9 luglio 2002. Muore Rod Steiger, l’attore senza finzioni.

Il 9 luglio 2002 Rod Steiger muore a Los Angeles, per complicazioni dovute a un ictus, ha 77 anni.
Fino all’ultimo conserva la forza dello sguardo, quella capacità rara di bucare lo schermo con un solo gesto.
Non è un attore facile, non cerca mai la via comoda.
Ogni personaggio che interpreta lo attraversa, lo consuma, lo lascia nudo davanti al pubblico.
Rod Steiger è uno di quegli attori che sembrano venire da un altro tempo, da un cinema dove la rabbia e la fragilità si stringono la mano, dove la recitazione è ancora carne, sudore, lacrime.
Dalla New Jersey povera al trionfo dell’Oscar
Rod nasce a Westhampton, New York, il 14 aprile 1925.
Il padre se ne va prima che lui possa conoscerlo, cresce con la madre, in povertà, tra traslochi e fatiche.
Durante la Seconda guerra mondiale serve nella Marina, poi decide di studiare recitazione.
Sceglie l’Actors Studio, lì impara il “method acting” e lo fa suo con un’intensità che spaventa e affascina.
Debutta al cinema nel 1951 e lavora subito con registi importanti.
In Fronte del porto tiene testa a Marlon Brando, in Il dottor Zivago lascia il segno.
Nel 1967 arriva il ruolo della vita: è il poliziotto Bill Gillespie in La calda notte dell’ispettore Tibbs.
Vince l’Oscar ma non si ferma.
Rod Steiger interpreta uomini duri, solitari, spesso feriti e lo fa sempre con la stessa, feroce onestà.
L’uomo dietro l’attore
Dietro l’attore c’è un uomo segnato da ombre profonde, soffre di depressione, affronta fallimenti, malattie, incomprensioni.
Non smette mai di credere nel potere del cinema, nel potere di una verità detta con la voce rotta.
Rod è politico, critico, a volte scomodo ma sempre vero.
Un addio che non cancella il suo sguardo
Rod Steiger muore il 9 luglio 2002, il funerale si tiene a Los Angeles, partecipano colleghi, amici, ammiratori.
Ma l’assenza pesa solo per poco perché bastano i primi fotogrammi di un suo film, anche uno solo e lui torna.
Con quella voce spezzata, con quegli occhi che sembrano sapere tutto, Rod Steiger è ancora lì, dove le emozioni non si fingono.
Il 9 luglio 2002 Rod Steiger muore a Los Angeles, per complicazioni dovute a un ictus, ha 77 anni.
Fino all’ultimo conserva la forza dello sguardo, quella capacità rara di bucare lo schermo con un solo gesto.
Non è un attore facile, non cerca mai la via comoda.
Ogni personaggio che interpreta lo attraversa, lo consuma, lo lascia nudo davanti al pubblico.
Rod Steiger è uno di quegli attori che sembrano venire da un altro tempo, da un cinema dove la rabbia e la fragilità si stringono la mano, dove la recitazione è ancora carne, sudore, lacrime.
Dalla New Jersey povera al trionfo dell’Oscar
Rod nasce a Westhampton, New York, il 14 aprile 1925.
Il padre se ne va prima che lui possa conoscerlo, cresce con la madre, in povertà, tra traslochi e fatiche.
Durante la Seconda guerra mondiale serve nella Marina, poi decide di studiare recitazione.
Sceglie l’Actors Studio, lì impara il “method acting” e lo fa suo con un’intensità che spaventa e affascina.
Debutta al cinema nel 1951 e lavora subito con registi importanti.
In Fronte del porto tiene testa a Marlon Brando, in Il dottor Zivago lascia il segno.
Nel 1967 arriva il ruolo della vita: è il poliziotto Bill Gillespie in La calda notte dell’ispettore Tibbs.
Vince l’Oscar ma non si ferma.
Rod Steiger interpreta uomini duri, solitari, spesso feriti e lo fa sempre con la stessa, feroce onestà.
L’uomo dietro l’attore
Dietro l’attore c’è un uomo segnato da ombre profonde, soffre di depressione, affronta fallimenti, malattie, incomprensioni.
Non smette mai di credere nel potere del cinema, nel potere di una verità detta con la voce rotta.
Rod è politico, critico, a volte scomodo ma sempre vero.
Un addio che non cancella il suo sguardo
Rod Steiger muore il 9 luglio 2002, il funerale si tiene a Los Angeles, partecipano colleghi, amici, ammiratori.
Ma l’assenza pesa solo per poco perché bastano i primi fotogrammi di un suo film, anche uno solo e lui torna.
Con quella voce spezzata, con quegli occhi che sembrano sapere tutto, Rod Steiger è ancora lì, dove le emozioni non si fingono.


















































































