15 settembre 2006. Muore la giornalista e scrittrice Oriana Fallaci.

Una penna che segna il Novecento
Oriana Fallaci nasce a Firenze il 29 giugno 1929 e cresce in un’Italia attraversata dalla guerra e dalla Resistenza.
Ancora giovanissima entra nel mondo del giornalismo e inizia a collaborare con importanti testate, dimostrando subito un talento narrativo fuori dal comune.
Negli anni Sessanta si afferma come inviata speciale, capace di raccontare conflitti e scenari internazionali con uno sguardo diretto, senza mai rinunciare a uno stile personale e incisivo.
L’arte dell’intervista e i grandi incontri
Il nome di Oriana Fallaci si lega a interviste che fanno la storia. Confronta personalità come Henry Kissinger, Yasser Arafat, Golda Meir, Indira Gandhi, l’Ayatollah Khomeini.
Non si limita a domandare, ma incalza, mette a nudo contraddizioni e fragilità, dando vita a ritratti che restano scolpiti nella memoria collettiva. La sua voce diventa sinonimo di libertà, di coraggio, di giornalismo che non arretra davanti al potere.
Tra letteratura e impegno civile
Accanto all’attività giornalistica, Oriana Fallaci scrive romanzi che raggiungono milioni di lettori. Lettera a un bambino mai nato diventa un caso editoriale internazionale, mentre Un uomo racconta con passione la vita del compagno Alekos Panagulis, figura simbolo della lotta contro la dittatura greca.
Negli ultimi anni pubblica saggi che suscitano dibattito, come La rabbia e l’orgoglio e La forza della ragione, nei quali affronta temi politici e culturali con il suo stile diretto e provocatorio.
L’ultima battaglia e l’addio a Firenze
Negli anni Novanta le viene diagnosticato un tumore, malattia che affronta senza mai rinunciare a scrivere e a intervenire nel dibattito pubblico.
Oriana Fallaci muore a Firenze il 15 settembre 2006, nella stessa città dove tutto era cominciato.
La notizia suscita un’ondata di reazioni in Italia e all’estero, segno di un’eredità culturale ancora viva.
I funerali si celebrano nella Basilica di Santa Maria del Fiore, cuore simbolico della città, e vedono la partecipazione di autorità, colleghi e cittadini che riconoscono in lei una voce scomoda ma necessaria.
Una penna che segna il Novecento
Oriana Fallaci nasce a Firenze il 29 giugno 1929 e cresce in un’Italia attraversata dalla guerra e dalla Resistenza.
Ancora giovanissima entra nel mondo del giornalismo e inizia a collaborare con importanti testate, dimostrando subito un talento narrativo fuori dal comune.
Negli anni Sessanta si afferma come inviata speciale, capace di raccontare conflitti e scenari internazionali con uno sguardo diretto, senza mai rinunciare a uno stile personale e incisivo.
L’arte dell’intervista e i grandi incontri
Il nome di Oriana Fallaci si lega a interviste che fanno la storia. Confronta personalità come Henry Kissinger, Yasser Arafat, Golda Meir, Indira Gandhi, l’Ayatollah Khomeini.
Non si limita a domandare, ma incalza, mette a nudo contraddizioni e fragilità, dando vita a ritratti che restano scolpiti nella memoria collettiva. La sua voce diventa sinonimo di libertà, di coraggio, di giornalismo che non arretra davanti al potere.
Tra letteratura e impegno civile
Accanto all’attività giornalistica, Oriana Fallaci scrive romanzi che raggiungono milioni di lettori. Lettera a un bambino mai nato diventa un caso editoriale internazionale, mentre Un uomo racconta con passione la vita del compagno Alekos Panagulis, figura simbolo della lotta contro la dittatura greca.
Negli ultimi anni pubblica saggi che suscitano dibattito, come La rabbia e l’orgoglio e La forza della ragione, nei quali affronta temi politici e culturali con il suo stile diretto e provocatorio.
L’ultima battaglia e l’addio a Firenze
Negli anni Novanta le viene diagnosticato un tumore, malattia che affronta senza mai rinunciare a scrivere e a intervenire nel dibattito pubblico.
Oriana Fallaci muore a Firenze il 15 settembre 2006, nella stessa città dove tutto era cominciato.
La notizia suscita un’ondata di reazioni in Italia e all’estero, segno di un’eredità culturale ancora viva.
I funerali si celebrano nella Basilica di Santa Maria del Fiore, cuore simbolico della città, e vedono la partecipazione di autorità, colleghi e cittadini che riconoscono in lei una voce scomoda ma necessaria.


















































































