’Asia.
Vive a Singapore, Hong Kong, Pechino, Tokyo, Bangkok, Hanoi.
È testimone della caduta di Saigon, della Rivoluzione culturale cinese, dei conflitti che lacerano l’Asia.
In “Pelle di leopardo” (1973), “Giai Phong!” (1976) e “La porta proibita” (1984) intreccia reportage e riflessioni personali, esplorando le contraddizioni dell’Occidente e la spiritualità orientale.
La malattia come occasione di rinascita interiore
Nel 1997, una diagnosi di cancro cambia la traiettoria della sua vita.
Decide di non affidarsi solo alla medicina convenzionale.
Si ritira in Himalaya, si avvicina alla meditazione, al silenzio, al dolore come maestro.
Nasce “Un altro giro di giostra” (2004), libro testamento e meditazione profonda sulla morte, la paura, l’amore per la vita.
In quell’ultimo tratto di strada, Terzani affida al figlio Folco un lungo dialogo intimo, diventato poi “La fine è il mio inizio” (2006).
È il racconto sereno e disarmato di un uomo che, guardando la morte negli occhi, decide di raccontare tutto: la guerra, la pace, le illusioni, la libertà interiore.
La morte di Tiziano Terzani
Muore il 28 luglio 2004 a Orsigna, il piccolo borgo dell’Appennino toscano che per lui è casa e rifugio, ha 65 anni.
Il funerale si svolge in forma privata, secondo le sue volontà.
Le sue ceneri vengono sparse in un luogo simbolico: “l’Albero con gli occhi”, un albero speciale scelto da lui stesso, lungo un sentiero che oggi porta il suo nome.
Un uomo che attraversa il mondo in cerca di sé
Tiziano Terzani non è un semplice giornalista: è uno spirito libero, un intellettuale errante che trasforma la cronaca in ricerca esistenziale.
Nato a Firenze il 14 settembre 1938, cresce in una famiglia modesta, studia con passione e ottiene una borsa di studio per la Columbia University.
È il primo passo verso un’esistenza votata all’osservazione del mondo, con occhi affamati di senso.
L’inviato speciale che diventa cercatore di verità
Negli anni Settanta entra nella redazione del “Der Spiegel” come corrispondente dall’Asia.
Vive a Singapore, Hong Kong, Pechino, Tokyo, Bangkok, Hanoi.
È testimone della caduta di Saigon, della Rivoluzione culturale cinese, dei conflitti che lacerano l’Asia.
In “Pelle di leopardo” (1973), “Giai Phong!” (1976) e “La porta proibita” (1984) intreccia reportage e riflessioni personali, esplorando le contraddizioni dell’Occidente e la spiritualità orientale.
La malattia come occasione di rinascita interiore
Nel 1997, una diagnosi di cancro cambia la traiettoria della sua vita.
Decide di non affidarsi solo alla medicina convenzionale.
Si ritira in Himalaya, si avvicina alla meditazione, al silenzio, al dolore come maestro.
Nasce “Un altro giro di giostra” (2004), libro testamento e meditazione profonda sulla morte, la paura, l’amore per la vita.
In quell’ultimo tratto di strada, Terzani affida al figlio Folco un lungo dialogo intimo, diventato poi “La fine è il mio inizio” (2006).
È il racconto sereno e disarmato di un uomo che, guardando la morte negli occhi, decide di raccontare tutto: la guerra, la pace, le illusioni, la libertà interiore.
La morte di Tiziano Terzani
Muore il 28 luglio 2004 a Orsigna, il piccolo borgo dell’Appennino toscano che per lui è casa e rifugio, ha 65 anni.
Il funerale si svolge in forma privata, secondo le sue volontà.
Le sue ceneri vengono sparse in un luogo simbolico: “l’Albero con gli occhi”, un albero speciale scelto da lui stesso, lungo un sentiero che oggi porta il suo nome.


















































































