14 ottobre 1990. Muore Leonard Bernstein.

Un direttore, un compositore, un narratore del Novecento
Leonard Bernstein nasce il 25 agosto 1918 a Lawrence, nel Massachusetts, in una famiglia di immigrati ebrei provenienti dall’Ucraina.
Fin da ragazzo il pianoforte diventa per lui un linguaggio naturale, un modo per esprimere emozioni e idee.
Studia alla Harvard University e poi al Curtis Institute di Philadelphia, dove approfondisce direzione d’orchestra e composizione, due dimensioni che accompagneranno tutta la sua carriera.
Il suo talento si impone già nel 1943, quando, a soli venticinque anni, sostituisce all’improvviso Bruno Walter alla direzione della New York Philharmonic, conquistando pubblico e critica in un concerto trasmesso in diretta radiofonica in tutto il Paese.
Leonard Bernstein e l’incontro tra musica colta e popolare
Bernstein diventa presto un simbolo della cultura americana del dopoguerra.
La sua direzione d’orchestra è vigorosa, teatrale, appassionata: un gesto che comunica oltre la partitura.
Compone sinfonie, balletti, musica sacra, ma anche opere destinate al grande pubblico.
Con “West Side Story” (1957) rinnova completamente il musical, unendo jazz, ritmi latinoamericani e armonie sinfoniche in una tragedia urbana ispirata a *Romeo e Giulietta*.
Scrive anche “Candide”, “On the Town”, “Mass” e “Chichester Psalms”, opere che rivelano un’inesauribile curiosità e la volontà di abbattere le barriere tra generi.
Per Bernstein la musica è un linguaggio universale, capace di educare, emozionare e unire.
Lo dimostrano anche le sue lezioni televisive, le “Young People’s Concerts”, con cui avvicina milioni di giovani alla musica classica.
Il significato di un’eredità senza confini
Leonard Bernstein incarna una figura di artista totale: direttore, compositore, divulgatore, insegnante.
È il primo direttore d’orchestra americano a ottenere fama mondiale, e il primo a dirigere regolarmente nei teatri europei, dal Teatro alla Scala di Milano alla Filarmonica di Vienna.
La sua energia trascende i confini della musica per farsi impegno civile: dirige concerti per la pace, sostiene i diritti civili, difende la libertà di espressione artistica.
La sua visione della musica come forza morale e collettiva continua a influenzare generazioni di musicisti e interpreti.
La morte e il saluto a un maestro
Leonard Bernstein muore il 14 ottobre 1990 a New York, all’età di settantadue anni.
Pochi giorni prima aveva annunciato il suo ritiro dalle scene, dopo quasi mezzo secolo di attività.
Il suo funerale si svolge a New York, seguito da un corteo commosso di colleghi e ammiratori.
Riposa nel Green-Wood Cemetery di Brooklyn, accanto a una copia della partitura di *Mahler*, il compositore che più ha amato dirigere.
Un direttore, un compositore, un narratore del Novecento
Leonard Bernstein nasce il 25 agosto 1918 a Lawrence, nel Massachusetts, in una famiglia di immigrati ebrei provenienti dall’Ucraina.
Fin da ragazzo il pianoforte diventa per lui un linguaggio naturale, un modo per esprimere emozioni e idee.
Studia alla Harvard University e poi al Curtis Institute di Philadelphia, dove approfondisce direzione d’orchestra e composizione, due dimensioni che accompagneranno tutta la sua carriera.
Il suo talento si impone già nel 1943, quando, a soli venticinque anni, sostituisce all’improvviso Bruno Walter alla direzione della New York Philharmonic, conquistando pubblico e critica in un concerto trasmesso in diretta radiofonica in tutto il Paese.
Leonard Bernstein e l’incontro tra musica colta e popolare
Bernstein diventa presto un simbolo della cultura americana del dopoguerra.
La sua direzione d’orchestra è vigorosa, teatrale, appassionata: un gesto che comunica oltre la partitura.
Compone sinfonie, balletti, musica sacra, ma anche opere destinate al grande pubblico.
Con “West Side Story” (1957) rinnova completamente il musical, unendo jazz, ritmi latinoamericani e armonie sinfoniche in una tragedia urbana ispirata a *Romeo e Giulietta*.
Scrive anche “Candide”, “On the Town”, “Mass” e “Chichester Psalms”, opere che rivelano un’inesauribile curiosità e la volontà di abbattere le barriere tra generi.
Per Bernstein la musica è un linguaggio universale, capace di educare, emozionare e unire.
Lo dimostrano anche le sue lezioni televisive, le “Young People’s Concerts”, con cui avvicina milioni di giovani alla musica classica.
Il significato di un’eredità senza confini
Leonard Bernstein incarna una figura di artista totale: direttore, compositore, divulgatore, insegnante.
È il primo direttore d’orchestra americano a ottenere fama mondiale, e il primo a dirigere regolarmente nei teatri europei, dal Teatro alla Scala di Milano alla Filarmonica di Vienna.
La sua energia trascende i confini della musica per farsi impegno civile: dirige concerti per la pace, sostiene i diritti civili, difende la libertà di espressione artistica.
La sua visione della musica come forza morale e collettiva continua a influenzare generazioni di musicisti e interpreti.
La morte e il saluto a un maestro
Leonard Bernstein muore il 14 ottobre 1990 a New York, all’età di settantadue anni.
Pochi giorni prima aveva annunciato il suo ritiro dalle scene, dopo quasi mezzo secolo di attività.
Il suo funerale si svolge a New York, seguito da un corteo commosso di colleghi e ammiratori.
Riposa nel Green-Wood Cemetery di Brooklyn, accanto a una copia della partitura di *Mahler*, il compositore che più ha amato dirigere.


















































































