Addio a Yuri Grigorovich, il genio del balletto sovietico.

Una vita consacrata alla danza
Si spegne a 98 anni Yuri Grigorovich, icona mondiale della coreografia e pilastro assoluto del balletto sovietico.
Nato il 2 gennaio 1927 a Leningrado, oggi San Pietroburgo, cresce in una famiglia profondamente legata al mondo della danza.
Fin da giovane si distingue per il talento e la disciplina, e dopo essersi formato come ballerino, si dedica presto alla coreografia.
Nel 1956 presenta il suo primo lavoro coreografico, ma è nel 1964 che la sua carriera prende una svolta decisiva.
Il regno al Bolshoi di Mosca
Viene nominato direttore artistico del Teatro Bolshoi, il più prestigioso palcoscenico russo, simbolo della cultura sovietica nel mondo.
Grigorovich porta una rivoluzione nel balletto, rompendo con la tradizione accademica in favore di uno stile più drammatico, teatrale, muscolare.
Dà nuova centralità alla figura maschile, definendo gesti più incisivi, più narrativi, capaci di esprimere forza ed emozione.
Tra le sue coreografie più famose si ricordano Spartaco, Ivan il Terribile, Lo Schiaccianoci, Il lago dei cigni e Romeo e Giulietta.
Sotto la sua direzione, il Bolshoi conosce uno dei suoi periodi di massimo splendore internazionale.
Una carriera tra gloria e controversie
Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, nel 1995 Grigorovich lascia il Bolshoi, in seguito a contrasti artistici e accuse di favoritismi.
Non abbandona però la danza: fonda il Grigorovich Ballet a Krasnodar, nel sud della Russia, continuando a trasmettere la sua visione alle nuove generazioni.
Nel 2008 torna a Mosca, chiamato di nuovo al Bolshoi come coreografo e maître de ballet, confermando il suo ruolo guida nella scena internazionale.
Un’eredità immortale nel mondo della danza
Nel corso della sua lunga carriera, Yuri Grigorovich riceve numerosi riconoscimenti e premi per il suo contributo all’arte del balletto.
È stato anche presidente del Benois de la Danse, uno dei premi più prestigiosi dedicati alla danza classica.
Il suo linguaggio coreografico ha formato generazioni di ballerini e influenzato profondamente lo stile del balletto del Novecento.
Una vita consacrata alla danza
Si spegne a 98 anni Yuri Grigorovich, icona mondiale della coreografia e pilastro assoluto del balletto sovietico.
Nato il 2 gennaio 1927 a Leningrado, oggi San Pietroburgo, cresce in una famiglia profondamente legata al mondo della danza.
Fin da giovane si distingue per il talento e la disciplina, e dopo essersi formato come ballerino, si dedica presto alla coreografia.
Nel 1956 presenta il suo primo lavoro coreografico, ma è nel 1964 che la sua carriera prende una svolta decisiva.
Il regno al Bolshoi di Mosca
Viene nominato direttore artistico del Teatro Bolshoi, il più prestigioso palcoscenico russo, simbolo della cultura sovietica nel mondo.
Grigorovich porta una rivoluzione nel balletto, rompendo con la tradizione accademica in favore di uno stile più drammatico, teatrale, muscolare.
Dà nuova centralità alla figura maschile, definendo gesti più incisivi, più narrativi, capaci di esprimere forza ed emozione.
Tra le sue coreografie più famose si ricordano Spartaco, Ivan il Terribile, Lo Schiaccianoci, Il lago dei cigni e Romeo e Giulietta.
Sotto la sua direzione, il Bolshoi conosce uno dei suoi periodi di massimo splendore internazionale.
Una carriera tra gloria e controversie
Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, nel 1995 Grigorovich lascia il Bolshoi, in seguito a contrasti artistici e accuse di favoritismi.
Non abbandona però la danza: fonda il Grigorovich Ballet a Krasnodar, nel sud della Russia, continuando a trasmettere la sua visione alle nuove generazioni.
Nel 2008 torna a Mosca, chiamato di nuovo al Bolshoi come coreografo e maître de ballet, confermando il suo ruolo guida nella scena internazionale.
Un’eredità immortale nel mondo della danza
Nel corso della sua lunga carriera, Yuri Grigorovich riceve numerosi riconoscimenti e premi per il suo contributo all’arte del balletto.
È stato anche presidente del Benois de la Danse, uno dei premi più prestigiosi dedicati alla danza classica.
Il suo linguaggio coreografico ha formato generazioni di ballerini e influenzato profondamente lo stile del balletto del Novecento.



















































































