7 dicembre 2018. Muore l’allenatore Gigi Radice, scudetto granata.

Le origini di Gigi Radice e la carriera da calciatore
Gigi Radice nasce il 15 gennaio 1935 a Cesano Maderno e cresce in un contesto in cui il calcio rappresenta un linguaggio comune.
Il suo talento lo porta presto al Milan, dove interpreta il ruolo di terzino sinistro con energia e intuito tattico.
Con i rossoneri conquista tre scudetti e la Coppa dei Campioni del 1963, esperienze che plasmano la sua futura visione da allenatore.
Un grave infortunio però interrompe la carriera da giocatore e lo indirizza verso la panchina, che diventa la sua nuova casa professionale.
I primi passi da allenatore e la nascita di uno stile
Gigi Radice inizia ad allenare tra Monza, Treviso e Cesena, trasformando ogni squadra in un laboratorio dove sperimenta movimento continuo, pressing e mentalità collettiva.
Il suo approccio richiede ritmo e partecipazione costante, anticipando concetti che diventeranno centrali nel calcio moderno.
La determinazione con cui struttura il gioco attira l’attenzione di club sempre più prestigiosi.
Il Torino e lo scudetto che segna un’epoca
La svolta arriva con l’arrivo al Torino, ambiente in cui Radice trova terreno fertile per esprimere la propria visione.
La stagione 1975-1976 vede la squadra conquistare uno scudetto storico, atteso da 27 anni, grazie a un sistema basato su pressing alto, precisione nei movimenti e un forte senso del collettivo.
Gigi Radice valorizza ogni giocatore, crea un’identità condivisa e introduce una mentalità che rimane ancora oggi un riferimento per molti allenatori.
Le altre panchine e l’eredità calcistica di Gigi Radice
Nel corso della carriera Radice guida Juventus, Inter, Roma, Fiorentina, Bologna, Cagliari e molte altre formazioni.
In ogni città lascia un segno evidente: disciplina, ritmo e un’idea di calcio in cui il gruppo prevale sul singolo.
La sua figura diventa un modello per chi cerca un modo innovativo e rigoroso di intendere il gioco.
La morte e il saluto finale
Negli ultimi anni Gigi Radice affronta una malattia degenerativa che riduce la sua autonomia, ma non spegne il ricordo delle sue imprese.
Il 7 dicembre 2018 muore a Torino, città che lo ha accolto e celebrato.
Ai funerali partecipano tifosi, ex giocatori e colleghi, uniti nel rendere omaggio a un tecnico che ha lasciato un’impronta indelebile.
Le origini di Gigi Radice e la carriera da calciatore
Gigi Radice nasce il 15 gennaio 1935 a Cesano Maderno e cresce in un contesto in cui il calcio rappresenta un linguaggio comune.
Il suo talento lo porta presto al Milan, dove interpreta il ruolo di terzino sinistro con energia e intuito tattico.
Con i rossoneri conquista tre scudetti e la Coppa dei Campioni del 1963, esperienze che plasmano la sua futura visione da allenatore.
Un grave infortunio però interrompe la carriera da giocatore e lo indirizza verso la panchina, che diventa la sua nuova casa professionale.
I primi passi da allenatore e la nascita di uno stile
Gigi Radice inizia ad allenare tra Monza, Treviso e Cesena, trasformando ogni squadra in un laboratorio dove sperimenta movimento continuo, pressing e mentalità collettiva.
Il suo approccio richiede ritmo e partecipazione costante, anticipando concetti che diventeranno centrali nel calcio moderno.
La determinazione con cui struttura il gioco attira l’attenzione di club sempre più prestigiosi.
Il Torino e lo scudetto che segna un’epoca
La svolta arriva con l’arrivo al Torino, ambiente in cui Radice trova terreno fertile per esprimere la propria visione.
La stagione 1975-1976 vede la squadra conquistare uno scudetto storico, atteso da 27 anni, grazie a un sistema basato su pressing alto, precisione nei movimenti e un forte senso del collettivo.
Gigi Radice valorizza ogni giocatore, crea un’identità condivisa e introduce una mentalità che rimane ancora oggi un riferimento per molti allenatori.
Le altre panchine e l’eredità calcistica di Gigi Radice
Nel corso della carriera Radice guida Juventus, Inter, Roma, Fiorentina, Bologna, Cagliari e molte altre formazioni.
In ogni città lascia un segno evidente: disciplina, ritmo e un’idea di calcio in cui il gruppo prevale sul singolo.
La sua figura diventa un modello per chi cerca un modo innovativo e rigoroso di intendere il gioco.
La morte e il saluto finale
Negli ultimi anni Gigi Radice affronta una malattia degenerativa che riduce la sua autonomia, ma non spegne il ricordo delle sue imprese.
Il 7 dicembre 2018 muore a Torino, città che lo ha accolto e celebrato.
Ai funerali partecipano tifosi, ex giocatori e colleghi, uniti nel rendere omaggio a un tecnico che ha lasciato un’impronta indelebile.


















































































