Addio a Nino Benvenuti: leggenda del pugilato italiano.

Nino Benvenuti: lo sport italiano saluta con commozione uno dei suoi più grandi miti.
Il pugile si è spento all’età di 87 anni. Con il suo talento, la sua eleganza e il suo sorriso inconfondibile, ha fatto sognare intere generazioni e portato il nome dell’Italia sul tetto del mondo.
Dall’Istria a Roma: l’ascesa di un campione
Giovanni “Nino” Benvenuti nasce a Isola d’Istria, figlio di esuli italiani.
Cresce a Trieste, in una città divisa tra due mondi, ma unita per lui da un solo sogno: il pugilato.
Dotato di uno stile tecnico e pulito, conquista due titoli europei nei superwelter nel 1957 e nel 1959, attirando l’attenzione della nazionale italiana.
Per i Giochi Olimpici di Roma 1960 viene convinto dal commissario tecnico Natale Rea a perdere peso e competere nei welter, per evitare lo scontro con l’americano McClure.
La scelta si rivela vincente.
Sul ring capitolino domina ogni incontro, battendo futuri campioni come Jean Josselin e Ki-soo Kim, fino alla finale contro Jurij Radonjak.
La vittoria ai punti vale l’oro olimpico e la prestigiosa Coppa Val Barker come miglior pugile del torneo, superando perfino Cassius Clay.
Nino Benvenuti: due volte campione del mondo
Dopo Roma, Benvenuti passa al professionismo e torna nei superwelter, dove nasce una rivalità memorabile con Sandro Mazzinghi.
Nel 1965 lo batte due volte conquistando la cintura mondiale.
Ma è nel passaggio ai pesi medi che Benvenuti scrive la pagina più gloriosa della sua carriera.
La trilogia con l’americano Emile Griffith, combattuta anche al Madison Square Garden, è leggenda.
Vince due dei tre match e tiene la cintura iridata fino al 1970, difendendola con classe e coraggio.
L’epilogo contro Monzón e il ritiro
Nel 1970 arriva il duello con Carlos Monzón.
Il campione argentino lo batte a Roma e lo conferma a Montecarlo, infliggendo a Benvenuti una delle poche sconfitte per ko. È l’8 maggio 1971.
Nino decide che è il momento di smettere, chiudendo una carriera con 82 vittorie, 35 delle quali per knockout, 1 pareggio e 7 sconfitte.
Nino Benvenuti , uno sportivo da leggenda
Nino Benvenuti non è stato solo un campione.
È stato un ambasciatore del pugilato e dello sport italiano nel mondo.
Un uomo elegante, sorridente, educato dentro e fuori dal ring.
Il presidente del CONI Giovanni Malagò lo ha salutato con parole toccanti:
“Sei entrato nell’Olimpo e hai dominato sul ring diventando un’icona senza tempo… Le tue gesta, il tuo sorriso, la tua classe rimarranno un marchio di fabbrica intramontabile.”
Fino all’ultimo ha conservato la lucidità e la dignità di un grande uomo, proprio come grande è stato sul ring.
Nino Benvenuti: lo sport italiano saluta con commozione uno dei suoi più grandi miti.
Il pugile si è spento all’età di 87 anni. Con il suo talento, la sua eleganza e il suo sorriso inconfondibile, ha fatto sognare intere generazioni e portato il nome dell’Italia sul tetto del mondo.
Dall’Istria a Roma: l’ascesa di un campione
Giovanni “Nino” Benvenuti nasce a Isola d’Istria, figlio di esuli italiani.
Cresce a Trieste, in una città divisa tra due mondi, ma unita per lui da un solo sogno: il pugilato.
Dotato di uno stile tecnico e pulito, conquista due titoli europei nei superwelter nel 1957 e nel 1959, attirando l’attenzione della nazionale italiana.
Per i Giochi Olimpici di Roma 1960 viene convinto dal commissario tecnico Natale Rea a perdere peso e competere nei welter, per evitare lo scontro con l’americano McClure.
La scelta si rivela vincente.
Sul ring capitolino domina ogni incontro, battendo futuri campioni come Jean Josselin e Ki-soo Kim, fino alla finale contro Jurij Radonjak.
La vittoria ai punti vale l’oro olimpico e la prestigiosa Coppa Val Barker come miglior pugile del torneo, superando perfino Cassius Clay.
Nino Benvenuti: due volte campione del mondo
Dopo Roma, Benvenuti passa al professionismo e torna nei superwelter, dove nasce una rivalità memorabile con Sandro Mazzinghi.
Nel 1965 lo batte due volte conquistando la cintura mondiale.
Ma è nel passaggio ai pesi medi che Benvenuti scrive la pagina più gloriosa della sua carriera.
La trilogia con l’americano Emile Griffith, combattuta anche al Madison Square Garden, è leggenda.
Vince due dei tre match e tiene la cintura iridata fino al 1970, difendendola con classe e coraggio.
L’epilogo contro Monzón e il ritiro
Nel 1970 arriva il duello con Carlos Monzón.
Il campione argentino lo batte a Roma e lo conferma a Montecarlo, infliggendo a Benvenuti una delle poche sconfitte per ko. È l’8 maggio 1971.
Nino decide che è il momento di smettere, chiudendo una carriera con 82 vittorie, 35 delle quali per knockout, 1 pareggio e 7 sconfitte.
Nino Benvenuti , uno sportivo da leggenda
Nino Benvenuti non è stato solo un campione.
È stato un ambasciatore del pugilato e dello sport italiano nel mondo.
Un uomo elegante, sorridente, educato dentro e fuori dal ring.
Il presidente del CONI Giovanni Malagò lo ha salutato con parole toccanti:
“Sei entrato nell’Olimpo e hai dominato sul ring diventando un’icona senza tempo… Le tue gesta, il tuo sorriso, la tua classe rimarranno un marchio di fabbrica intramontabile.”
Fino all’ultimo ha conservato la lucidità e la dignità di un grande uomo, proprio come grande è stato sul ring.



















































































