15 luglio 1997. Muore Gianni Versace, genio barocco della moda italiana assassinato a Miami.

Gianni Versace cresce a Reggio Calabria, dove nasce il 2 dicembre 1946.
Figlio di una sarta, si appassiona fin da subito al mondo dei tessuti, dei tagli, della bellezza che si indossa.
Negli anni Settanta si trasferisce a Milano e inizia a disegnare per grandi marchi, ma è nel 1978 che fonda la sua casa di moda, Gianni Versace S.p.A., con l’aiuto del fratello Santo e della sorella Donatella.
Quel nome diventa presto sinonimo di eccesso, sensualità, potere.
La sua estetica abbina barocco e pop art, tessuti preziosi e stampe accese, oro e pelle, creando uno stile inconfondibile.
Con lui la passerella si trasforma in teatro, la sfilata in evento.
Nelle sue creazioni sfilano top model leggendarie: Naomi Campbell, Linda Evangelista, Claudia Schiffer.
Con lui nasce il concetto stesso di supermodel.
L’impronta culturale di Gianni Versace
Gianni Versace collabora con il mondo dell’arte e dello spettacolo, stringe rapporti con Andy Warhol, Elton John, Madonna.
Firma costumi per il teatro, il balletto, l’opera.
La Medusa, simbolo della maison, incarna la sua idea di fascino letale: chi guarda Versace non può più distogliere lo sguardo.
Nel pieno degli anni Ottanta e Novanta, il suo marchio diventa un impero.
Non ha paura di osare, di essere provocatorio, né di dichiarare apertamente la propria omosessualità in un’epoca in cui non è affatto scontato farlo.
L’omicidio, il lutto, l’eredità
Il 15 luglio 1997, Gianni Versace viene assassinato a colpi di pistola sulla scalinata della sua villa a Miami Beach, aveva 50 anni.
A sparare è Andrew Cunanan, serial killer in fuga, la notizia sconvolge il mondo della moda, e non solo.
I funerali si celebrano nel Duomo di Milano, affollati da celebrità e amici, tra cui Lady Diana ed Elton John.
Donatella Versace prende le redini della maison, preservando lo spirito del fratello e portando avanti la sua visione.
L’eredità di Gianni Versace continua a influenzare generazioni di stilisti, e il suo nome resta simbolo di un’epoca in cui la moda osa, brilla e racconta.
Gianni Versace cresce a Reggio Calabria, dove nasce il 2 dicembre 1946.
Figlio di una sarta, si appassiona fin da subito al mondo dei tessuti, dei tagli, della bellezza che si indossa.
Negli anni Settanta si trasferisce a Milano e inizia a disegnare per grandi marchi, ma è nel 1978 che fonda la sua casa di moda, Gianni Versace S.p.A., con l’aiuto del fratello Santo e della sorella Donatella.
Quel nome diventa presto sinonimo di eccesso, sensualità, potere.
La sua estetica abbina barocco e pop art, tessuti preziosi e stampe accese, oro e pelle, creando uno stile inconfondibile.
Con lui la passerella si trasforma in teatro, la sfilata in evento.
Nelle sue creazioni sfilano top model leggendarie: Naomi Campbell, Linda Evangelista, Claudia Schiffer.
Con lui nasce il concetto stesso di supermodel.
L’impronta culturale di Gianni Versace
Gianni Versace collabora con il mondo dell’arte e dello spettacolo, stringe rapporti con Andy Warhol, Elton John, Madonna.
Firma costumi per il teatro, il balletto, l’opera.
La Medusa, simbolo della maison, incarna la sua idea di fascino letale: chi guarda Versace non può più distogliere lo sguardo.
Nel pieno degli anni Ottanta e Novanta, il suo marchio diventa un impero.
Non ha paura di osare, di essere provocatorio, né di dichiarare apertamente la propria omosessualità in un’epoca in cui non è affatto scontato farlo.
L’omicidio, il lutto, l’eredità
Il 15 luglio 1997, Gianni Versace viene assassinato a colpi di pistola sulla scalinata della sua villa a Miami Beach, aveva 50 anni.
A sparare è Andrew Cunanan, serial killer in fuga, la notizia sconvolge il mondo della moda, e non solo.
I funerali si celebrano nel Duomo di Milano, affollati da celebrità e amici, tra cui Lady Diana ed Elton John.
Donatella Versace prende le redini della maison, preservando lo spirito del fratello e portando avanti la sua visione.
L’eredità di Gianni Versace continua a influenzare generazioni di stilisti, e il suo nome resta simbolo di un’epoca in cui la moda osa, brilla e racconta.


















































































