5 maggio 2004. Muore Nando Martellini, la voce degli azzurri campioni del mondo.

Nando Martellini nasce a Ceccano, in provincia di Frosinone, il 7 agosto 1921.
Dopo una formazione classica e una laurea in Scienze Politiche, si avvicina al giornalismo radiofonico negli anni Quaranta, in un’Italia che cerca di ricostruirsi dopo la guerra.
L’esordio alla RAI arriva nel 1954: inizia a raccontare lo sport, ma con un timbro e uno stile che si distinguono subito per sobrietà, precisione e rispetto per il pubblico.
Martellini non urla mai.
Racconta.
Accarezza le parole e accompagna lo spettatore dentro la cronaca, con compostezza e intensità.
Nando Martellini e l’eco di una notte indimenticabile
La sua voce diventa parte della memoria collettiva italiana.
Per più di trent’anni, segue le partite della Nazionale di calcio, i campionati del mondo, le Olimpiadi.
Ma è nella notte dell’11 luglio 1982 che il suo nome si lega per sempre a un momento storico.
Al Santiago Bernabéu di Madrid, l’Italia vince il Mondiale battendo la Germania Ovest per 3-1.
E quando l’arbitro fischia la fine, Martellini non resiste all’emozione:
«Campioni del mondo! Campioni del mondo! Campioni del mondo!»
Tre volte.
Tre parole che ancora oggi risuonano nella mente degli italiani, perché dette senza retorica, ma con l’autenticità di chi ha saputo attendere, vivere e condividere.
Un volto familiare della televisione italiana
Oltre allo sport, Nando Martellini conduce il telegiornale serale del TG1 tra gli anni Sessanta e Settanta, guadagnandosi la fiducia degli spettatori.
La sua professionalità sobria e la capacità di comunicare anche le notizie più difficili con equilibrio lo rendono uno dei volti più amati della televisione pubblica.
Nel 1985 riceve il prestigioso premio Saint Vincent per il giornalismo, e nel 1990 viene insignito del titolo di Commendatore della Repubblica Italiana.
L’ultimo saluto
Nando Martellini si spegne a Roma il 5 maggio 2004, all’età di 82 anni.
Le esequie si svolgono in forma privata, nel rispetto della sua discrezione.
È sepolto nel cimitero del Verano a Roma, nella zona riservata ai personaggi illustri.
Sulla sua tomba non ci sono frasi altisonanti, solo il nome di un uomo che ha saputo raccontare il Paese senza mai mettersi al centro.
Nando Martellini nasce a Ceccano, in provincia di Frosinone, il 7 agosto 1921.
Dopo una formazione classica e una laurea in Scienze Politiche, si avvicina al giornalismo radiofonico negli anni Quaranta, in un’Italia che cerca di ricostruirsi dopo la guerra.
L’esordio alla RAI arriva nel 1954: inizia a raccontare lo sport, ma con un timbro e uno stile che si distinguono subito per sobrietà, precisione e rispetto per il pubblico.
Martellini non urla mai.
Racconta.
Accarezza le parole e accompagna lo spettatore dentro la cronaca, con compostezza e intensità.
Nando Martellini e l’eco di una notte indimenticabile
La sua voce diventa parte della memoria collettiva italiana.
Per più di trent’anni, segue le partite della Nazionale di calcio, i campionati del mondo, le Olimpiadi.
Ma è nella notte dell’11 luglio 1982 che il suo nome si lega per sempre a un momento storico.
Al Santiago Bernabéu di Madrid, l’Italia vince il Mondiale battendo la Germania Ovest per 3-1.
E quando l’arbitro fischia la fine, Martellini non resiste all’emozione:
«Campioni del mondo! Campioni del mondo! Campioni del mondo!»
Tre volte.
Tre parole che ancora oggi risuonano nella mente degli italiani, perché dette senza retorica, ma con l’autenticità di chi ha saputo attendere, vivere e condividere.
Un volto familiare della televisione italiana
Oltre allo sport, Nando Martellini conduce il telegiornale serale del TG1 tra gli anni Sessanta e Settanta, guadagnandosi la fiducia degli spettatori.
La sua professionalità sobria e la capacità di comunicare anche le notizie più difficili con equilibrio lo rendono uno dei volti più amati della televisione pubblica.
Nel 1985 riceve il prestigioso premio Saint Vincent per il giornalismo, e nel 1990 viene insignito del titolo di Commendatore della Repubblica Italiana.
L’ultimo saluto
Nando Martellini si spegne a Roma il 5 maggio 2004, all’età di 82 anni.
Le esequie si svolgono in forma privata, nel rispetto della sua discrezione.
È sepolto nel cimitero del Verano a Roma, nella zona riservata ai personaggi illustri.
Sulla sua tomba non ci sono frasi altisonanti, solo il nome di un uomo che ha saputo raccontare il Paese senza mai mettersi al centro.


















































































