28 settembre 1991. Muore Miles Davis, leggenda del jazz.

Un innovatore senza confini
Miles Davis nasce il 26 maggio 1926 ad Alton, Illinois, e cresce a East St. Louis.
La musica entra presto nella sua vita, ma non come vocazione casuale: la tromba diventa il suo linguaggio e lo accompagna fino all’ultimo giorno.
A New York studia alla prestigiosa Juilliard School, ma ben presto preferisce immergersi nelle jam session di Harlem, dove conosce Charlie Parker e Dizzy Gillespie.
Davis sceglie di rischiare e di rompere gli schemi, delineando un percorso che si rivela rivoluzionario.
Il suono che cambia la storia
Con Birth of the Cool inaugura alla fine degli anni ’40 un nuovo stile, più morbido rispetto al bebop, capace di attrarre un pubblico diverso.
Negli anni successivi Davis non si ferma: sperimenta con il modal jazz di Kind of Blue (1959), un disco che diventa manifesto per intere generazioni di musicisti.
Negli anni ’70 spalanca le porte alla fusione tra jazz e rock con Bitches Brew, dimostrando che il jazz non è un genere chiuso, ma una materia viva da contaminare e reinventare.
Un artista in continua trasformazione
Miles Davis non si limita a suonare: plasma il futuro del jazz e accompagna la crescita di giovani talenti come John Coltrane, Herbie Hancock, Wayne Shorter.
La sua figura incarna l’artista che si reinventa continuamente, fedele solo alla ricerca. In lui convivono raffinatezza e ribellione, silenzi lunghi quanto le sue note, sguardi che catturano il pubblico e lo trascinano in un mondo di sonorità nuove.
Ogni fase della sua carriera apre una porta diversa, trasformando la tromba in strumento di libertà e di rivoluzione.
La morte e l’eredità
Il 28 settembre 1991 Miles Davis muore a Santa Monica, California, a 65 anni.
Le complicazioni di una polmonite e di un ictus lo portano via, lasciando un vuoto immenso nel panorama musicale mondiale.
I funerali si svolgono a New York, alla chiesa di Saint Peter’s, il “tempio del jazz”.
Colleghi, allievi e appassionati si stringono in un commiato che ha il sapore di una celebrazione collettiva.
Un innovatore senza confini
Miles Davis nasce il 26 maggio 1926 ad Alton, Illinois, e cresce a East St. Louis.
La musica entra presto nella sua vita, ma non come vocazione casuale: la tromba diventa il suo linguaggio e lo accompagna fino all’ultimo giorno.
A New York studia alla prestigiosa Juilliard School, ma ben presto preferisce immergersi nelle jam session di Harlem, dove conosce Charlie Parker e Dizzy Gillespie.
Davis sceglie di rischiare e di rompere gli schemi, delineando un percorso che si rivela rivoluzionario.
Il suono che cambia la storia
Con Birth of the Cool inaugura alla fine degli anni ’40 un nuovo stile, più morbido rispetto al bebop, capace di attrarre un pubblico diverso.
Negli anni successivi Davis non si ferma: sperimenta con il modal jazz di Kind of Blue (1959), un disco che diventa manifesto per intere generazioni di musicisti.
Negli anni ’70 spalanca le porte alla fusione tra jazz e rock con Bitches Brew, dimostrando che il jazz non è un genere chiuso, ma una materia viva da contaminare e reinventare.
Un artista in continua trasformazione
Miles Davis non si limita a suonare: plasma il futuro del jazz e accompagna la crescita di giovani talenti come John Coltrane, Herbie Hancock, Wayne Shorter.
La sua figura incarna l’artista che si reinventa continuamente, fedele solo alla ricerca. In lui convivono raffinatezza e ribellione, silenzi lunghi quanto le sue note, sguardi che catturano il pubblico e lo trascinano in un mondo di sonorità nuove.
Ogni fase della sua carriera apre una porta diversa, trasformando la tromba in strumento di libertà e di rivoluzione.
La morte e l’eredità
Il 28 settembre 1991 Miles Davis muore a Santa Monica, California, a 65 anni.
Le complicazioni di una polmonite e di un ictus lo portano via, lasciando un vuoto immenso nel panorama musicale mondiale.
I funerali si svolgono a New York, alla chiesa di Saint Peter’s, il “tempio del jazz”.
Colleghi, allievi e appassionati si stringono in un commiato che ha il sapore di una celebrazione collettiva.


















































































