8 luglio 2018. Muore Carlo Vanzina, il regista che ha raccontato l’Italia con leggerezza e ironia.

L’8 luglio 2018 Carlo Vanzina muore nella sua casa di Roma., ha 67 anni.
Da tempo combatte contro una malattia, ma continua a scrivere, a immaginare, a progettare.
Fino all’ultimo resta fedele al suo modo di fare cinema, leggero, popolare ma mai superficiale.
Perché Carlo Vanzina non è solo il regista delle commedie di successo, é uno specchio, affettuoso e a volte impietoso, dell’Italia degli ultimi quarant’anni.
Una vita tra set e risate
Carlo nasce a Roma il 13 marzo 1951, il cinema ce l’ha nel sangue, suo padre è Steno, uno dei padri fondatori della commedia all’italiana.
Lui cresce respirando set, copioni, battute, inizia come aiuto regista di Mario Monicelli.
Poi si mette dietro la macchina da presa, accanto al fratello Enrico e insieme firmano film che segnano un’epoca, Vacanze di Natale, Sapore di mare, Yuppies, Montecarlo Gran Casinò.
Non solo commedie, ma ritratti sociali, cartoline ironiche dell’Italia che cambia, del nord e del sud, del boom e del disincanto, dell’estate in Versilia e delle code in tangenziale.
Il mestiere di raccontare l’Italia
Carlo Vanzina conosce bene il suo pubblico, sa che ridere è una cosa seria.
Dietro la leggerezza, c’è sempre un osservatore attento, un autore che non giudica, ma racconta, che non pretende applausi, ma lavora con umiltà.
Il suo cinema non cerca premi, cerca il dialogo con chi va in sala e spesso lo trova, con una battuta azzeccata, una situazione paradossale, una malinconia che arriva all’improvviso.
L’ultimo ciak, in silenzio
Carlo Vanzina muore l’8 luglio 2018.
Lascia una moglie, Lisa, e due figlie e un pubblico che lo ha amato, criticato, ma mai ignorato.
Il funerale si tiene in forma privata, come lui aveva chiesto, senza clamori ma con tanto affetto.
Oggi, basta rivedere una sua scena per tornare indietro nel tempo, per risentire un’epoca, per ricordare che il cinema popolare, quando è fatto bene, sa essere memoria collettiva.
L’8 luglio 2018 Carlo Vanzina muore nella sua casa di Roma., ha 67 anni.
Da tempo combatte contro una malattia, ma continua a scrivere, a immaginare, a progettare.
Fino all’ultimo resta fedele al suo modo di fare cinema, leggero, popolare ma mai superficiale.
Perché Carlo Vanzina non è solo il regista delle commedie di successo, é uno specchio, affettuoso e a volte impietoso, dell’Italia degli ultimi quarant’anni.
Una vita tra set e risate
Carlo nasce a Roma il 13 marzo 1951, il cinema ce l’ha nel sangue, suo padre è Steno, uno dei padri fondatori della commedia all’italiana.
Lui cresce respirando set, copioni, battute, inizia come aiuto regista di Mario Monicelli.
Poi si mette dietro la macchina da presa, accanto al fratello Enrico e insieme firmano film che segnano un’epoca, Vacanze di Natale, Sapore di mare, Yuppies, Montecarlo Gran Casinò.
Non solo commedie, ma ritratti sociali, cartoline ironiche dell’Italia che cambia, del nord e del sud, del boom e del disincanto, dell’estate in Versilia e delle code in tangenziale.
Il mestiere di raccontare l’Italia
Carlo Vanzina conosce bene il suo pubblico, sa che ridere è una cosa seria.
Dietro la leggerezza, c’è sempre un osservatore attento, un autore che non giudica, ma racconta, che non pretende applausi, ma lavora con umiltà.
Il suo cinema non cerca premi, cerca il dialogo con chi va in sala e spesso lo trova, con una battuta azzeccata, una situazione paradossale, una malinconia che arriva all’improvviso.
L’ultimo ciak, in silenzio
Carlo Vanzina muore l’8 luglio 2018.
Lascia una moglie, Lisa, e due figlie e un pubblico che lo ha amato, criticato, ma mai ignorato.
Il funerale si tiene in forma privata, come lui aveva chiesto, senza clamori ma con tanto affetto.
Oggi, basta rivedere una sua scena per tornare indietro nel tempo, per risentire un’epoca, per ricordare che il cinema popolare, quando è fatto bene, sa essere memoria collettiva.


















































































