24 agosto 1995. Muore Alfred Eisenstaedt, fotografo di “Life”.

Un fotografo con lo sguardo del cronista
Alfred Eisenstaedt nasce a Dirschau, in Prussia occidentale, il 6 dicembre 1898.
Cresce in un’Europa attraversata da cambiamenti radicali e la sua sensibilità visiva trova presto nella fotografia il mezzo ideale per raccontare il mondo.
Dopo la Prima guerra mondiale lavora come venditore, ma ben presto decide di dedicarsi interamente alla macchina fotografica.
Negli anni Venti inizia la sua carriera a Berlino come fotoreporter, documentando con precisione e partecipazione i grandi eventi del suo tempo.
La consacrazione negli Stati Uniti
Con l’ascesa del nazismo, Alfred Eisenstaedt lascia la Germania e si trasferisce negli Stati Uniti nel 1935.
Qui trova terreno fertile per la sua arte e diventa uno dei fotografi simbolo della rivista Life, che dal 1936 pubblica i suoi reportage.
Il suo obiettivo cattura momenti storici e ritratti indimenticabili di uomini e donne di ogni ambito: politici, artisti, scienziati, ma anche persone comuni.
Eisenstaedt non cerca mai la posa costruita, ma l’istante in cui l’anima del soggetto si rivela.
Un’icona della memoria collettiva
La fotografia più celebre di Alfred Eisenstaedt resta quella scattata a Times Square il 14 agosto 1945, quando un marinaio bacia una giovane donna per celebrare la fine della Seconda guerra mondiale.
Quell’immagine, intitolata V-J Day in Times Square, diventa simbolo di speranza e rinascita, incarnando il potere della fotografia di fissare un’emozione universale.
Nel corso della sua carriera Eisenstaedt realizza oltre 90 copertine e migliaia di servizi per Life, contribuendo a definire il linguaggio moderno del fotogiornalismo.
Ultimi anni, morte e funerali
Alfred Eisenstaedt continua a fotografare fino all’ultimo, fedele al suo sguardo curioso e al suo stile fatto di immediatezza e grazia.
Muore il 24 agosto 1995 a Martha’s Vineyard, nel Massachusetts, all’età di 96 anni.
I funerali si svolgono in forma privata, nel rispetto della sua discrezione.
Con lui scompare non solo un fotografo, ma un narratore che ha trasformato la realtà in immagini senza tempo, lasciando in eredità un patrimonio visivo che ancora oggi emoziona e ispira.
Un fotografo con lo sguardo del cronista
Alfred Eisenstaedt nasce a Dirschau, in Prussia occidentale, il 6 dicembre 1898.
Cresce in un’Europa attraversata da cambiamenti radicali e la sua sensibilità visiva trova presto nella fotografia il mezzo ideale per raccontare il mondo.
Dopo la Prima guerra mondiale lavora come venditore, ma ben presto decide di dedicarsi interamente alla macchina fotografica.
Negli anni Venti inizia la sua carriera a Berlino come fotoreporter, documentando con precisione e partecipazione i grandi eventi del suo tempo.
La consacrazione negli Stati Uniti
Con l’ascesa del nazismo, Alfred Eisenstaedt lascia la Germania e si trasferisce negli Stati Uniti nel 1935.
Qui trova terreno fertile per la sua arte e diventa uno dei fotografi simbolo della rivista Life, che dal 1936 pubblica i suoi reportage.
Il suo obiettivo cattura momenti storici e ritratti indimenticabili di uomini e donne di ogni ambito: politici, artisti, scienziati, ma anche persone comuni.
Eisenstaedt non cerca mai la posa costruita, ma l’istante in cui l’anima del soggetto si rivela.
Un’icona della memoria collettiva
La fotografia più celebre di Alfred Eisenstaedt resta quella scattata a Times Square il 14 agosto 1945, quando un marinaio bacia una giovane donna per celebrare la fine della Seconda guerra mondiale.
Quell’immagine, intitolata V-J Day in Times Square, diventa simbolo di speranza e rinascita, incarnando il potere della fotografia di fissare un’emozione universale.
Nel corso della sua carriera Eisenstaedt realizza oltre 90 copertine e migliaia di servizi per Life, contribuendo a definire il linguaggio moderno del fotogiornalismo.
Ultimi anni, morte e funerali
Alfred Eisenstaedt continua a fotografare fino all’ultimo, fedele al suo sguardo curioso e al suo stile fatto di immediatezza e grazia.
Muore il 24 agosto 1995 a Martha’s Vineyard, nel Massachusetts, all’età di 96 anni.
I funerali si svolgono in forma privata, nel rispetto della sua discrezione.
Con lui scompare non solo un fotografo, ma un narratore che ha trasformato la realtà in immagini senza tempo, lasciando in eredità un patrimonio visivo che ancora oggi emoziona e ispira.


















































































