12 luglio 2008. Muore Gianfranco Funari, protagonista irriverente dell’informazione televisiva.

Gianfranco Funari nasce a Roma il 21 marzo 1932.
Figlio di un rappresentante di commercio e di una casalinga, cresce in un’Italia che cambia rapidamente volto.
Si avvicina al mondo dello spettacolo negli anni Sessanta, dopo una carriera da croupier e un debutto come comico nei locali di cabaret.
La sua vera cifra però non è l’intrattenimento puro, ma la parola affilata.
Nel 1980 debutta su Rai 2 con “Torti in faccia”, e pochi anni dopo lancia il programma che lo consacra: “Aboccaperta”, un talk show senza filtri, dove il pubblico diventa protagonista.
Funari si distingue subito per uno stile diretto, a tratti ruvido, che rompe con la televisione istituzionale dell’epoca.
Non ha paura di attaccare il potere, di criticare la politica, di esporsi, non ha peli sulla lingua e non recita un copione.
Un uomo contro tutti
Gianfranco Funari è un battitore libero.
Rifiuta compromessi, cambia rete quando sente il fiato sul collo.
Porta le sue trasmissioni da Rai a Telemontecarlo, da Odeon TV a Italia 1, poi Rete 4 e infine Canale 5.
Tra i suoi programmi più celebri: “Mezzogiorno è”, “Funari news”, “Napoli capitale”, “Zona franca”.
Non è solo conduttore: scrive articoli, editoriali, pamphlet, tiene rubriche su giornali e settimanali.
Dà voce alla gente comune quando ancora i social non esistono.
Si fa portavoce della rabbia, della delusione, ma anche dell’ironia e della speranza.
Chi lo critica lo definisce populista, chi lo ama lo considera autentico.
In ogni caso, Funari resta una figura divisiva, mai indifferente.
La fine di una voce graffiante
Il 12 luglio 2008, Gianfranco Funari muore a Milano, all’età di 76 anni.
Da tempo combatte con una malattia polmonare, ma non perde mai la voglia di dire la sua.
Nel suo ultimo periodo sogna di tornare in video, ma la salute glielo impedisce.
I funerali si svolgono nella Chiesa degli Artisti in piazza del Popolo, a Roma.
Lì, tra applausi e commozione, si spegne un modo di fare televisione che oggi sembra lontano: diretto, coraggioso, spigoloso.
Gianfranco Funari non si limita a condurre, punge, disturba, fa pensare.
E per questo, resta indimenticabile.
Gianfranco Funari nasce a Roma il 21 marzo 1932.
Figlio di un rappresentante di commercio e di una casalinga, cresce in un’Italia che cambia rapidamente volto.
Si avvicina al mondo dello spettacolo negli anni Sessanta, dopo una carriera da croupier e un debutto come comico nei locali di cabaret.
La sua vera cifra però non è l’intrattenimento puro, ma la parola affilata.
Nel 1980 debutta su Rai 2 con “Torti in faccia”, e pochi anni dopo lancia il programma che lo consacra: “Aboccaperta”, un talk show senza filtri, dove il pubblico diventa protagonista.
Funari si distingue subito per uno stile diretto, a tratti ruvido, che rompe con la televisione istituzionale dell’epoca.
Non ha paura di attaccare il potere, di criticare la politica, di esporsi, non ha peli sulla lingua e non recita un copione.
Un uomo contro tutti
Gianfranco Funari è un battitore libero.
Rifiuta compromessi, cambia rete quando sente il fiato sul collo.
Porta le sue trasmissioni da Rai a Telemontecarlo, da Odeon TV a Italia 1, poi Rete 4 e infine Canale 5.
Tra i suoi programmi più celebri: “Mezzogiorno è”, “Funari news”, “Napoli capitale”, “Zona franca”.
Non è solo conduttore: scrive articoli, editoriali, pamphlet, tiene rubriche su giornali e settimanali.
Dà voce alla gente comune quando ancora i social non esistono.
Si fa portavoce della rabbia, della delusione, ma anche dell’ironia e della speranza.
Chi lo critica lo definisce populista, chi lo ama lo considera autentico.
In ogni caso, Funari resta una figura divisiva, mai indifferente.
La fine di una voce graffiante
Il 12 luglio 2008, Gianfranco Funari muore a Milano, all’età di 76 anni.
Da tempo combatte con una malattia polmonare, ma non perde mai la voglia di dire la sua.
Nel suo ultimo periodo sogna di tornare in video, ma la salute glielo impedisce.
I funerali si svolgono nella Chiesa degli Artisti in piazza del Popolo, a Roma.
Lì, tra applausi e commozione, si spegne un modo di fare televisione che oggi sembra lontano: diretto, coraggioso, spigoloso.
Gianfranco Funari non si limita a condurre, punge, disturba, fa pensare.
E per questo, resta indimenticabile.


















































































