8 ottobre 1803. Muore Vittorio Alfieri, padre della tragedia italiana.

L’8 ottobre 1803 si spegne a Firenze Vittorio Alfieri, figura centrale della letteratura italiana del Settecento.
La sua vita inquieta e la sua produzione teatrale trasformano il panorama culturale dell’epoca, portando sulla scena un nuovo linguaggio tragico, forte e appassionato, che riflette ideali di libertà e ribellione.
La vita e la formazione
Vittorio Alfieri nasce ad Asti il 16 gennaio 1749.
Dopo un’educazione militare a Torino, si allontana dall’ambiente sabaudo per intraprendere un lungo viaggio attraverso l’Europa.
L’esperienza cosmopolita alimenta il suo spirito critico e il desiderio di indipendenza.
Nonostante le prime prove letterarie incerte, Alfieri trova nella tragedia il terreno più adatto per esprimere la sua energia creativa e politica.
Le opere e l’impegno letterario
Negli anni Settanta del Settecento, Vittorio Alfieri scrive tragedie che si impongono per originalità e intensità.
Tra i titoli più celebri emergono Saul, Mirra, Filippo e Virginia.
Nei suoi testi i protagonisti sono eroi tormentati, simboli di passioni estreme e di conflitti tra libertà e tirannide.
La sua lingua, asciutta e vigorosa, rompe con le convenzioni classiciste e restituisce al teatro italiano un carattere moderno e politico.
Alfieri si dedica anche alla prosa: con la raccolta Del principe e delle lettere e l’autobiografia Vita, consegna un ritratto sincero del proprio percorso umano e intellettuale.
La sua produzione influenza il Romanticismo e diventa riferimento per generazioni di scrittori e patrioti italiani.
La visione di Vittorio Alfieri
Vittorio Alfieri incarna l’ideale dell’intellettuale libero, insofferente a ogni forma di oppressione.
La sua visione eroica e il culto della libertà anticipano lo spirito risorgimentale.
Per questo Alfieri è ricordato come un autore capace di unire arte e impegno civile, lasciando un segno profondo nella storia culturale italiana ed europea.
La morte e i funerali
Vittorio Alfieri muore a Firenze l’8 ottobre 1803, a 54 anni.
La sua salma viene sepolta nella Basilica di Santa Croce, accanto ai grandi del pensiero e delle arti.
Sul suo monumento funebre, scolpito da Antonio Canova, si celebra la memoria di un autore che ha dato voce alla tragedia e all’ideale di libertà.
L’8 ottobre 1803 si spegne a Firenze Vittorio Alfieri, figura centrale della letteratura italiana del Settecento.
La sua vita inquieta e la sua produzione teatrale trasformano il panorama culturale dell’epoca, portando sulla scena un nuovo linguaggio tragico, forte e appassionato, che riflette ideali di libertà e ribellione.
La vita e la formazione
Vittorio Alfieri nasce ad Asti il 16 gennaio 1749.
Dopo un’educazione militare a Torino, si allontana dall’ambiente sabaudo per intraprendere un lungo viaggio attraverso l’Europa.
L’esperienza cosmopolita alimenta il suo spirito critico e il desiderio di indipendenza.
Nonostante le prime prove letterarie incerte, Alfieri trova nella tragedia il terreno più adatto per esprimere la sua energia creativa e politica.
Le opere e l’impegno letterario
Negli anni Settanta del Settecento, Vittorio Alfieri scrive tragedie che si impongono per originalità e intensità.
Tra i titoli più celebri emergono Saul, Mirra, Filippo e Virginia.
Nei suoi testi i protagonisti sono eroi tormentati, simboli di passioni estreme e di conflitti tra libertà e tirannide.
La sua lingua, asciutta e vigorosa, rompe con le convenzioni classiciste e restituisce al teatro italiano un carattere moderno e politico.
Alfieri si dedica anche alla prosa: con la raccolta Del principe e delle lettere e l’autobiografia Vita, consegna un ritratto sincero del proprio percorso umano e intellettuale.
La sua produzione influenza il Romanticismo e diventa riferimento per generazioni di scrittori e patrioti italiani.
La visione di Vittorio Alfieri
Vittorio Alfieri incarna l’ideale dell’intellettuale libero, insofferente a ogni forma di oppressione.
La sua visione eroica e il culto della libertà anticipano lo spirito risorgimentale.
Per questo Alfieri è ricordato come un autore capace di unire arte e impegno civile, lasciando un segno profondo nella storia culturale italiana ed europea.
La morte e i funerali
Vittorio Alfieri muore a Firenze l’8 ottobre 1803, a 54 anni.
La sua salma viene sepolta nella Basilica di Santa Croce, accanto ai grandi del pensiero e delle arti.
Sul suo monumento funebre, scolpito da Antonio Canova, si celebra la memoria di un autore che ha dato voce alla tragedia e all’ideale di libertà.


















































































