29 luglio 2016. La scomparsa di Marta Marzotto.

Dalla sartoria di provincia al cuore del jet set culturale
Marta Marzotto non è solo un volto noto delle cronache mondane italiane.
È una donna che attraversa il Novecento con un’eleganza spregiudicata e una forza fuori dal comune.
Nata il 24 febbraio 1931 a Reggio Emilia, cresce in Lombardia in una famiglia modesta: padre casellante e madre mondina.
Da giovanissima lavora come apprendista sarta e modella, ma la sua presenza magnetica la porta presto a calcare salotti ben più ambiziosi.
Negli anni Cinquanta sposa il conte Umberto Marzotto, erede della celebre dinastia tessile vicentina.
Il matrimonio le apre le porte dell’aristocrazia industriale, ma non la piega ai codici rigidi dell’alta società.
Anzi, Marta interpreta a modo suo il ruolo di contessa: ama la vita, i colori sgargianti, le battaglie culturali, e si impone come figura libera e irriverente, mai secondaria.
Musa, mecenate, narratrice di sé
Marta Marzotto diventa un’icona per generazioni diverse: per i fotografi, che la immortalano sempre eccentrica e teatrale; per gli artisti, che la considerano una musa instancabile; per il pubblico, che segue incuriosito la sua storia d’amore lunga vent’anni con il pittore Renato Guttuso.
È lei, del resto, a promuoverne l’opera e custodirne la memoria dopo la morte.
Oltre l’immagine pubblica, c’è una Marta che scrive, partecipa ai dibattiti culturali, sostiene i giovani creativi.
Partecipa a trasmissioni televisive, racconta sé stessa con disincanto e ironia, e si ritaglia un posto tutto suo nel costume italiano. Amata e criticata, mai indifferente.
La scomparsa di una icona di stile e libertà
Marta Marzotto muore il 29 luglio 2016 a Milano, all’età di 85 anni, in seguito a una malattia respiratoria.
I funerali si celebrano il 1º agosto nella chiesa di Santa Maria dei Servi, a Milano, dove parenti, amici e volti noti della cultura e della politica la accompagnano con affetto e commozione.
La sua eredità non è fatta solo di abiti sgargianti e risate contagiose.
Marta lascia un esempio raro di femminilità fuori dagli schemi, un’esistenza vissuta con il coraggio di chi non chiede mai il permesso di essere sé stesso.
Dalla sartoria di provincia al cuore del jet set culturale
Marta Marzotto non è solo un volto noto delle cronache mondane italiane.
È una donna che attraversa il Novecento con un’eleganza spregiudicata e una forza fuori dal comune.
Nata il 24 febbraio 1931 a Reggio Emilia, cresce in Lombardia in una famiglia modesta: padre casellante e madre mondina.
Da giovanissima lavora come apprendista sarta e modella, ma la sua presenza magnetica la porta presto a calcare salotti ben più ambiziosi.
Negli anni Cinquanta sposa il conte Umberto Marzotto, erede della celebre dinastia tessile vicentina.
Il matrimonio le apre le porte dell’aristocrazia industriale, ma non la piega ai codici rigidi dell’alta società.
Anzi, Marta interpreta a modo suo il ruolo di contessa: ama la vita, i colori sgargianti, le battaglie culturali, e si impone come figura libera e irriverente, mai secondaria.
Musa, mecenate, narratrice di sé
Marta Marzotto diventa un’icona per generazioni diverse: per i fotografi, che la immortalano sempre eccentrica e teatrale; per gli artisti, che la considerano una musa instancabile; per il pubblico, che segue incuriosito la sua storia d’amore lunga vent’anni con il pittore Renato Guttuso.
È lei, del resto, a promuoverne l’opera e custodirne la memoria dopo la morte.
Oltre l’immagine pubblica, c’è una Marta che scrive, partecipa ai dibattiti culturali, sostiene i giovani creativi.
Partecipa a trasmissioni televisive, racconta sé stessa con disincanto e ironia, e si ritaglia un posto tutto suo nel costume italiano. Amata e criticata, mai indifferente.
La scomparsa di una icona di stile e libertà
Marta Marzotto muore il 29 luglio 2016 a Milano, all’età di 85 anni, in seguito a una malattia respiratoria.
I funerali si celebrano il 1º agosto nella chiesa di Santa Maria dei Servi, a Milano, dove parenti, amici e volti noti della cultura e della politica la accompagnano con affetto e commozione.
La sua eredità non è fatta solo di abiti sgargianti e risate contagiose.
Marta lascia un esempio raro di femminilità fuori dagli schemi, un’esistenza vissuta con il coraggio di chi non chiede mai il permesso di essere sé stesso.


















































































