10 agosto 1916. Muore Nazario Sauro, simbolo dell’irredentismo.

Un marinaio cresciuto tra due patrie
Nazario Sauro nasce a Capodistria il 20 settembre 1880, quando l’Istria fa parte dell’Impero austro-ungarico.
Cresce respirando l’amore per il mare e per l’Italia, trasmesso dal padre, capitano marittimo.
Frequenta la scuola nautica e inizia giovanissimo la carriera di ufficiale, navigando su rotte commerciali e conoscendo a fondo l’Adriatico.
Negli anni si avvicina al movimento irredentista, che sogna l’annessione delle terre italiane sotto dominio asburgico al Regno d’Italia.
Le sue convinzioni diventano militanza attiva: partecipa a iniziative culturali e patriottiche, mantenendo rapporti con figure di spicco del movimento.
Dalla marina mercantile alla guerra
Allo scoppio della Prima guerra mondiale, Sauro si trova in una posizione delicata: cittadino dell’Impero, ma profondamente legato all’Italia.
Con lo scoppio delle ostilità tra Italia e Austria-Ungheria nel 1915, fugge a Venezia e si arruola volontario nella Regia Marina.
Grazie alla sua conoscenza dettagliata delle coste istriane e dalmate, diventa prezioso per le operazioni militari.
Partecipa a missioni di ricognizione e azioni audaci su torpediniere e sommergibili, distinguendosi per coraggio e abilità.
Le sue imprese mirano a indebolire le postazioni nemiche e a favorire le operazioni italiane nell’Adriatico.
L’arresto e il processo
Il 30 luglio 1916, durante una missione sul sommergibile Pullino incagliato nei pressi di Premuda, Sauro viene catturato dalle autorità austriache.
Il riconoscimento è immediato: la sua fama di irredentista lo precede.
Processato per alto tradimento, affronta le accuse senza rinnegare la propria scelta.
Il procedimento si svolge a Pola, in un clima di tensione e ostilità. Le richieste di clemenza cadono nel vuoto: la condanna a morte viene emessa in tempi rapidi.
La morte e la memoria
Il 10 agosto 1916 Nazario Sauro viene impiccato nel carcere di Pola.
Ha 35 anni. Prima dell’esecuzione, scrive lettere alla famiglia e alla madre, lasciando parole che testimoniano il suo attaccamento all’Italia e la sua serenità di fronte al sacrificio.
Dopo la guerra, il suo nome diventa simbolo dell’irredentismo e del patriottismo italiano.
Gli vengono intitolate navi, scuole e vie in molte città.
I suoi resti riposano nel Sacrario degli eroi di Barcola, a Trieste, dove ancora oggi riceve omaggi ufficiali e popolari.
Un marinaio cresciuto tra due patrie
Nazario Sauro nasce a Capodistria il 20 settembre 1880, quando l’Istria fa parte dell’Impero austro-ungarico.
Cresce respirando l’amore per il mare e per l’Italia, trasmesso dal padre, capitano marittimo.
Frequenta la scuola nautica e inizia giovanissimo la carriera di ufficiale, navigando su rotte commerciali e conoscendo a fondo l’Adriatico.
Negli anni si avvicina al movimento irredentista, che sogna l’annessione delle terre italiane sotto dominio asburgico al Regno d’Italia.
Le sue convinzioni diventano militanza attiva: partecipa a iniziative culturali e patriottiche, mantenendo rapporti con figure di spicco del movimento.
Dalla marina mercantile alla guerra
Allo scoppio della Prima guerra mondiale, Sauro si trova in una posizione delicata: cittadino dell’Impero, ma profondamente legato all’Italia.
Con lo scoppio delle ostilità tra Italia e Austria-Ungheria nel 1915, fugge a Venezia e si arruola volontario nella Regia Marina.
Grazie alla sua conoscenza dettagliata delle coste istriane e dalmate, diventa prezioso per le operazioni militari.
Partecipa a missioni di ricognizione e azioni audaci su torpediniere e sommergibili, distinguendosi per coraggio e abilità.
Le sue imprese mirano a indebolire le postazioni nemiche e a favorire le operazioni italiane nell’Adriatico.
L’arresto e il processo
Il 30 luglio 1916, durante una missione sul sommergibile Pullino incagliato nei pressi di Premuda, Sauro viene catturato dalle autorità austriache.
Il riconoscimento è immediato: la sua fama di irredentista lo precede.
Processato per alto tradimento, affronta le accuse senza rinnegare la propria scelta.
Il procedimento si svolge a Pola, in un clima di tensione e ostilità. Le richieste di clemenza cadono nel vuoto: la condanna a morte viene emessa in tempi rapidi.
La morte e la memoria
Il 10 agosto 1916 Nazario Sauro viene impiccato nel carcere di Pola.
Ha 35 anni. Prima dell’esecuzione, scrive lettere alla famiglia e alla madre, lasciando parole che testimoniano il suo attaccamento all’Italia e la sua serenità di fronte al sacrificio.
Dopo la guerra, il suo nome diventa simbolo dell’irredentismo e del patriottismo italiano.
Gli vengono intitolate navi, scuole e vie in molte città.
I suoi resti riposano nel Sacrario degli eroi di Barcola, a Trieste, dove ancora oggi riceve omaggi ufficiali e popolari.


















































































