30 luglio 2007. Muore il regista Michelangelo Antonioni.

Un autore fuori dal tempo
Michelangelo Antonioni muore il 30 luglio 2007 a Roma, all’età di 94 anni.
Regista, sceneggiatore, pittore e intellettuale, nasce a Ferrara il 29 settembre 1912.
In un’Italia che attraversa guerre, ricostruzioni e boom economici, Antonioni costruisce un linguaggio cinematografico capace di indagare il vuoto, l’alienazione e l’incomunicabilità.
La sua è una rivoluzione silenziosa, fatta di pause, sguardi e paesaggi che parlano più dei dialoghi.
Nei suoi film, la trama si sfalda, i personaggi si perdono, la narrazione si trasforma in esperienza visiva e psichica.
L’avventura del cinema moderno
Dopo studi in economia e un corso al Centro Sperimentale di Cinematografia, Antonioni si avvicina al mondo del cinema come critico e documentarista.
Nel 1950 dirige Cronaca di un amore, già con una sensibilità visiva che rompe con il neorealismo.
La svolta arriva nel 1960 con *L’avventura*, accolto con fischi a Cannes e poi riscoperto come uno dei capolavori del Novecento.
Seguono La notte, L’eclisse e Il deserto rosso: opere che ridefiniscono il modo di raccontare la crisi esistenziale della borghesia moderna.
Nel 1966, Blow-Up, ambientato nella swinging London, gli regala fama internazionale e il Gran Premio della Giuria a Cannes. Anche Zabriskie Point (1970) e Professione: reporter (1975) confermano la sua vocazione a osservare il mondo con occhi straniati, decentrati.
L’eredità di Michelangelo Antonioni
Il nome di Michelangelo Antonioni resta legato a un’idea di cinema come arte.
I suoi film non cercano di spiegare, ma di evocare. Il tempo si dilata, le parole si perdono, l’essere umano si ritrova fragile davanti all’infinito.
Tra i registi che lo considerano maestro, vi sono Wim Wenders, Stanley Kubrick, Chantal Akerman e Abbas Kiarostami.
I critici lo definiscono “l’occhio dell’inquietudine”, capace di rendere visibile l’invisibile.
La fine e il saluto
Antonioni muore nello stesso giorno di Ingmar Bergman, come in un gioco del destino che accomuna due giganti della settima arte.
I funerali si svolgono in forma privata.
La camera ardente viene allestita in Campidoglio, dove migliaia di persone rendono omaggio al regista.
Viene sepolto nel cimitero della Certosa di Ferrara, accanto ai suoi genitori, nella sua città natale.
Un luogo di quiete per chi ha fatto del silenzio una forma d’arte.
Un autore fuori dal tempo
Michelangelo Antonioni muore il 30 luglio 2007 a Roma, all’età di 94 anni.
Regista, sceneggiatore, pittore e intellettuale, nasce a Ferrara il 29 settembre 1912.
In un’Italia che attraversa guerre, ricostruzioni e boom economici, Antonioni costruisce un linguaggio cinematografico capace di indagare il vuoto, l’alienazione e l’incomunicabilità.
La sua è una rivoluzione silenziosa, fatta di pause, sguardi e paesaggi che parlano più dei dialoghi.
Nei suoi film, la trama si sfalda, i personaggi si perdono, la narrazione si trasforma in esperienza visiva e psichica.
L’avventura del cinema moderno
Dopo studi in economia e un corso al Centro Sperimentale di Cinematografia, Antonioni si avvicina al mondo del cinema come critico e documentarista.
Nel 1950 dirige Cronaca di un amore, già con una sensibilità visiva che rompe con il neorealismo.
La svolta arriva nel 1960 con *L’avventura*, accolto con fischi a Cannes e poi riscoperto come uno dei capolavori del Novecento.
Seguono La notte, L’eclisse e Il deserto rosso: opere che ridefiniscono il modo di raccontare la crisi esistenziale della borghesia moderna.
Nel 1966, Blow-Up, ambientato nella swinging London, gli regala fama internazionale e il Gran Premio della Giuria a Cannes. Anche Zabriskie Point (1970) e Professione: reporter (1975) confermano la sua vocazione a osservare il mondo con occhi straniati, decentrati.
L’eredità di Michelangelo Antonioni
Il nome di Michelangelo Antonioni resta legato a un’idea di cinema come arte.
I suoi film non cercano di spiegare, ma di evocare. Il tempo si dilata, le parole si perdono, l’essere umano si ritrova fragile davanti all’infinito.
Tra i registi che lo considerano maestro, vi sono Wim Wenders, Stanley Kubrick, Chantal Akerman e Abbas Kiarostami.
I critici lo definiscono “l’occhio dell’inquietudine”, capace di rendere visibile l’invisibile.
La fine e il saluto
Antonioni muore nello stesso giorno di Ingmar Bergman, come in un gioco del destino che accomuna due giganti della settima arte.
I funerali si svolgono in forma privata.
La camera ardente viene allestita in Campidoglio, dove migliaia di persone rendono omaggio al regista.
Viene sepolto nel cimitero della Certosa di Ferrara, accanto ai suoi genitori, nella sua città natale.
Un luogo di quiete per chi ha fatto del silenzio una forma d’arte.


















































































