15 agosto 1936. Muore la scrittrice Grazia Deledda.

Un talento nato tra le strade di Nuoro
Grazia Deledda nasce il 27 settembre 1871 a Nuoro, in Sardegna, in una famiglia agiata ma radicata nelle tradizioni locali.
Cresce in un contesto dove i racconti popolari, le leggende e le usanze dell’isola diventano materiale vivo per la sua immaginazione.
A soli 17 anni pubblica il primo racconto su una rivista romana, segno di un talento che cerca spazi oltre i confini dell’isola.
Dalla Sardegna a Roma: una voce unica nella letteratura italiana
Trasferitasi a Roma nel 1900, continua a scrivere romanzi e racconti che intrecciano passioni umane e paesaggi sardi.
Opere come Elias Portolu (1903), Canne al vento (1913) e La madre (1920) rivelano uno stile narrativo intenso, capace di unire introspezione psicologica e potenza descrittiva.
La sua scrittura affonda nelle radici della cultura isolana, ma affronta temi universali: colpa, destino, amore e redenzione.
Il Nobel e il riconoscimento internazionale
Nel 1926, Grazia Deledda riceve il **Premio Nobel per la Letteratura**, prima e unica donna italiana a ottenere questo riconoscimento.
La motivazione celebra “la sua ispirazione idealistica” e la “chiarezza plastica” con cui ritrae la vita dell’isola natale.
Il Nobel consacra la sua fama internazionale e fa della sua voce un ponte tra la Sardegna arcaica e il pubblico mondiale.
Gli ultimi anni e la scomparsa
Negli anni Trenta, pur colpita da una grave malattia, continua a scrivere con determinazione, lavorando fino agli ultimi giorni.
Il 15 agosto 1936 muore nella sua casa di Roma, lasciando incompiuto il romanzo *Cosima*, autobiografia velata di finzione.
I funerali, celebrati nella capitale, vedono la partecipazione di intellettuali, rappresentanti istituzionali e lettori che la considerano un patrimonio della cultura italiana.
Un talento nato tra le strade di Nuoro
Grazia Deledda nasce il 27 settembre 1871 a Nuoro, in Sardegna, in una famiglia agiata ma radicata nelle tradizioni locali.
Cresce in un contesto dove i racconti popolari, le leggende e le usanze dell’isola diventano materiale vivo per la sua immaginazione.
A soli 17 anni pubblica il primo racconto su una rivista romana, segno di un talento che cerca spazi oltre i confini dell’isola.
Dalla Sardegna a Roma: una voce unica nella letteratura italiana
Trasferitasi a Roma nel 1900, continua a scrivere romanzi e racconti che intrecciano passioni umane e paesaggi sardi.
Opere come Elias Portolu (1903), Canne al vento (1913) e La madre (1920) rivelano uno stile narrativo intenso, capace di unire introspezione psicologica e potenza descrittiva.
La sua scrittura affonda nelle radici della cultura isolana, ma affronta temi universali: colpa, destino, amore e redenzione.
Il Nobel e il riconoscimento internazionale
Nel 1926, Grazia Deledda riceve il **Premio Nobel per la Letteratura**, prima e unica donna italiana a ottenere questo riconoscimento.
La motivazione celebra “la sua ispirazione idealistica” e la “chiarezza plastica” con cui ritrae la vita dell’isola natale.
Il Nobel consacra la sua fama internazionale e fa della sua voce un ponte tra la Sardegna arcaica e il pubblico mondiale.
Gli ultimi anni e la scomparsa
Negli anni Trenta, pur colpita da una grave malattia, continua a scrivere con determinazione, lavorando fino agli ultimi giorni.
Il 15 agosto 1936 muore nella sua casa di Roma, lasciando incompiuto il romanzo *Cosima*, autobiografia velata di finzione.
I funerali, celebrati nella capitale, vedono la partecipazione di intellettuali, rappresentanti istituzionali e lettori che la considerano un patrimonio della cultura italiana.


















































































