7 luglio 1930. Muore Arthur Conan Doyle, il “padre” di Sherlock Holmes.

Il 7 luglio 1930, Arthur Conan Doyle muore nella sua casa di Crowborough, nel Sussex, ha 71 anni.
Il cuore si ferma, ma la sua penna continua a scrivere nella memoria collettiva.
Chiunque abbia amato un mistero, un’indagine, una deduzione brillante, gli deve qualcosa, perché Conan Doyle non ha solo creato Sherlock Holmes.
Ha inventato un modo nuovo di raccontare il mondo, con logica, ironia e profondità.
Un medico con l’anima da narratore
Nasce a Edimburgo il 22 maggio 1859, in una famiglia irlandese e cattolica.
Studia medicina, esercita come medico, ma è nella scrittura che trova la vera vocazione.
I primi racconti nascono tra un paziente e l’altro, poi arriva lui, Sherlock Holmes.
Un detective dalla mente affilata e il cuore nascosto, un personaggio che sfugge al suo stesso creatore.
Con il racconto Uno studio in rosso, pubblicato nel 1887, Conan Doyle apre una porta che non si chiuderà mai più.
Holmes e il dottor Watson conquistano i lettori, attraversano i giornali, diventano parte della cultura popolare.
Lui, a un certo punto, cerca perfino di liberarsene e scrive a sua madre: “Ho deciso di uccidere Holmes.”
Lei gli risponde: “Non puoi. È troppo amato.”, aveva ragione.
Oltre Holmes, la vita e le battaglie di un uomo inquieto
Arthur Conan Doyle non è solo il padre della detective fiction, é un uomo appassionato, idealista e curioso del mistero in ogni sua forma.
Difende innocenti ingiustamente condannati, scrive romanzi storici, saggi, racconti di guerra e spiritualità.
Dopo la morte del figlio nella Prima guerra mondiale, si avvicina al mondo dello spiritismo.
Cerca un contatto, una voce, una risposta.
La razionalità di Holmes convive con la sua personale sete di aldilà ed è proprio questa contraddizione a renderlo così umano.
Un addio sereno e pieno di gratitudine
Il 7 luglio 1930 si spegne serenamente nel suo giardino, ha in mano un fiore.
Le sue ultime parole sono rivolte a sua moglie: “Sei meravigliosa.”
Il funerale si svolge con discrezione, non come un evento mondano, ma come il saluto a un uomo che ha lasciato molto più di quanto avrebbe immaginato.
Oggi Arthur Conan Doyle vive in ogni storia che comincia con un mistero, in ogni investigatore che guarda il mondo con occhi lucidi e, ovviamente, in ogni cappello da cacciatore di cervi e lente d’ingrandimento.
Il 7 luglio 1930, Arthur Conan Doyle muore nella sua casa di Crowborough, nel Sussex, ha 71 anni.
Il cuore si ferma, ma la sua penna continua a scrivere nella memoria collettiva.
Chiunque abbia amato un mistero, un’indagine, una deduzione brillante, gli deve qualcosa, perché Conan Doyle non ha solo creato Sherlock Holmes.
Ha inventato un modo nuovo di raccontare il mondo, con logica, ironia e profondità.
Un medico con l’anima da narratore
Nasce a Edimburgo il 22 maggio 1859, in una famiglia irlandese e cattolica.
Studia medicina, esercita come medico, ma è nella scrittura che trova la vera vocazione.
I primi racconti nascono tra un paziente e l’altro, poi arriva lui, Sherlock Holmes.
Un detective dalla mente affilata e il cuore nascosto, un personaggio che sfugge al suo stesso creatore.
Con il racconto Uno studio in rosso, pubblicato nel 1887, Conan Doyle apre una porta che non si chiuderà mai più.
Holmes e il dottor Watson conquistano i lettori, attraversano i giornali, diventano parte della cultura popolare.
Lui, a un certo punto, cerca perfino di liberarsene e scrive a sua madre: “Ho deciso di uccidere Holmes.”
Lei gli risponde: “Non puoi. È troppo amato.”, aveva ragione.
Oltre Holmes, la vita e le battaglie di un uomo inquieto
Arthur Conan Doyle non è solo il padre della detective fiction, é un uomo appassionato, idealista e curioso del mistero in ogni sua forma.
Difende innocenti ingiustamente condannati, scrive romanzi storici, saggi, racconti di guerra e spiritualità.
Dopo la morte del figlio nella Prima guerra mondiale, si avvicina al mondo dello spiritismo.
Cerca un contatto, una voce, una risposta.
La razionalità di Holmes convive con la sua personale sete di aldilà ed è proprio questa contraddizione a renderlo così umano.
Un addio sereno e pieno di gratitudine
Il 7 luglio 1930 si spegne serenamente nel suo giardino, ha in mano un fiore.
Le sue ultime parole sono rivolte a sua moglie: “Sei meravigliosa.”
Il funerale si svolge con discrezione, non come un evento mondano, ma come il saluto a un uomo che ha lasciato molto più di quanto avrebbe immaginato.
Oggi Arthur Conan Doyle vive in ogni storia che comincia con un mistero, in ogni investigatore che guarda il mondo con occhi lucidi e, ovviamente, in ogni cappello da cacciatore di cervi e lente d’ingrandimento.


















































































