Caccia alle streghe di Triora (1587-1590): la Salem d’Italia.

Nel cuore dell’entroterra ligure, arroccato a 800 metri di altitudine tra i monti della Valle Argentina, sorge Triora.
Oggi il paese di Triora è conosciuto come il “Paese delle streghe” o la “Salem d’Italia”.
Questo soprannome affonda le radici in una vicenda tra le più oscure e drammatiche avvenute in Italia; la caccia alle streghe avvenuta tra il 1587 e il 1590.
Origini di una caccia alle streghe
Nel 1587 una grave carestia colpì Triora e i paesi vicini.
La crisi era aggravata dall’accaparramento delle derrate alimentari da parte dei proprietari terrieri. La popolazione, stremata dalla fame, attribuì la responsabilità ad alcune donne del paese, accusandole di stregoneria.
Le sospettate erano sia donne umili, residenti nella poverissima Cabotina, sia esponenti di famiglie benestanti.
Dalla delazione alla tortura
Su sollecitazione del podestà Stefano Carrega, giunsero a Triora il vicario inquisitoriale e il vescovo di Albenga, Gerolamo Dal Pozzo. Entrambi convinti dell’esistenza di sabba e riti demoniaci.
Durante la messa, invitarono la popolazione a denunciare le presunte streghe.
In breve, le accuse si moltiplicarono.
Oltre quaranta donne e un uomo furono arrestati e sottoposti a interrogatori brutali e torture.
Le confessioni — estorte con violenza — parlavano di malefici, infanticidi e patti con il demonio.
La sessantenne Isotta Stella morì sotto tortura, mentre un’altra donna perse la vita precipitando da una finestra, probabilmente tentando la fuga.

L’escalation e le prime esecuzioni
Nel 1588 il commissario genovese Giulio Scribani, animato da un eccessivo zelo, estese la caccia alle streghe anche ai paesi vicini.
Nuovi arresti portarono a chiedere la pena di morte per alcune imputate.
Tra le vittime, Pierina di Badalucco e Gentile da Castelvittorio furono giustiziate.
Il ruolo dell’Inquisizione
La situazione, ormai fuori controllo, spinse l’Inquisizione genovese a intervenire.
Le donne accusate vennero trasferite a Genova, dove ritrattarono le confessioni estorte con la tortura.
Il Santo Uffizio accusò i giudici locali di «inumanità e crudeltà».
Tra il 1589 e il 1590, le sentenze finali furono relativamente clementi: alcune donne furono condannate all’abiura e a leggere penitenze, altre furono rilasciate.
Anche l’unico uomo accusato, Biagio de Cagne, ricevette la stessa condanna all’abiura.
La memoria delle vittime
Oltre ai fatti di Triora, a Genova e in Liguria tra il 1587 e il 1589 si verificarono altre esecuzioni, spesso passate sotto silenzio.
In piazza Banchi, più di 500 presunte “maghe incantatrici” furono condannate per aver causato carestie, malattie del bestiame, malocchio e presunti rapporti con il demonio.
Molte di queste donne erano curatrici popolari, depositarie di antiche conoscenze erboristiche.
Triora oggi: il borgo delle streghe
Oggi Triora ha trasformato quella tragedia in memoria storica e attrazione culturale.
Il Museo etnografico e della stregoneria conserva documenti originali, ricostruzioni di interrogatori e strumenti di tortura, offrendo un drammatico spaccato della vita contadina del XVI secolo.
Ogni anno, la prima domenica dopo Ferragosto, il borgo ospita Strigora, una festa dedicata alla stregoneria con rievocazioni, spettacoli e percorsi guidati.
Il paese propone tre itinerari tematici:
- Artistico (rosso): dal museo alla collegiata, passando per fontane storiche e palazzi antichi.
- Curioso (azzurro): dal castello alla Cabotina, fino ai panorami del Poggio della Croce.
- Kids (giallo): un percorso pensato per famiglie, con tappe che portano i nomi delle streghe storiche.
La caccia alle streghe di Triora resta un episodio emblematico di come paura, superstizione e interessi politici possano generare violenza e ingiustizia.
Oggi il borgo ligure è inserito tra i Borghi più belli d’Italia e insignito della Bandiera Arancione. Continua a raccontare questa storia, trasformando l’oscurità di un tempo in un potente richiamo alla memoria collettiva.
Nel cuore dell’entroterra ligure, arroccato a 800 metri di altitudine tra i monti della Valle Argentina, sorge Triora.
Oggi il paese di Triora è conosciuto come il “Paese delle streghe” o la “Salem d’Italia”.
Questo soprannome affonda le radici in una vicenda tra le più oscure e drammatiche avvenute in Italia; la caccia alle streghe avvenuta tra il 1587 e il 1590.
Origini di una caccia alle streghe
Nel 1587 una grave carestia colpì Triora e i paesi vicini.
La crisi era aggravata dall’accaparramento delle derrate alimentari da parte dei proprietari terrieri. La popolazione, stremata dalla fame, attribuì la responsabilità ad alcune donne del paese, accusandole di stregoneria.
Le sospettate erano sia donne umili, residenti nella poverissima Cabotina, sia esponenti di famiglie benestanti.
Dalla delazione alla tortura
Su sollecitazione del podestà Stefano Carrega, giunsero a Triora il vicario inquisitoriale e il vescovo di Albenga, Gerolamo Dal Pozzo. Entrambi convinti dell’esistenza di sabba e riti demoniaci.
Durante la messa, invitarono la popolazione a denunciare le presunte streghe.
In breve, le accuse si moltiplicarono.
Oltre quaranta donne e un uomo furono arrestati e sottoposti a interrogatori brutali e torture.
Le confessioni — estorte con violenza — parlavano di malefici, infanticidi e patti con il demonio.
La sessantenne Isotta Stella morì sotto tortura, mentre un’altra donna perse la vita precipitando da una finestra, probabilmente tentando la fuga.

L’escalation e le prime esecuzioni
Nel 1588 il commissario genovese Giulio Scribani, animato da un eccessivo zelo, estese la caccia alle streghe anche ai paesi vicini.
Nuovi arresti portarono a chiedere la pena di morte per alcune imputate.
Tra le vittime, Pierina di Badalucco e Gentile da Castelvittorio furono giustiziate.
Il ruolo dell’Inquisizione
La situazione, ormai fuori controllo, spinse l’Inquisizione genovese a intervenire.
Le donne accusate vennero trasferite a Genova, dove ritrattarono le confessioni estorte con la tortura.
Il Santo Uffizio accusò i giudici locali di «inumanità e crudeltà».
Tra il 1589 e il 1590, le sentenze finali furono relativamente clementi: alcune donne furono condannate all’abiura e a leggere penitenze, altre furono rilasciate.
Anche l’unico uomo accusato, Biagio de Cagne, ricevette la stessa condanna all’abiura.
La memoria delle vittime
Oltre ai fatti di Triora, a Genova e in Liguria tra il 1587 e il 1589 si verificarono altre esecuzioni, spesso passate sotto silenzio.
In piazza Banchi, più di 500 presunte “maghe incantatrici” furono condannate per aver causato carestie, malattie del bestiame, malocchio e presunti rapporti con il demonio.
Molte di queste donne erano curatrici popolari, depositarie di antiche conoscenze erboristiche.
Triora oggi: il borgo delle streghe
Oggi Triora ha trasformato quella tragedia in memoria storica e attrazione culturale.
Il Museo etnografico e della stregoneria conserva documenti originali, ricostruzioni di interrogatori e strumenti di tortura, offrendo un drammatico spaccato della vita contadina del XVI secolo.
Ogni anno, la prima domenica dopo Ferragosto, il borgo ospita Strigora, una festa dedicata alla stregoneria con rievocazioni, spettacoli e percorsi guidati.
Il paese propone tre itinerari tematici:
- Artistico (rosso): dal museo alla collegiata, passando per fontane storiche e palazzi antichi.
- Curioso (azzurro): dal castello alla Cabotina, fino ai panorami del Poggio della Croce.
- Kids (giallo): un percorso pensato per famiglie, con tappe che portano i nomi delle streghe storiche.
La caccia alle streghe di Triora resta un episodio emblematico di come paura, superstizione e interessi politici possano generare violenza e ingiustizia.
Oggi il borgo ligure è inserito tra i Borghi più belli d’Italia e insignito della Bandiera Arancione. Continua a raccontare questa storia, trasformando l’oscurità di un tempo in un potente richiamo alla memoria collettiva.


















































































