Il Cimitero di San Cataldo a Modena: l’architettura della memoria firmata Aldo Rossi.

Il Cimitero di San Cataldo, progettato da Aldo Rossi e Gianni Braghieri, è considerato una delle opere architettoniche più emblematiche del XX secolo.
Situato a Modena, questo cimitero monumentale rappresenta un viaggio tra memoria, architettura e simbolismo, in un paesaggio di luce e ombra che richiama le atmosfere metafisiche di De Chirico.
Scopriamo la storia e il significato di questa “città dei morti”, divenuta icona mondiale dell’architettura contemporanea.
La nascita del progetto: una città dentro la città
Nel 1971, il Comune di Modena bandì un concorso per realizzare un nuovo cimitero accanto a quello storico di Cesare Costa.
Il bando richiedeva una particolare attenzione agli aspetti teorico-filosofici del tema, per creare non solo un luogo di sepoltura, ma un monumento collettivo in cui la comunità potesse riconoscersi.
A vincere furono Aldo Rossi e Gianni Braghieri, con un progetto ispirato al tema della memoria collettiva e al concetto di città come metafora della vita e della morte.
Rossi immaginò una città geometrica e surreale, nella quale il rapporto personale con la morte si trasformasse in un’esperienza civile condivisa.

Il linguaggio architettonico: tra rigore e simbolismo
Il Cimitero di San Cataldo si presenta come un grande rettangolo recintato, con edifici regolari e percorsi porticati.
Le finestre quadrate, disposte con cadenza seriale, e le coperture a falde richiamano le architetture tipiche dell’Emilia.
Al centro, il simbolo più noto: un grande cubo rosso mattone, traforato da bucature quadrate senza serramenti, rappresenta la casa dei morti.
Una casa incompiuta e priva di copertura, emblema di un’architettura sospesa tra assenza e presenza, tra protezione e abbandono.
Il cubo ospita il sacrario dei caduti e gli ossari, in un ambiente interno fatto di ombre e di luce naturale che filtra dalle aperture.
Un luogo drammatico e rassicurante allo stesso tempo, dove l’incompletezza diventa forma di contemplazione.

Un’opera incompiuta
Il progetto originale prevedeva anche la realizzazione di un cono tronco, simbolicamente destinato alla fossa comune, da contrapporre al cubo già realizzato.
La sua mancata costruzione, insieme alla configurazione “osteologica” delle gallerie centrali, compromette in parte la visione integrale pensata dai progettisti.
Nonostante ciò, il cimitero mantiene intatta la sua forza espressiva: percorsi rettilinei e porticati ospitano i colombari, ordinati in sequenze precise e rigorose.
Il Cimitero di San Cataldo oggi
Oggi il Cimitero di San Cataldo è considerato una delle architetture cimiteriali più famose al mondo.
È meta di architetti, fotografi e studiosi che visitano questo luogo per comprenderne l’essenza: un’opera in bilico tra arte e filosofia, tra città reale e città immaginaria.
Le fotografie scattate in diverse condizioni di luce, con il sole o in assenza di esso, raccontano il dialogo tra geometrie pure e ombre profonde, tra silenzio e spiritualità.

Perché visitare il Cimitero di San Cataldo
Visitare questo cimitero significa scoprire:
- Una delle opere più iconiche di Aldo Rossi
- Un esempio unico di architettura metafisica
- Un simbolo di riflessione sul rapporto tra città e morte
- Un luogo di memoria collettiva e personale
Il Cimitero di San Cataldo non è solo un luogo di sepoltura: è un’esperienza architettonica, filosofica e umana.
Un monumento alla memoria che, attraverso forme pure e materiali semplici, racconta l’essenza della vita e della morte.
Il Cimitero di San Cataldo, progettato da Aldo Rossi e Gianni Braghieri, è considerato una delle opere architettoniche più emblematiche del XX secolo.
Situato a Modena, questo cimitero monumentale rappresenta un viaggio tra memoria, architettura e simbolismo, in un paesaggio di luce e ombra che richiama le atmosfere metafisiche di De Chirico.
Scopriamo la storia e il significato di questa “città dei morti”, divenuta icona mondiale dell’architettura contemporanea.
La nascita del progetto: una città dentro la città
Nel 1971, il Comune di Modena bandì un concorso per realizzare un nuovo cimitero accanto a quello storico di Cesare Costa.
Il bando richiedeva una particolare attenzione agli aspetti teorico-filosofici del tema, per creare non solo un luogo di sepoltura, ma un monumento collettivo in cui la comunità potesse riconoscersi.
A vincere furono Aldo Rossi e Gianni Braghieri, con un progetto ispirato al tema della memoria collettiva e al concetto di città come metafora della vita e della morte.
Rossi immaginò una città geometrica e surreale, nella quale il rapporto personale con la morte si trasformasse in un’esperienza civile condivisa.

Il linguaggio architettonico: tra rigore e simbolismo
Il Cimitero di San Cataldo si presenta come un grande rettangolo recintato, con edifici regolari e percorsi porticati.
Le finestre quadrate, disposte con cadenza seriale, e le coperture a falde richiamano le architetture tipiche dell’Emilia.
Al centro, il simbolo più noto: un grande cubo rosso mattone, traforato da bucature quadrate senza serramenti, rappresenta la casa dei morti.
Una casa incompiuta e priva di copertura, emblema di un’architettura sospesa tra assenza e presenza, tra protezione e abbandono.
Il cubo ospita il sacrario dei caduti e gli ossari, in un ambiente interno fatto di ombre e di luce naturale che filtra dalle aperture.
Un luogo drammatico e rassicurante allo stesso tempo, dove l’incompletezza diventa forma di contemplazione.

Un’opera incompiuta
Il progetto originale prevedeva anche la realizzazione di un cono tronco, simbolicamente destinato alla fossa comune, da contrapporre al cubo già realizzato.
La sua mancata costruzione, insieme alla configurazione “osteologica” delle gallerie centrali, compromette in parte la visione integrale pensata dai progettisti.
Nonostante ciò, il cimitero mantiene intatta la sua forza espressiva: percorsi rettilinei e porticati ospitano i colombari, ordinati in sequenze precise e rigorose.
Il Cimitero di San Cataldo oggi
Oggi il Cimitero di San Cataldo è considerato una delle architetture cimiteriali più famose al mondo.
È meta di architetti, fotografi e studiosi che visitano questo luogo per comprenderne l’essenza: un’opera in bilico tra arte e filosofia, tra città reale e città immaginaria.
Le fotografie scattate in diverse condizioni di luce, con il sole o in assenza di esso, raccontano il dialogo tra geometrie pure e ombre profonde, tra silenzio e spiritualità.

Perché visitare il Cimitero di San Cataldo
Visitare questo cimitero significa scoprire:
- Una delle opere più iconiche di Aldo Rossi
- Un esempio unico di architettura metafisica
- Un simbolo di riflessione sul rapporto tra città e morte
- Un luogo di memoria collettiva e personale
Il Cimitero di San Cataldo non è solo un luogo di sepoltura: è un’esperienza architettonica, filosofica e umana.
Un monumento alla memoria che, attraverso forme pure e materiali semplici, racconta l’essenza della vita e della morte.


















































































