21 agosto 1964. Muore Palmiro Togliatti, Leader del PCI.

Un protagonista del Novecento italiano
Palmiro Togliatti nasce a Genova il 26 marzo 1893 e cresce in un’Italia attraversata da tensioni sociali e politiche che plasmano la sua visione del mondo.
Studia giurisprudenza a Torino, città che in quegli anni diventa fucina di idee e movimenti operai.
La sua militanza politica prende forma con l’adesione al Partito Socialista, che nel 1921 dà vita alla scissione di Livorno da cui nasce il Partito Comunista d’Italia.
L’esilio e il ritorno in patria
Dopo l’avvento del fascismo, Togliatti vive un lungo periodo di esilio, tra Mosca e altri centri europei, lavorando a stretto contatto con l’Internazionale Comunista.
In quegli anni si afferma come stratega politico e intellettuale di primo piano, capace di elaborare un pensiero che unisce ideologia e pragmatismo.
Con la caduta del regime mussoliniano e il ritorno in Italia nel 1944, diventa segretario del Partito Comunista Italiano, carica che mantiene fino alla morte.
Palmiro Togliatti e la costruzione della Repubblica
Nel dopoguerra Togliatti ha un ruolo fondamentale nella nascita della Repubblica.
Siede nell’Assemblea Costituente e contribuisce alla scrittura della Costituzione, sostenendo una linea di collaborazione con le altre forze antifasciste.
La sua scelta di moderazione, passata alla storia come “svolta di Salerno”, apre la strada a una politica di unità nazionale.
Negli anni successivi guida il PCI fino a farlo diventare uno dei più grandi partiti comunisti d’Occidente, con un forte radicamento popolare e culturale.
La morte e i funerali di Palmiro Togliatti
Il 21 agosto 1964, durante una vacanza a Yalta, in Crimea, Palmiro Togliatti muore improvvisamente a causa di un’emorragia cerebrale.
La notizia scuote l’Italia e il mondo politico internazionale, segnando la fine di un’epoca.
Il suo corpo viene riportato a Roma, dove migliaia di persone partecipano alle esequie.
I funerali, celebrati nella capitale, diventano una delle manifestazioni di massa più imponenti della storia italiana, testimonianza del legame profondo che il leader comunista aveva costruito con il popolo.
Un protagonista del Novecento italiano
Palmiro Togliatti nasce a Genova il 26 marzo 1893 e cresce in un’Italia attraversata da tensioni sociali e politiche che plasmano la sua visione del mondo.
Studia giurisprudenza a Torino, città che in quegli anni diventa fucina di idee e movimenti operai.
La sua militanza politica prende forma con l’adesione al Partito Socialista, che nel 1921 dà vita alla scissione di Livorno da cui nasce il Partito Comunista d’Italia.
L’esilio e il ritorno in patria
Dopo l’avvento del fascismo, Togliatti vive un lungo periodo di esilio, tra Mosca e altri centri europei, lavorando a stretto contatto con l’Internazionale Comunista.
In quegli anni si afferma come stratega politico e intellettuale di primo piano, capace di elaborare un pensiero che unisce ideologia e pragmatismo.
Con la caduta del regime mussoliniano e il ritorno in Italia nel 1944, diventa segretario del Partito Comunista Italiano, carica che mantiene fino alla morte.
Palmiro Togliatti e la costruzione della Repubblica
Nel dopoguerra Togliatti ha un ruolo fondamentale nella nascita della Repubblica.
Siede nell’Assemblea Costituente e contribuisce alla scrittura della Costituzione, sostenendo una linea di collaborazione con le altre forze antifasciste.
La sua scelta di moderazione, passata alla storia come “svolta di Salerno”, apre la strada a una politica di unità nazionale.
Negli anni successivi guida il PCI fino a farlo diventare uno dei più grandi partiti comunisti d’Occidente, con un forte radicamento popolare e culturale.
La morte e i funerali di Palmiro Togliatti
Il 21 agosto 1964, durante una vacanza a Yalta, in Crimea, Palmiro Togliatti muore improvvisamente a causa di un’emorragia cerebrale.
La notizia scuote l’Italia e il mondo politico internazionale, segnando la fine di un’epoca.
Il suo corpo viene riportato a Roma, dove migliaia di persone partecipano alle esequie.
I funerali, celebrati nella capitale, diventano una delle manifestazioni di massa più imponenti della storia italiana, testimonianza del legame profondo che il leader comunista aveva costruito con il popolo.


















































































