25 luglio 2018. Muore Sergio Marchionne.

Un visionario fuori dagli schemi
Sergio Marchionne arriva a Torino nel 2004 e trova una Fiat in difficoltà, appesantita da debiti, scarsa fiducia e poca innovazione.
Non è un uomo d’industria nel senso tradizionale: ha una laurea in filosofia, una formazione in legge e un’esperienza maturata nel settore finanziario.
Parla fluentemente diverse lingue e veste sempre con lo stesso maglione scuro, anche ai vertici del potere.
Nato il 17 giugno 1952 a Chieti da padre carabiniere e madre dalmata, emigra in Canada all’età di 14 anni.
È in Nord America che completa i suoi studi, costruisce la sua carriera e affina il suo stile manageriale diretto, rapido, analitico.
Dalla crisi al rilancio di un colosso
Quando prende le redini del gruppo Fiat, l’azienda è sull’orlo del collasso.
In pochi anni Marchionne la ristruttura, la riposiziona sul mercato, la fa tornare competitiva. L’operazione più emblematica è l’acquisizione di Chrysler nel 2009, in piena crisi globale: da lì nasce Fiat Chrysler Automobiles (FCA), che sotto la sua guida si trasforma in un gruppo globale con marchi come Jeep, Maserati, Alfa Romeo e Ram.
Sergio Marchionne taglia sprechi, sfida i sindacati, rinuncia ai bonus personali, ma chiede moltissimo ai suoi dirigenti.
Le sue giornate iniziano prima dell’alba e non conoscono pause. L’obiettivo è uno solo: salvare l’azienda, rilanciarla, renderla libera da dipendenze politiche e finanziarie.
Il significato della sua eredità
Sergio Marchionne non è solo un amministratore delegato di successo: è un simbolo di trasformazione radicale, uno dei pochi manager italiani con caratura internazionale capace di affrontare Wall Street e Bruxelles con lo stesso piglio.
Il suo stile divide, ma nessuno ne mette in discussione i risultati.
La sua capacità di leggere il cambiamento e anticiparlo con scelte audaci – come la scommessa sull’auto elettrica o la valorizzazione del marchio Jeep – continua a essere oggetto di analisi e studio.
La malattia improvvisa e l’addio
Nel giugno 2018, dopo un intervento chirurgico, Marchionne viene ricoverato a Zurigo.
Le sue condizioni peggiorano rapidamente e il 21 luglio FCA annuncia il cambio alla guida del gruppo.
Sergio Marchionne muore pochi giorni dopo, il 25 luglio 2018, all’età di 66 anni.
I funerali si svolgono in forma privata, secondo la volontà della famiglia, ma il cordoglio è mondiale: da Torino a Detroit, politici, operai, imprenditori e analisti riconoscono la scomparsa di una figura unica, capace di lasciare un segno profondo nella storia dell’industria automobilistica.
Un visionario fuori dagli schemi
Sergio Marchionne arriva a Torino nel 2004 e trova una Fiat in difficoltà, appesantita da debiti, scarsa fiducia e poca innovazione.
Non è un uomo d’industria nel senso tradizionale: ha una laurea in filosofia, una formazione in legge e un’esperienza maturata nel settore finanziario.
Parla fluentemente diverse lingue e veste sempre con lo stesso maglione scuro, anche ai vertici del potere.
Nato il 17 giugno 1952 a Chieti da padre carabiniere e madre dalmata, emigra in Canada all’età di 14 anni.
È in Nord America che completa i suoi studi, costruisce la sua carriera e affina il suo stile manageriale diretto, rapido, analitico.
Dalla crisi al rilancio di un colosso
Quando prende le redini del gruppo Fiat, l’azienda è sull’orlo del collasso.
In pochi anni Marchionne la ristruttura, la riposiziona sul mercato, la fa tornare competitiva. L’operazione più emblematica è l’acquisizione di Chrysler nel 2009, in piena crisi globale: da lì nasce Fiat Chrysler Automobiles (FCA), che sotto la sua guida si trasforma in un gruppo globale con marchi come Jeep, Maserati, Alfa Romeo e Ram.
Sergio Marchionne taglia sprechi, sfida i sindacati, rinuncia ai bonus personali, ma chiede moltissimo ai suoi dirigenti.
Le sue giornate iniziano prima dell’alba e non conoscono pause. L’obiettivo è uno solo: salvare l’azienda, rilanciarla, renderla libera da dipendenze politiche e finanziarie.
Il significato della sua eredità
Sergio Marchionne non è solo un amministratore delegato di successo: è un simbolo di trasformazione radicale, uno dei pochi manager italiani con caratura internazionale capace di affrontare Wall Street e Bruxelles con lo stesso piglio.
Il suo stile divide, ma nessuno ne mette in discussione i risultati.
La sua capacità di leggere il cambiamento e anticiparlo con scelte audaci – come la scommessa sull’auto elettrica o la valorizzazione del marchio Jeep – continua a essere oggetto di analisi e studio.
La malattia improvvisa e l’addio
Nel giugno 2018, dopo un intervento chirurgico, Marchionne viene ricoverato a Zurigo.
Le sue condizioni peggiorano rapidamente e il 21 luglio FCA annuncia il cambio alla guida del gruppo.
Sergio Marchionne muore pochi giorni dopo, il 25 luglio 2018, all’età di 66 anni.
I funerali si svolgono in forma privata, secondo la volontà della famiglia, ma il cordoglio è mondiale: da Torino a Detroit, politici, operai, imprenditori e analisti riconoscono la scomparsa di una figura unica, capace di lasciare un segno profondo nella storia dell’industria automobilistica.


















































































